PISTOIA. Viene in mente un dibattito su Tvl, condotto dall’immancabile Luigi Bardelli qualche anno fa: uno di quelli che si snodano per un paio d’ore o tre col solito carro di Tespi della politica e dell’intellighenzia pistoiese.
Si parlava dell’inceneritore di Montale e gli esponenti del Comitato spontaneo, mobilitatosi da anni per il suo spegnimento, manifestavano, in chiusura di trasmissione, la loro contrarietà rispetto ad una conduzione e ad una impostazione del dibattito che era apparsa, come dire?, troppo ad usum delphini.
L’inossidabile Bardelli, con una di quelle uscite, che rivelano più di ogni altra la caratura del predicatore, sentenziò più o meno così: «Questa è una televisione privata: se vi va bene, è così. Se no andate su qualche altro canale». Della serie tv: qui comando io e si trasmette come e quello che pare a me.
Viene in mente, chissà perché, leggendo la solita notiziola locale.
Le cronache danno infatti conto di un Bardelli preoccupato per la sorte di Tvl, ora che si avvicina il momento fatidico dello switch-off e del passaggio al digitale. I ragionamenti appaiono curiosi.
Invece che apprezzare il passaggio ad una tecnologia più avanzata e, soprattutto, ad un sistema che consentirà di moltiplicare le voci e le offerte di contenuti – anche, e finalmente, in sede locale, come già è avvenuto in ambito nazionale con l’incremento esponenziale dell’utenza televisiva su parabola –, il pistoiesissimo Bardelli sembra quasi temere un Götterdämmerung, un crepuscolo degli dèi.
Si preoccupa del clima di incertezza, degli investimenti da effettuare: ma le altre emittenti non hanno investito?
Ma soprattutto il Bardelli si preoccupa di chi ospiterà, tra poco, le sue trasmissioni.
E dei vecchietti (milioni e milioni di vecchietti, evidentemente), orfani delle sue esternazioni, che non riusciranno a raccapezzarsi dovendo cambiare telecomando, e che potrebbero non riuscire a ripescare Tvl nel mare dei nuovi, tantissimi canali a disposizione.
Un vero uomo dell’avvenire, Bardelli, proteso al cambiamento ed alla innovazione, non c’è che dire.
Senza i vecchietti, come si fa a vendere la pubblicità?
Già, vendere.
Ma quanto “vende” Tvl?
A dare un’occhiata ai bilanci degli ultimi anni c’è di che rimanere perplessi, e mica poco.
814.000, 763.000, 720.000, 825.000: questi i numeri dei ricavi della gestione caratteristica di Tvl negli anni dal 2007 al 2010.
Come si fa a pagare 18 dipendenti con questi numeri, francamente, un po’ miseri?
Semplice, viene da dire: paga Pantalone!
Sapete quanto ha incassato Tvl di contributi statali nel solo anno 2010? 458.000 euro. Avete letto bene.
Anche le emittenti locali, come i giornali strutturati, vivono (anche, se non soprattutto) con i soldi delle nostre tasse.
Nel caso di Tvl, un terzo delle entrate (più o meno 460.000 euro su circa 1.280.000 complessivi) è fatto di soldi pubblici, pubblicissimi: i nostri.
Senza contare che, anche in quegli 825.000 euro di “gestione ordinaria” andrebbero conteggiati i soldini della “pubblicità” che affluiscono dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pistoia, dal Comune di Pistoia, da Publiambiente, ecc. ecc. ecc.
Dunque, c’entra qualcosa, con queste considerazioni, l’infelice battuta rivolta al Comitato contro l’inceneritore di Montale?
Chissà? Valutate voi, cari lettori.
Si parlava dell’inceneritore di Montale e gli esponenti del Comitato spontaneo, mobilitatosi da anni per il suo spegnimento, manifestavano, in chiusura di trasmissione, la loro contrarietà rispetto ad una conduzione e ad una impostazione del dibattito che era apparsa, come dire?, troppo ad usum delphini.
L’inossidabile Bardelli, con una di quelle uscite, che rivelano più di ogni altra la caratura del predicatore, sentenziò più o meno così: «Questa è una televisione privata: se vi va bene, è così. Se no andate su qualche altro canale». Della serie tv: qui comando io e si trasmette come e quello che pare a me.
Viene in mente, chissà perché, leggendo la solita notiziola locale.
Le cronache danno infatti conto di un Bardelli preoccupato per la sorte di Tvl, ora che si avvicina il momento fatidico dello switch-off e del passaggio al digitale. I ragionamenti appaiono curiosi.
