di Alessandro Romiti
AGLIANA-PIANA. Ancora teatro – con grandi burattinai e purtroppo tanti burattini – ieri sera nella Commissione Affari Generali tenutasi in Comune ad Agliana.
La presenza dei lavoratori della Lg Plast è quanto meno stata utile a far abbassare la cresta a numerosi galletti del consesso, impreziosito da figure istituzionali emblematiche della vicenda: Rino Fragai, Paolo Magnanensi, Eleanna Ciampolini e il funzionario dell’Ufficio Tutela Ambiente Ariberto Merendi. Tutti pronti a rispondere alla versione dei fatti presentata dall’ad di Lg Plast, Alessandro Benigni, venuto appositamente da Arezzo a scontrarsi con questo incredibile muro di gomma.
Benigni ha ben riferito che l’acquisizione della ex Recoplast, con il conseguente subentro nell’impianto di lavorazione, non appariva certamente una manovra in discesa, ma nessuno avrebbe immaginato di dover soffrire – e quindi, subire – una serie tanto stringente di prescrizioni tecnico-amministrative, di apparenza vessatoria. Tant’è che dai banchi dell’opposizione è giunta la domanda più critica: «… ma dunque, se le norme vigenti sono invariate nel periodo del subentro e la nuova società non riesce a ottenere le autorizzazioni, come faceva la Recoplast a operare?».
Appare così dimostrato che tali prescrizioni non sono mai state rispettate, essendo invariato il quadro normativo, e assumendo, tutto questo, un rilievo sanzionatorio per chi doveva controllare e non lo ha mai fatto.
Le denunce del fronte antinceneritorista, oramai datate due anni, hanno preso corpo, e autenticità, proprio alla luce delle spontanee e non contenibili dichiarazioni dei vari politici.
Questi, in modo più o meno velato, hanno fatto capire come Lg Plast non sia un animale del cortile controllato dalla sinistra toscana.
Infatti Corepla appare connessa alla Revet e controlla – de facto – l’indirizzo delle politiche di gestione rifiuti secondo le direttive della Regione Toscana, ovvero del PD.
Ecco dunque come i lavoratori sarebbero stati squisitamente sbeffeggiati, facendosi schermo di formalità amministrative.
Il vulnus nella vicenda Lg Plast è apparso, dunque, nella sua effettiva situazione di merito: chi non graviterebbe nell’area delle carovane del centrosinistra sembrerebbe destinato a scomparire, questa l’amara conclusione che è sembrata emergere dalle posizioni dei vari esponenti politici. E questo nonostante il prezzo da pagare in termini occupazionali, con 43 dipendenti a spasso, compianti nelle reiterate dichiarazioni di facciata durante le numerose assemblee sindacali – tutte ben partecipate dai piagnucolanti assessori e politici locali – una sceneggiata che abbiamo visto anche per la Breda.
La causa che pare più plausibile, sembra essere emersa con sufficiente chiarezza, come un sommergibile che affiora da acque immobili: sulla vicenda Lg Plast incombe la mancanza di volontà politica di garantire la ripresa dell’attività.
Bene ancora l’opposizione nell’eccepire: «Se tutti siete così disponibili nel far ripartire l’azienda perché non si riparte?».
Se Benigni potrà forse essere stato ingenuo nel non verificare cos’era davvero rilevante per la ripresa, l’amministrazione provinciale, dal canto suo, sembra aver fatto uso abnorme di eccezioni burocratiche e amministrative, procrastinando la cassa integrazione dei dipendenti, in odor di fine strategico di impedire una definizione appropriata del sistema rifiuti della provincia.
Il fantasma del piano interprovinciale rifiuti è riapparso nella sala consiliare di Agliana, dopo essere pesantemente svolazzato il 7 scorso in Commissione Ambiente alla Provincia.
Ancora incomprensibile, in maniera del tutto chiara, la completa mancanza di ogni riferimento alla nascente Lg Plast nel sofferto e contestato piano; e ciò, risulterebbe emblematico e dimostrativo dell’autentico pensiero della Provincia di Pistoia: totale sembra, quindi, l’inerzia politica nella programmazione del virtuoso riciclo, antagonista all’incenerimento.
Ciò forse con un pericoloso fine di cronicizzare le questioni della filiera, in perenne discussione e mai risolte, anche perché direttamente connesse con le incredibili vicende dell’inceneritore di Montale.
Ma la doccia fredda è arrivata quando Benigni ha esordito, con tono indignato: «Mi devo negare al telefono perché non so cosa dire ai tanti imprenditori che sarebbero pronti a prendere il materiale plastico riciclato: c’è un mercato grandissimo e noi siamo fermi!». No, fermi no, sarebbe il caso di dire: la Piana brucia in via Tobagi. Il che è molto peggio che stare fermi.
E i cittadini pagano, in costi di Tia e di salute.
Due righe in più
Nei vari interventi che si leggono su La Nazione si fa riferimento alle capacità aziendali della Lg Plast («Sono emerse perplessità sulle capacità aziendali della Lg Plast», «Lg Plst è arrivata ad Agliana con tanto entusiasmo anche se con superficialità» [Magnanensi], «la ditta non è ancora riconosciuta piattaforma Corepla» [Ciampolini]), ma nessuno parla davvero fuori dei denti, secondo un uso ben consolidato in questa nostra provincia molto legalitaria, ma molto blindata e sovietica a tutti i livelli.
Per parlare, da noi, è necessario il diktat del Pcus: in questo caso non c’è ed è evidentemente una colpa punibile con la Siberia dire ed ammettere, fuori dei dentoni lavati con dentifricio Legalin, che la Lg Plast ha alle spalle una fideiussione che vale quanto il marco tedesco nell’epoca della svalutazione: meno del due di briscola. E il problema starebbe – a quanto ne sappiamo – proprio in questa cerniera che non gira perché priva dell’olio.
Evidentemente, nelle nostre terre progressiste, verità e chiarezza non ci abitano, non ci hanno mai abitato e non ci abiteranno mai. Per colpa, anche, delle opposizioni, spesso incapaci di prendere il coltello e scalzare il prosciutto intorno all’osso, come si faceva cinquant’anni fa quando eravamo contadini e poveri.
Siamo convinti che anche la stampa farebbe bene a dire le cose come stanno e a chiamarle con il loro nome, invece di nasconderle, velarle, filtrarle, sfumarle: per non illudere nessuno e per strizzare i politici, come si meritano, tra uscio e muro.
Quei politici che, magari, suonano la chitarra e hanno un sacco e mezzo di hobby e occupazioni: tutte ben garantite dal sacco di euro che comunque riscuotono ad ogni fine-mese.
Per gli altri, per il popolo dei comuni mortali sprivilegiati, c’è sempre la cassa integrazione. E qualche lacrimuccia di circostanza.
e.b. blogger
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[Mercoledì 19 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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