venerdì 21 ottobre 2011

AUTOVELOX. NON PER ATTI DI FORZA



PISTOIA. Stamattina La Nazione (Lucia Agati) ci racconta cosa sta succedendo all’autovelox dello scandalo sotto il ponte del raccordo autostradale, sulla tangenziale: la macchina voluta a tutti i costi dal comandante Napolitano.

La prima sentenza del giudice di pace sull’autovelox del raccordo autostradale (quello che precede la rotonda della Vergine) è arrivata a mezzogiorno di ieri: l’autovelox è illegittimo, la multa è stata annullata e il Comune di Pistoia è stato condannato a pagare le spese legali. Motivo? L’apparecchio si trova vicino ad una intersezione, ovvero la corsia di accelerazione per chi scende dalla rampa di via Ciliegiole.
Le numerose multe elevate finora dall’apparecchio potrebbero essere quindi tutte carta straccia.
Il ricorso al giudice di pace era stato presentato da una signora pistoiese che era stata multata per aver superato di otto chilometri orari il limite previsto di ottanta. La multa era stata di 66 euro, senza decurtazione dei punti perché il superamento del limite era entro i dieci chilometri. La foto era stata scattata l’8 febbraio 2011 e il verbale le era stato notificato il 10 maggio successivo.
La signora si era quindi rivolta ai suoi legali, gli avvocati Cristiano Tasselli e Maria Alessandra Carani del foro di Pistoia, che hanno articolato per lei il ricorso al giudice di pace.
Perno centrale del ricorso, che è stato accolto nel merito dal giudice Paolo Fusari, era la presenza, sul raccordo, in prossimità dell’apparecchio autovelox: «di una intersezione costituita da corsia di accelerazione percorsa da coloro che provengono da via Ciliegiole, come affermato dal Ministero dei Trasporti nel marzo 2011, con parere ufficiale, in risposta ad un quesito posto dal prefetto di Pistoia, in relazione all’autovelox». La prefettura infatti si era già interessata autonomamente all’argomento.
Il parere del ministero dunque è che: «la corsia di accelerazione da via Ciliegiole è una intersezione e si trova a meno di un chilometro dall’autovelox. Sono illegittimi – recita quindi il Ministero, nel brano riportato sul ricorso – i controlli automatici della velocità attivati dalla polizia municipale fuori dal centro abitato se, a meno di un chilometro dalla postazione autovelox, si trova un incrocio».
Nel dettaglio, questo parere del Ministero dei Trasporti, è il numero 109 del 13 febbraio 2011.
Il giudice – come ci hanno spiegato gli avvocati – ha ritenuto la causa fondata nel merito perché non sussiste la distanza di un chilometro tra l’autovelox e l’intersezione. La decisione del dottor Fusari è la prima in assoluto per quanto riguarda l’apparecchio vicino alla Vergine ed è destinata a fare giurisprudenza.

È il caso di fare una piccola riflessione su tutta la vicenda, oggetto di grandi polemiche in passato, ma sostenuta, senza mezzi termini e a spada tratta, dal comandante Napolitano che, piuttosto suscettibile (fin troppo) nei confronti delle nostre critiche, se ricorderete affermò che comunque sarebbe andato avanti per la sua strada, sicuro di essere nel giusto e dandosi da sé la patente di legislatore e interprete della legge da vero Solone, pur avendo contro tutto e tutti. Una vera posizione di equilibrio e di continenza, non c’è che dire.
Fate mente locale e tutto vi tornerà più chiaro.
Oggi la decisione del dottor Fusari, suffragata anche dalle interpretazioni del Ministero, al tempo assolutamente ignorate da Napolitano, non potrebbe che essere l’inizio della disfatta.
Si ha notizia, per esempio, che per l’analoga situazione di Firenze – non messa meglio, quanto a vigili e autovelox –, la Cassazione avrebbe adottato, senza mezzi termini, la mannaia: e, pare, proprio sui medesimi presupposti delle distanze e degli incroci in prossimità delle macchine-spia.
Si aspetta la sentenza da un giorno all’atro per una raffica di richieste di annullamento che si trasformerà, com’è prevedibile, in una alluvione, un vero e proprio assalto alla carovana contro gli impettiti e intransigenti vigili urbani.
E qui scatta l’ultima considerazione, che Napolitano non gradirà affatto, fino al punto, forse, di sentirsi perseguitato.
Dinanzi a una débâcle di questo genere, dinanzi a una posizione negazionista qual è stata la sua, chi dovrebbe pagare tutte le spese necessarie e conseguenti a errori di valutazione ormai così dimostratamente poco prudenti? Lo dovrebbero forse fare i cittadini? E in conseguenza di quale dovere, quello di abbassare sempre e comunque la testa dinanzi all’autorità?
E non dovrebbero essere chiamati in causa, per la rifusione dei danni, anche l’assessore al traffico e la giunta stessa che, affamati di soldi per i tagli del governo cattivo del Berlusca, sembra che non abbiano avuto nemmeno un attimo di resipiscenza nell’appoggiare le poco avvedute decisioni di Napolitano? O diventa reato anche parlare di poca avvedutezza perfino dopo una sentenza?

No. La storia non si fa per atti di forza. Specie quando a dover pagare sono i cittadini che, tra tutte le trappole sistemate in giro, rischiano, solo per un attimo di distrazione, di doversi alzare ogni mattina per andare a lavorare con l’unico scopo di mantenere chi non sembra voler ragionare con il dovuto equilibrio.
e.b. blogger
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[Venerdì 21 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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