domenica 2 dicembre 2012

CELESTINI E IL SUO ATTACCO FRONTALE ALLA CHIESA, ALLA MACRO ECONOMIA, ALL’ASSURDO CHE REGOLA ORMAI TRE QUARTI DELL’UNIVERSO


di Luigi Scardigli

AGLIANA. La foto che ho scelto per rappresentare Discorso alla Nazione pensato, non scritto, diretto e interpretato da Ascanio Celestini ieri sera al Moderno di Agliana, non è, né vuol essere, una foto alternativa, né tanto meno un’afoto: ho solo rispettato le sue richieste (no flash, per favore), ma ho soprattutto pensato che al suo posto, nonostante non ci potesse essere che lui, Ascanio Celestini, ci sarebbe potuto essere, anzi, ci sarebbe dovuto essere chiunque altro, mosso, esattamente, dalla medesima coscienza critica.

Ascanio Celestini infatti non è un attore, non è uno scrittore, non è un regista, né uno sceneggiatore: Ascanio Celestini è pura e semplice ragion pura – e non me voglia il buon vecchio Kant –, sulla quale innesta quel briciolo, straordinario e infantile, fino alla balbuzie emotiva, di arte, pura, cristallina, esemplare, che ormai gli appartiene per censo e per abitudine, ma solo perché passa più tempo sul palcoscenico, che no; anzi, il vero palcoscenico di Ascanio è la strada e le sue urla, i viali e le sue distrazioni, le sue violenze, sono le piazze piene di gente sorda che non riesce a sentire, né a percepire, il proprio strazio; il palcoscenico preferito da Ascanio Celestini, l’unico palcoscenico che Ascanio Celestini conosce e che può raggiungere anche al buio, come il bagno delle nostre abitazioni, di notte, richiamati da un’esigenza fisiologica irrimandabile, è l’insostenibile pesantezza del non essere.
Discorso alla Nazione è un manifesto apologetico appena accennato, sussurrato, suggerito; è un attacco frontale alla chiesa, alla macro economia, all’assurdo che regola ormai tre quarti dell’universo, ma anche e soprattutto un’accusa, senza alibi, né avvocati, nemmeno d’ufficio, alla sinistra, che ha assistito, inerme, inerte, complice e correa, alla disfatta umana in nome di un capitalismo che serve a pochissimi a scapito di quasi tutti.
Non ha riti scaramantici, Ascanio Celestini, che è salito sul palco, arricchito da una seggiolina da giardino e un microfono, passando tra la platea e non certo per farsi incoronare.
Ci è salito vestito nello stesso identico modo (come un pittore francese) con il quale, nel pomeriggio, ieri aveva incantato, con una serie di banalissime verità, il pubblico della libreria Lo Spazio: non ci sono effetti speciali, non ci sono sovrastrutture, non ci sono piani semantici estranei alla pura e semplice comprensione didattica; sì, c’è dell’ironia, ma quella è un po’ inglese e ormai, la lingua anglosassone, la sanno ovunque, fuorché da noi.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli. La scenografia dello spettacolo di Ascanio Celstini.
[Domenica 2 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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