di Luigi Scardigli
Bluffa, Nick. Ha ragione, se lo può permettere: chiunque decida di voler vedere con quali carte abbia fatto la sua puntata, metta sul piatto la cifra e … perderà. Ha ragione Silvano Martini, uno che di musicisti ne ha visti e sentiti parecchi, in giro per il mondo: in questo momento, il ragazzo, non ha rivali. Già, il ragazzo.
Ma sì, il ragazzo. Ha superato i 50, è vero, ma è intro illuminato. Perché? Provate a chiederglielo, non vi risponderà. Anzi, vi risponderà invitandovi ad ascoltarlo mentre suona: la risposta è lì, sul palco, tra le sei corde della sua chitarra. E nel suo cuore, che ha smesso di errabondare e ha trovato la pace, la luce, le risposte.
Anche ieri sera, a Santomato, sul palco dell’omonimo e attivissimo circolo, Nick, nonostante fosse una serata molto familiare, parecchio easy e soprattutto in omaggio allo stuolo dei suoi più o meno giovani marmocchi/allievi, ha ancora una volta sfoggiato la sua immensa classe, ipovedente, quasi cieca, perché ormai non più ha bisogno di alcun supporto per arrivare dove crede, dove vuole, dove la fisica pone limiti invalicabili, superati e sconfessati dal suo groove, un ciclone, da pelle d’oca, da pensieri profondi. Mentre suonava, ho anche pianto, pensando alla mia vita, difficile, in questo momento, in salita: ma risalirò il ghiaione, tornerò in parete, punterò ancora la vetta.
Certo, si fa accompagnare da sessionisti di spessore, Nick: la francesina Valentina Bartoli all’organo Hammond (per fortuna ho iniziato a tesserne le lodi prima che queste fossero di dominio pubblico), sempre più sicura, ma ancora quanto basta umile per garantirsi enormi margini; Marco Andy Luotto Polidori al basso, uno strumentista capace e duttile, che non ha ancora smesso di studiare e pare non si voglia accontentare di nulla e un compagno di viaggio ormai fraterno, Enrico Cecconi alla batteria, con il quale è sufficiente uno sguardo, un ticchettio, un sibilo per stabilire se smashare o continuare a giocare da fondo da campo, confidando nell’errore dell’avversario.
Ieri sera, a Santomato, è andata in onda una bella festa di musica, preceduta da alcune esibizioni di danza da parte di alcune giovanissime sognatrici. Niente camicia a fiori, né stivali a punta, ieri sera, per Nick; la festa è per i suoi allievi e lui decide di mettersi quasi in un angolo, in un momento addirittura a sedere, sempre sul palco, sempre con la sua chitarra, che non è solo il Devoto-Oli dei suoi sentimenti, il linguaggio della sua forbita semantica, ma anche un traduttore polilingue, che concilia e congiunge una miriade di esperienze sonore: il blues, la sua culla; il funky, l’adolescenza; la world music, la maturazione e la musica di Nick, quel che resterà nel tempo, il sunto di tutti gli inevitabili perché cercati passaggi.
Li ha chiamati sul palco, uno ad uno, dando loro modo, con due, tre brani ciascuno, di mettere in mostra le loro velleità, che sono quelle che ogni allievo ha voluto esorcizzare al proprio maestro. A mio presuntuosissimo avviso, tra i nickiani di domani, ce ne sono tre, molto diversi, per caratteristiche e aggressività, tra loro, che hanno le carte in regola per provare a fare altrettanto, a patto che fortuna e perseveranza non decidano di abbandonarli: i nomi non ve li dico, per tatto ed eleganza. Ho saputo, però, poco prima che iniziasse la serata, che uno di quelli che reputo degno erede, sembra abbia deciso di mollare: ha perso per strada stimoli ed amicizie e non crede più che la musica possa sostenerlo. Poi ha suonato due brani e prego il cielo che si ricreda: la pensano così anche suo padre e sua madre, a cui voglio un bene fraterno.
Bluffa, Nick. E ha ragione, se lo può permettere. Perché tra qualche mese, Bambi, la primogenita, non sarà più la sola ed unica tenerezza di casa Becattini: Luisa Panichi, la compagna taciturna di Nick, la donna della luce, tanto per tornare all’inizio di questa chiacchierata, metterà al mondo un’altra creatura.
È presto per sapere se si tratti di un marmocchio o di una principessa, ma abbastanza per poter dire che, oltre che bendato, Nick, d’ora in poi, potrà fare a ameno anche dei riflettori: la sua musica è sempre più intima, la luce che non lo fa cadere non ha bisogno di corrente.
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Foto di Giuliana Monti
[Venerdì 14 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]
Caro Luigi,bellissimo "racconto" di una bellissima serata. Tu non scrivi bensì racconti emozioni e sai perchè? Perchè tu le vivi queste emozioni,le vivi in prima persona. Risalirai il ghiaione,su questo non c'è dubbio,perchè tornerà il momento in cui le cose belle e di pregio (come il tuo scrivere) torneranno ad essere apprezzate. Un forte abbraccio.
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