di Luigi Scardigli
Ha ragione, e profondamente, Vladimir Luxuria quando dice – e lo ha ribadito oggi pomeriggio, alla libreria Lo Spazio, a Pistoia, alla presentazione del suo ultimo romanzo, Eldorado – che «Ognuno di noi è libero di scegliersi il posto dove collocarsi: da uomo, donna, omosessuale, lesbica, trans; non fa alcuna differenza. L’importante è esistere e farlo con la massima dignità».
È vero, si diletta in mille mestieri la circa cinquantenne foggiana, trapiantatasi altrove, per cercare di provare a fare altro, condizione questa che la immedesima, spudoratamente, in Raffaele, il protagonista del romanzo. Perché Vladimir ha iniziato a difendere e perorare la propria causa gay, da Mucca assassina a crescere, per poi passare dalle stanze dei circoli a quelle del Parlamento, fino al cospetto delle telecamere della televisione, all’ Isola dei famosi, forse – e lo sa benissimo, perché ne parla con un sorriso meno compiaciuto del solito – il momento meno simpatico della sua esistenza.
Ma la cosa che le riesce meglio, omettendo la straordinaria qualità che la distingue e contraddistingue, l’autoironia, a volte feroce, ma sempre graziosa, è il teatro, con l’occhio di bue sparato solo e soltanto su quel volto solcato dalla paura definitivamente superata e che si è trasformato in orgoglio, gentile, ma fermo, battaglie e offese ritratte e conservate sulle rughe che le ombreggiano le gote e le dipingono lo sguardo, più che gli occhi. Dimostrazione, qualora qualcuno dubitasse, l’ha data nuovamente oggi pomeriggio, durante la presentazione del suo Eldorado, quando si è cimentata nella lettura di alcuni passi del suo ultimo lavoro editoriale, trasformando i sofà della piccola sala da the della libreria in un voluminoso palcoscenico, rapendo la totale attenzione dei numerosi astanti in una recitazione, esemplare, sublime e divertente di tanti piccoli calvari, quelli vissuti, sofferti e purtroppo spesso cancellati dalla comunità gay, quella derisa, sbeffeggiata, deportata, torturata e barbaramente trucidata alla stregua di tutte le altre comunità, con le quali la cieca follia del Terzo Reich, con la benedizione pontificia, fascista e russa, scrissero l’annichilente pagina del ventennio più oscuro della storia della (dis)umanità.
E senza dimenticare la vena di sensualità così manifesta da suscitare ilarità e rossore, più che scalpore e irriverenza, che Vladimir Luxuria si porta dietro in ogni sua apparizione pubblica, ufficiale, dove una telecamera, un microfono e una pletora di astanti è disposta a registrare i suoi messaggi; mai banali, sempre sussurrati, ma che arrivano diritti in fondo al cuore, che a sua volta riferisce tutto, dettagliatamente, agli altri organi compartecipanti alla ragione storica e sociale di ogni singolo individuo.
Ha detto, alla fine del gradevole pomeriggio intrattenuto dallo scrittore tedesco Bert D’Arragon, di attraversare un periodo relativamente calmo, una quiete però che dovrebbe lasciar presagire una nuova ondata di fameliche attività.
Non ho capito cosa bolla nella sua pentola, né cosa stia architettando l’elegante pugliese di mezza età, una signora che è nata ragazzo e che un bel giorno, quando un bambino le chiese, intuendo qualche suo evidente ingannevole tratto somatico, se fosse un uomo o una donna, rispose di essere nato ragazzo, ma di non trovarsi affatto bene, in quel corpo e per questo aver deciso di fare la donna: io mi auguro che risalga le quinte dei palcoscenici e si rimetta all’anima di fare teatro.
È vero, si difende bene anche a fare altre cose, ma le luci della ribalta sono quelle che le danno l’aspetto migliore.
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[Venerdì 28 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]
Altre foto domani in giornata.
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