Invece che apprezzare il passaggio ad una tecnologia più avanzata e, soprattutto, ad un sistema che consentirà di moltiplicare le voci e le offerte di contenuti – anche, e finalmente, in sede locale, come già è avvenuto in ambito nazionale con l’incremento esponenziale dell’utenza televisiva su parabola –, il pistoiesissimo Bardelli sembra quasi temere un Götterdämmerung, un crepuscolo degli dèi.
Si preoccupa del clima di incertezza, degli investimenti da effettuare: ma le altre emittenti non hanno investito?
Ma soprattutto il Bardelli si preoccupa di chi ospiterà, tra poco, le sue trasmissioni.
E dei vecchietti (milioni e milioni di vecchietti, evidentemente), orfani delle sue esternazioni, che non riusciranno a raccapezzarsi dovendo cambiare telecomando, e che potrebbero non riuscire a ripescare Tvl nel mare dei nuovi, tantissimi canali a disposizione.
Un vero uomo dell’avvenire, Bardelli, proteso al cambiamento ed alla innovazione, non c’è che dire.
Senza i vecchietti, come si fa a vendere la pubblicità?
Già, vendere.
Ma quanto “vende” Tvl?
A dare un’occhiata ai bilanci degli ultimi anni c’è di che rimanere perplessi, e mica poco.
814.000, 763.000, 720.000, 825.000: questi i numeri dei ricavi della gestione caratteristica di Tvl negli anni dal 2007 al 2010.
Come si fa a pagare 18 dipendenti con questi numeri, francamente, un po’ miseri?
Semplice, viene da dire: paga Pantalone!
Sapete quanto ha incassato Tvl di contributi statali nel solo anno 2010? 458.000 euro. Avete letto bene.
Anche le emittenti locali, come i giornali strutturati, vivono (anche, se non soprattutto) con i soldi delle nostre tasse.
Nel caso di Tvl, un terzo delle entrate (più o meno 460.000 euro su circa 1.280.000 complessivi) è fatto di soldi pubblici, pubblicissimi: i nostri.
Senza contare che, anche in quegli 825.000 euro di “gestione ordinaria” andrebbero conteggiati i soldini della “pubblicità” che affluiscono dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pistoia, dal Comune di Pistoia, da Publiambiente, ecc. ecc. ecc.
Dunque, c’entra qualcosa, con queste considerazioni, l’infelice battuta rivolta al Comitato contro l’inceneritore di Montale?
Chissà? Valutate voi, cari lettori.
* Asterisk*
Post scripta
1) Se qualcuno pensasse che i soldi pubblici presi da Bardelli nel 2010 siano un episodio isolato, se lo scordi: 256.000 euro nel 2007; quasi 300.000 nel 2008; 326.000 nel 2009.
Fanno oltre 1 milione e 300.000 euro in quattro anni.
2) Se qualcuno, poi, pensasse, che con tutto questo ben di Dio (che di sicuro farebbe la differenza tra la chiusura e la salvezza di tante, tantissime piccole aziende in momenti come questi) Tvl navighi tranquillamente… beh, si scordi anche di questo: nonostante tutte queste robuste iniezioni di liquidità pubblica, la società televisiva di Bardelli ha rivisto l’utile, con l’ultimo bilancio, per appena 47.000 euro.
Tra i conti, però, si vede appostato un credito di 60.000 euro verso una società da anni in liquidazione (la Tuscany Sat s.r.l.), che è interamente controllata da Tvl e che ha un patrimonio netto negativo per 318.000 euro circa. Anche ai sindaci revisori (Innocenti, Bonechi, Busi) non piace.
Non stupisce che Tvl abbia avuto bisogno negli anni di qualche “contributo”, magari in forme più o meno ortodosse, proveniente dall’Aias, o dalla Fondazione Maria Assunta in Cielo (o anche, come afferma Bardelli, dalla Chiesa pistoiese): sul punto, i lettori di questo blog sanno che inizia ad esserci un’ampia e documentata letteratura, alla quale rinviamo.
3) Ma il nodo economico vero di Tvl è oggi un altro: e si chiama “frequenze”.
Per decenni, come tante altre Tv, anche l’emittente bardelliana ha potuto contare su un valore importante, dato appunto dalle frequenze che aveva occupato negli anni.
Solo 6 anni fa, il Bardelli ha potuto far cassa “svendendo” a Costantino Federico di Retecapri la frequenza (analogica) del Canale 25 su Firenze.
