mercoledì 26 dicembre 2012

MESSA DI NATALE NEL CARCERE. IL VESCOVO AI DETENUTI: «NEL CUORE DI DIO NON ESISTONO GRATE»


di Mauro Banchini [*]

Ancora un appello ai pistoiesi: «Non dimenticate il Santa Caterina in Brana»

PISTOIA. Più di 50 i detenuti, nell’affollato carcere pistoiese di Santa Caterina in Brana, che hanno partecipato alla Santa Messa di Natale celebrata ieri mattina dal vescovo Mansueto Bianchi. “Ho riscontrato una attenzione grandissima, ho intercettato occhi molto attenti e perfino una certa commozione quando alla fine, impartendo la benedizione, ho ricordato come nel cuore di Dio non esistano grate e che in quel momento, accanto a ciascun detenuto, idealmente erano sedute tutte le persone che a loro vogliono bene”.

Con il vescovo anche il cappellano padre Alfredo, le suore di Casore del Monte che prestano servizio nel carcere, i volontari dell’associazione “Il Delfino” e della cooperativa sociale “In Cammino” impegnata nel recupero lavorativo. Presente il nuovo direttore del Santa Caterina in Brana oltre che, ovviamente, il personale penitenziario.
Con letture e salmi affidati proprio ai detenuti, la piccola stanza (“senza finestre”, nota mons. Bianchi) adibita a cappella all’interno del carcere, ha ospitato la celebrazione eucaristica di Natale 2012.
Nella sua omelia, svolta a braccio (“li ho guardati in faccia e ho parlato”), il vescovo di Pistoia è partito dal ricordo delle primissime persone che resero omaggio al Bambino appena nato: i pastori. “Gente, allora, poco raccomandabile, uomini che non potevano entrare nel Tempio né rendere testimonianza, persone propense al furto e alla violenza. Eppure i Vangeli ricordano che furono proprio loro, i pastori, i primi a essere ammessi davanti al Bambino e ciò consente di dire, ieri come oggi, che il Natale è soprattutto per chi ne ha bisogno, per chi sente che da solo non ce la può fare, per chi ha sbagliato, per chi ha bisogno del perdono”.
L’altro gruppo di personaggi nel presepe cattolico, gli angeli che cantano, sono serviti a mons. Bianchi per una considerazione successiva rispetto a una domanda (“Dove, oggi, possiamo incontrare gli angeli che cantano, cioè la voce del Cielo, la voce di Dio?”). Per il vescovo, un tale incontro si può effettuare in tre spazi: “nella intelligenza, dunque nella razionalità; nella coscienza, dunque nella interiorità; nel bisogno degli altri, dunque non certo sulla strada della passione, dell’odio o della vendetta ma nello spazio del cambiamento”.
Per mons. Bianchi questa evangelizzazione in carcere non è stata la prima esperienza: già altre volte ha varcato i cancelli esprimendosi poi pubblicamente, come fa adesso, sulle “difficili condizioni in cui i detenuti sono costretti a vivere e la polizia penitenziaria è costretta a operare rispetto al valore riabilitativo della pena secondo quanto, in teoria, previsto dalla Costituzione e dalle leggi. Mi auguro – conclude mons. Bianchi ripetendo (“specie ai credenti”) l’invito a non dimenticare l’esistenza di questo spazio e a sostenere i volontari impegnati con i detenuti – di poter ancora celebrare Messa in Santa Caterina: fra persone che hanno certo sbagliato ma che in carcere dovrebbero essere detenute in modo civile e che dal carcere, avendo pagato il debito, dovrebbero poter uscire in condizione di ricominciare a camminare su strada giuste”.

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[Mercoledì 26 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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