Progetto: costruire una città dove possano abitare tante persone e famiglie unite e felici legate da un autentico spirito di comunità.
Curriculum: capacità di parlare in pubblico, di motivare chi mi circonda, di tenere vive speranze, di non tirarmi mai indietro, di contribuire alla creazione di un mondo migliore rispetto a quello del giorno precedente, un pezzo alla volta, a piccoli passi; dire quello che faccio e fare quello che dico, avere il terrore di perdere la mia credibilità. Lavoratore instancabile, quando ho un’idea avverto la necessità di realizzarla. Non mi fa paura durare fatica, partire dall’inizio, imparare un nuovo mestiere: odio pantofole e poltrone, apprezzo i divani per giocarci coi bambini. Mi alzo presto la mattina, per arrivare alle otto del mattino avendo già guadagnato la giornata, fatto il mio dovere. Cerco di ascoltare e capire, sono felice quando ho dato una carezza. Trovo questa frase di Michelucci un programma di vita «Credo in un futuro migliore, in una rivolta contro il mondo dell’affarismo, del consumismo, degli egoismi, delle guerre, della fame, dell’ingiustizia sociale, contro una mentalità lamentosa, passiva e conservatrice per tornaconto personale, contro convenzionali falsi rapporti umani e sociali».
Io credo in una rivoluzione che ora a Pistoia significa ricostruire una comunità, unire ciò che si è troppo sfilacciato, aprire ciò che è stato troppo chiuso, valorizzare ciò che è troppo depresso e compresso.
Team: cerco uomini e donne alimentati da un fuoco potente, che sono disposti a risvegliarsi, a prendere piena consapevolezza di sé per agire in questo mondo: che non siedono, ma si alzano, non dormono, ma si destano, non restano fermi, ma si mettono in cammino, a cui una persona sarebbe disposta ad affidare i suoi bambini. Uomini e donne che non si lamentano, non piagnucolano, ma hanno sogni e desideri. Che quando qualcuno rovescia del latte sul tavolino non brontolano, non dicono “te l’avevo detto”, non costruiscono una storia o un teorema, ma vanno a prendere il cencio e puliscono; che quando qualcuno gli espone un progetto, magari folle, fanno di tutto per dare una mano a realizzarlo, e gli chiedono «quanto, dove, come, con chi io posso aiutarti» e considerano la risposta una missione da onorare secondo le proprie possibilità.
Obiettivo: alcuni dicono politico, altri parlano di novità, altri ancora di cambiamento della città. Più semplicemente io dico: occuparci di noi, dei nostri figli, dei nostri cari, dei nostri affetti. Avere cura del luogo dove si lavora, dove viviamo, dove i bambini crescono, giocano, imparano, dove si esprime la nostra persona nella relazione con gli altri.
Roberto Bartoli
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[Venerdì 28 ottobre 2011– © Quarrata/news 2011]
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