E diciamo “svendere”, perché il prezzo dichiarato nell’atto di vendita (500.000 euro) è poco: davvero poco.
In compenso, i solerti amministratori pubblici fiorentini – come pure già sanno i lettori – hanno messo subito a disposizione di Bardelli, del tutto gratuitamente (e senza troppe gare), uno spicchiettino di canale 23 con cui continuare perlomeno a bisbigliare qualcosa in qualche zona di Firenze.
Ma il punto è: quanto valgono oggi, con l’avvento di un sistema totalmente nuovo, le frequenze (analogiche) di cui ancora dispone Tvl?
4) Infine, la cosa di gran lunga più importante di tutte: che prospettive hanno i 18 dipendenti di Tvl?
Che futuro si prepara per loro, oggi che Pantalone ha da stringere la cinghia e che con le frequenze è molto più difficile far cassa?
Che cosa ha in mente per loro il grande e lungimirante condottiero?
Lui la sua corsa “lavorativa”, bene o male, l’ha già fatta: 75 anni suonati basterebbero anche per la Camusso.
Ma quei 18, molti dei quali poco più che ragazzi, che magari – prima di approdare all’assunzione – hanno tirato la carretta da “volontari” e anche sottopagati?
Tutti all’Aias e sede di Tvl in vendita…?
Fanno oltre 1 milione e 300.000 euro in quattro anni.
2) Se qualcuno, poi, pensasse, che con tutto questo ben di Dio (che di sicuro farebbe la differenza tra la chiusura e la salvezza di tante, tantissime piccole aziende in momenti come questi) Tvl navighi tranquillamente… beh, si scordi anche di questo: nonostante tutte queste robuste iniezioni di liquidità pubblica, la società televisiva di Bardelli ha rivisto l’utile, con l’ultimo bilancio, per appena 47.000 euro.
Tra i conti, però, si vede appostato un credito di 60.000 euro verso una società da anni in liquidazione (la Tuscany Sat s.r.l.), che è interamente controllata da Tvl e che ha un patrimonio netto negativo per 318.000 euro circa. Anche ai sindaci revisori (Innocenti, Bonechi, Busi) non piace.
Non stupisce che Tvl abbia avuto bisogno negli anni di qualche “contributo”, magari in forme più o meno ortodosse, proveniente dall’Aias, o dalla Fondazione Maria Assunta in Cielo (o anche, come afferma Bardelli, dalla Chiesa pistoiese): sul punto, i lettori di questo blog sanno che inizia ad esserci un’ampia e documentata letteratura, alla quale rinviamo.
3) Ma il nodo economico vero di Tvl è oggi un altro: e si chiama “frequenze”.
Per decenni, come tante altre Tv, anche l’emittente bardelliana ha potuto contare su un valore importante, dato appunto dalle frequenze che aveva occupato negli anni.
Solo 6 anni fa, il Bardelli ha potuto far cassa “svendendo” a Costantino Federico di Retecapri la frequenza (analogica) del Canale 25 su Firenze.
E diciamo “svendere”, perché il prezzo dichiarato nell’atto di vendita (500.000 euro) è poco: davvero poco.
In compenso, i solerti amministratori pubblici fiorentini – come pure già sanno i lettori – hanno messo subito a disposizione di Bardelli, del tutto gratuitamente (e senza troppe gare), uno spicchiettino di canale 23 con cui continuare perlomeno a bisbigliare qualcosa in qualche zona di Firenze.
Ma il punto è: quanto valgono oggi, con l’avvento di un sistema totalmente nuovo, le frequenze (analogiche) di cui ancora dispone Tvl?
4) Infine, la cosa di gran lunga più importante di tutte: che prospettive hanno i 18 dipendenti di Tvl?
Che futuro si prepara per loro, oggi che Pantalone ha da stringere la cinghia e che con le frequenze è molto più difficile far cassa?
Che cosa ha in mente per loro il grande e lungimirante condottiero?
Lui la sua corsa “lavorativa”, bene o male, l’ha già fatta: 75 anni suonati basterebbero anche per la Camusso.
Ma quei 18, molti dei quali poco più che ragazzi, che magari – prima di approdare all’assunzione – hanno tirato la carretta da “volontari” e anche sottopagati?
Tutti all’Aias e sede di Tvl in vendita…?
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[Domenica 9 ottobre 2011– © Quarrata/news 2011]
[Domenica 9 ottobre 2011– © Quarrata/news 2011]
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