lunedì 17 ottobre 2011

POLIZIA ALLA FRUTTA

di Luigi Scardigli



Proviamo anche con Dio, cantava Ornella Vanoni, non si sa mai.
È quello che devono aver pensato gli agenti delle Questure di tutta Italia visto che domattina, nelle vie del centro di ogni provincia, Pistoia non esclusa, alcuni di loro, quelli sindacalmente più esposti, ovviamente, distribuiranno ai cittadini – che dovrebbero rappresentare il loro Dio – degli opuscoli, simili a pergamene universitarie, con i quali, oltre ad informare sullo stato di crisi avanzata, prossima al baratro, nella quale versano le strutture della polizia e le condizioni degli agenti, chiederanno anche un piccolo obolo, faranno questua, in parole povere, chiederanno l’elemosina, quella che servirà, se non altro provocatoriamente, a rimpolpare le casse del Ministero degli Interni ormai letteralmente vuote.
«Siamo alla frutta» sentenzia Andrea Carobbi Corso, assistente capo della Squadra Mobile di Pistoia, nonché segretario provinciale del Sap, una delle sigle più esposte in questa protesta, alla quale non hanno aderito il Coisp, la Silp-Cgil e la Siap. «Non ci sono più soldi per la carta e per la benzina, e capite bene che questi non sono dettagli, per le forze dell’ordine, ma linfa, aria, ossigeno, vita. Per registrare un arresto occorre un verbale e senza la carta, il verbale, non si può compilare; sull’indispensabilità del carburante non sto nemmeno a farvi un esempio, non credo serva».
Ma non solo. La protesta, civilissima, non potrebbe essere diversamente, visti i mittenti, si rivolge anche al Capo dello Stato, al quale, solo il Sap ha costruito e spedito una cartolina postale, di auguri, previdenti. La storia racconta inoltre come la mancanza di papiro e benzina siano la punta più drammatica di un iceberg pronto ad esplodere e a far esondare le acque di questo Paese che somiglia sempre più ad un lago artificiale.
«Per non parlare della carenza di personale. Siamo puntualmente sotto organico e si vede anche nei momenti più drammatici, come quelli di sabato scorso, a Roma».

Si spieghi meglio.

«Non si possono mandare decine di agenti a fronteggiare centinaia di persone disposte a molto, se non a tutto. Sul furgone dei Carabinieri assaltato e dato alle fiamme dagli Acab, c’erano due agenti e basta: ho partecipato ai servizi antisommossa; sui blindati, dietro, ci sono gli altri, se no,che antisommossa si può intentare? E sul quel blindato, dietro, non c’era nessuno. La manifestazione di sabato degli indignati era anche e soprattutto la nostra manifestazione, perché indignati lo siamo, come minimo, alla pari di quelli che sfilavano pacificamente nelle strade e che chiedono a chi sta ai vertici di questo Paese di pensare di fare qualcosa che interessi veramente la collettività: la civiltà di uno Stato si misura, credo, anche e in particolare dall’efficienza dei servizi pubblici: una polizia che non può fare rifornimento alle proprie volanti e che non ha carta per compilare un verbale di arresto, è una polizia inefficiente, inaffidabile, poco credibile; è una polizia che non può adempiere al proprio dovere».

Torniamo agli incidenti di Roma: si ipotizzano infiltrazioni dei servizi segreti, tra i vostri agenti.

«Non lo so e non ne ho la più pallida idea. Rifletto però, prima come cittadino, che come poliziotto e sindacalista, e constato, alla luce degli accadimenti europei, come soltanto da noi, in Italia, tra le migliaia e migliaia di manifestanti armati di senso civico e sana rabbia e inquietudine, si annidino dei veri e propri malviventi che hanno il potere di spostare, del tutto, l’ago della protesta. C’è qualcosa di anomalo, di inquietante, oltre a tutto quello che vi ho già raccontato».

Pochi agenti, è vero, ma qualcuno un po’ troppo surriscaldato, a guardare le immagini circolate in rete.

«Tra quelle che ho visionato io, non ho riscontrato azioni illecite da parte di colleghi; certo, può succedere, succede e succederà ancora, probabilmente, che qualcuno dei nostri non sappia controllare come si dovrebbe una situazione esplosiva, delicatissima, piena di tensione. Ripeto però che spesso – senza voler giustificare l’ingiustificabile – è soprattutto l’insicurezza di non saper fronteggiare gli accadimenti a creare situazioni che sfuggono alla logica e alla dinamica delle cose. Quando un poliziotto sbaglia, però, ci sono le autorità competenti che possono e devono intervenire e condannare».

Previsioni?

«Drammatiche, funeree. Abbiamo stipendi vergognosi, siamo in attesa degli arretrati da oltre tre anni e i nostri contratti sono fermi, in attesa di una firma, non so da quanto tempo. Si può essere alfieri, garanti e paladini della legge in questa situazione? Se non si interviene immediatamente, rischiamo il collasso: siamo alle porte del Far West…».

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[Lunedì 17 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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