lunedì 17 dicembre 2012

‘KRAMER CONTRO KRAMER’, ANCHE TIMBRARE IL CARTELLINO DA BUONI IMPIEGATI

di LUIGI SCARDIGLI

Daniele Pecci e Federica Di Martino avrebbero potuto dare qualcosa di più

MONSUMMANO. Nell’ottobre del 2010, dopo diciassette di matrimonio, mia (ormai ex) moglie mi disse che il nostro amore era giunto al capolinea. Ricordo ancora, e perfettamente, il dolore straziante che mi ha perseguitato nei giorni e nei mesi successivi alla separazione; l’imbarazzo, misto e confuso ad un senso di smarrimento e di totale abbandono, soprattutto scorgendo lo sguardo,
improvvisamente fattosi adulto, di nostra figlia, per non parlare delle sensazioni, che vivo tuttora, circa alcuni goffi tentativi nel cercare di ricostruire, con altre donne, la mia vita, o almeno le illusioni che la avevano tenuta in piedi.
Un prologo personalissimo, questo, per giustificare il mio risentimento circa l’interpretazione, alla quale ho assistito ieri sera, al teatro Montand di Monsummano Terme, della coppia, parecchio affiatata, ma un po’ troppo televisiva, Daniele Pecci e Federica Di Martino, sul palco della sala della Valdinievole, diretti da Patrick Rossi Gastaldi, di Kramer contro Kramer, un colosso cinematografico affidato a due veri e propri animali da palcoscenico: Dustin Hoffman e Meryl Streep.
È vero, il fuoco della pellicola, allora, quando fu girata, nel 1979, era e voleva essere un altro: la sprovincializzazione dell’universo femminile schiacciato da quello maschile che lo aveva beatamente recluso tra le mura domestiche a svezzar figli.
Però, al cospetto di un marmocchio di appena 5 anni, la decisione della mamma – che ha vissuto in sua funzione fino a quel momento – di lasciare improvvisamente tutto e tutti con un pathos da fidanzatina, lasciatemelo dire, è oggettivamente e onestamente, poca cosa. Insomma, quando la trama offre spunti come questi, così succulenti, dove le corde dei muscoli e del cuore possono davvero vibrare all’infinito, si ha il dovere, prima che il diritto, di versare lacrime e sangue su un copione che aspetta soltanto di essere manipolato, stravolto, personalizzato, vissuto, sofferto, ucciso.
Così carini, Daniele Pecci e Federica Di Martino, e così fotogenici, che avrebbero davvero potuto fare qualcosina in più, che timbrare, onestamente, da buoni impiegati dello spettacolo, il cartellino.

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[Lunedì 17 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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