domenica 11 novembre 2012

SERRAVALLE. QUELLE GITE CULTURALI CHE NON SEMBRANO DARE PACE


SERRAVALLE-CASALGUIDI. Sono voci, almeno per ora, ma voci che sembrano avere un loro fondamento, una loco precisa collocazione.
Delle gite culturali – quelle che ebbero origine dalla presidenza della Pistoiambiente targata Renzo Bardelli in poi, e che si svilupparono negli anni – pare proprio che ne dovremo sentir parlare ancora per un bel po’.
Da quello che se sente dire, alcune persone informate sui fatti sarebbero state convocate per essere ascoltate in proposito.
Fuori dei denti si parla dell’ex-Sindaco Renzo Mochi, dell’attuale Sindaco di Serravalle, Patrizio Mungai; ma anche di Luca Santucci, che – se non abbiamo capito male –, nipote di Mochi, prese parte a una gita.

Corrono, però, anche i nomi dello stesso Renzo Bardelli, di Roberto Talini (funzionario del servizio ambiente della Provincia, che finì alla presidenza di Pistoiambiente al posto di Bardelli) e di Alfio Fedi, che dovrebbe essere ascoltato nella sua veste di Assessore provinciale all’ambiente all’epoca dei fatti.
Evidentemente certe osservazioni avanzate dall’opposizione serravallina sarebbero state prese sul serio, avrebbero fatto breccia e il lavoro di indagine non sarebbe finito – almeno per ora – nel silenzio e in un nulla di fatto.
Vedremo in séguito quali potranno essere gli sviluppi del caso.
Q/n
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[Domenica 11 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

1 commento:

  1. Un mio caro amico era consigliere comunale a San Marcello Pistoiese. Anni Settanta/Ottanta secolo scorso.

    Il sindaco era (ovviamente ...) del piccì e si chiamava Mario Olla. Uno tosto, ma uno che aveva fatto (sul serio) la Resistenza. Uno che ci credeva e che, immigrato in Toscana dalla Sardegna, non faticò molto a occuparsi di migranti.

    Quel sindaco - dice il mio grande amico - una volta organizzò una "gita" in Svizzera per vedere come stavano i "montanini" ancora lì emigrati (ed erano tanti).

    Ci andò pure il mio amico, in una delegazione multipolitica: la prima notte dormirono (si fa per dire) nelle cuccette di seconda classe del treno che da Firenze li portò in Svizzera; la secoda notte dormirono altrove: nelle camere (piene di spifferi) delle baracche che i lavoratori avevano, quella sera, lasciate libere stringendosi loro in altri cameroni.

    Quel mio amico se la ricorda ancora, quella notte nella baracca, in Svizzera, accanto agli operai molti dei quali antichi comunisti che però, quando mettevano il disco con l'inno di Mameli, gli si inumidivano gli occhi.

    Occhi umidi dalla nostalgia, non dalla vergogna.

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