PISTOIA. Erano da poco trascorse le 17, quando è giunto nella stazione di Pistoia il convoglio ferroviario speciale dedicato al “Viaggio dell’Eroe” con l’affusto di cannone e il braciere che novanta anni or sono accompagnarono la salma del Milite Ignoto per la più solenne tumulazione nell’altare della Patria.
Stasera sarà a Prato e domani mattina alle 9 a Firenze per una più prolungata esposizione dell’interessante collezione di fotografie originali proveniente dagli archivi del Ministero della Difesa.
Il viaggio è stato ripetuto – ha spiegato il Ministro della Difesa La Russa – per rievocare, e dunque rinnovare, il sentimento di “unità nazionale” che, nell’Italia del dopoguerra, portò folle immense a salutare con fiori e lacrime il treno proveniente da Aquileia: ogni famiglia aveva un morto da ricordare nel più profondo dolore, parzialmente alleviato dal diffuso cordoglio nazionale.
È così che si spiega il grande abbraccio che l’Italia contadina del tempo rivolse, durante il tragitto, all’Eroe, simbolo di una tragedia assoluta, totalizzante senza potersi giustificare per le sofferenze cagionate agli oltre 1.400.000 feriti e 680.000 deceduti sul fronte, brutalmente dilaniati da bombe e proiettili.
“Patria”.
Questa è stata la parola chiave che mi è venuta in mente al momento dell’esposizione della bandiera tricolore originale che avvolgeva il feretro, piantonata da carabinieri in alta uniforme e omaggiata dalle autorità e le istituzioni, religiose, civili e militari.
L’emozione ha raggiunto il suo acme quando la banda ha intonato l’inno del Piave.
Lì ho fissato meglio le schiene dei rappresentanti delle istituzioni e mi sono chiesto se, questo momento toccante, apriva un necessario momento di riflessione agli “attori della politica” chiamati a condurre il Paese, ovvero l’attuale evoluta forma di “Patria” (forse l’èra digitale ha cancellato tale locuzione, intrisa di etica e dignità?) per la quale tanti giovani hanno dato la loro vita in modo epico e impulsivo, guidati da uno spirito di sacrificio oggi sconosciuto, ma che dovrebbe accompagnare ogni politico e amministratore della bella Italia.
La visita è stata drammaticamente interessante, perché scuote un angolo della coscienza che, per il cittadino contemporaneo, è da tempo “congelata”, sommersa dal Grande Fratello, dall’Isola dei Famosi e dai tablet.
Forse, qualcuno dei politici e degli altri amministratori istituzionali avrà avuto un momento di sussulto e, richiamato da tanta solennità, si sarà chiesto se il suo còmpito, oggidì, sia e sarà adeguato a tale immane sacrificio di vite umane.
Me lo auguro.
Alessandro Romiti
La commozione di Romiti è – come sempre – generosamente sincera e motivata.
È solo che io vedo e intravedo, più di lui, quella realtà che Renzo Bardelli (non io, quindi) appena sabato scorso, a Villa Cappugi, definì la peggiore possibile: riferendosi ai politici sia d’Italia che di qua, nostrani, appunto. Rappresentanti di sé stessi, come ebbe a dire e a far capire il buon Renzo alla platea. Dunque dubito di una loro resipiscenza, sia pure di un solo istante.
Sicché, pur non essendo credente, mi viene da dire: «Dio abbia pietà di questa Patria e di questa Pistoia!».
e.b. blogger
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[Lunedì 31 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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