SAN MARCELLO-MONTAGNA. Con questa lettera vorremmo dare un ulteriore senso al flash-mob di oggi
(ieri – n.d.r.). Come molti di noi sanno, l’8 gennaio u.s. è stata
comunicata dal direttore Abati la chiusura della chirurgia e della sala
operatoria di San Marcello.
La decisione però era stata presa molto
tempo prima quando, in virtù di scelte politiche ed economiche, siamo arrivati
al sottoutilizzo del reparto suddetto e alla decisione di sopprimerlo. Prima
dovevamo allarmarci! Adesso cerchiamo di salvaguardare almeno ciò che è rimasto
riflettendo su questi aspetti:
chiudere un ospedale significa aumentare le
liste e i tempi di attesa, diminuire i posti letto, rendere più frettolosa l’assistenza
e tutto questo spesso si risolve nel doversi rivolgere a strutture private, il
che non è giusto. Significa percorrere lunghe distanze anche per cose più
banali che potrebbero essere risolte qui.
Significa perdere un punto di prima
diagnosi e cura , soprattutto per le patologie che sono tempodipendenti.
Significa perdere bravi medici , “avvezzi” nel trattare e riconoscere segni e
sintomi , dato che in questi anni hanno spesso potuto contare soprattutto su se
stessi.
I politici ci dicono che non ci sono
soldi per cui si devono chiudere o trasformare i piccoli ospedali; ma allora ci
chiediamo come è stato possibile costruire 4 ospedali nuovi?
Non sarà, invece, che si dà per
scontato che la gente che vive in piccole frazioni come le nostre si deve
rassegnare e adattare a perdere i servizi? Ci siamo così assuefatti a questo
che non ci stupiamo quasi più.
Pensiamo a com’era la montagna anche
solo 20 anni fa! Non è solo per l’Ospedale che ci rammarichiamo. In cuor nostro,
tutti, sappiamo di aver perso qualcosa.
Riflettete!
[flash
mob pettorine]
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[Lunedì 9 settembre 2013 | 11:18 - © Quarrata/news]
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