lunedì 3 dicembre 2012

QUEL CRAXI NON HA CONVINTO


di Luigi Scardigli

“Una notte in Tunisia” con Alessandro Haber

LAMPORECCHIO. È passata così tanta corruzione, e tanto tempo, dal funerale della Prima Repubblica, coinciso con la fine dell’èra craxiana, che siamo in molti ad aver dimenticato.
L’occasione, in parole povere, è una di quelle ghiotte, tanto per intenderci, soprattutto pensando alla sequenza della rappresentazione teatrale Una notte in Tunisia, che ieri sera ha segnato il secondo appuntamento della stagione del Comunale di Lamporecchio.

Ma Vitaliano Trevisan, il regista Andrée Ruth Shammah e soprattutto lui, Alessandro Haber – Bettino negli ultimi suoi giorni, anzi, nell’ultimo –, non ne hanno approfittato a dovere, rispettando un po’ troppo la storia e la figura dello statista italiano nonché indiscusso leader socialista.
Sì, insomma, di carne a cuocere, con la vicenda Craxi, se ne sarebbe potuta mettere, sul fuoco del palcoscenico, assai di più, casomai cuocendola meno e come minor attenzione culinaria, ma salandola in modo decisamente maggiore, quasi abnorme, tanto da indurre, nel pubblico, l’esigenza di bere secchiate d’acqua, al termine della rappresentazione.
E invece, così attento a destrutturarsi per indossare i panni, laceri e lontano dai riflettori nell’esilio amaro e dorato di Hammameth al quale si autocondannò il segretario del Psi, Alessandro Haber ha finito per non riuscire a somigliare abbastanza al tracotante esponente politico, smarrendo però, inesorabilmente, la propria identità e finendo dunque nel bel mezzo di un’interpretazione mutilata del mittente e del destinatario.
Il prode e fedele servo, portinaio del famigerato Raphael, la moglie e un De Michelis troppo poco cialtrone per essere riconoscibile all’istante, non sono riusciti nell’intento di rendere tragicomico il fuoco della commedia, per non parlare di quel discutibilissimo effetto scenico di un leggìo appoggiato sul tavolo padrone della scena che Haber sfoglia tassonomicamente come lo spartito di un direttore d’orchestra, artifizio di una volontà di lasciare documenti preziosi ai posteri facilmente e inesorabilmente carpibile dall’impressione che il buon vecchio Haber, in questa parte, stenti così tanto a riconoscersi come vorrebbe e desidererebbe, che per condurla in porto, spesso, abbia bisogno di leggere gli appunti.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 3 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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