Torno sempre al solito punto di
partenza, la mancanza di vera democrazia nel Pd o – come mi sembra più giusto
definirlo a Pistoia – nel P(artito) D(ominante), quello che, dal dopoguerra a
oggi, ha schiantato questa città giorno dopo giorno, con una lentissima ma,
ormai, evidentissima e quasi irreversibile agonia.
Bacchettate sulle nocche a tutti coloro
che non si allineano sul diktat delle scelte dei vertici, e diverse
menzogne che escono – qua e là – dalla bocca dei suoi uomini di punta.
Stamattina Scarpetti fa il suo show e sostiene
Pereira/Turco.
Vi consiglierei vivamente di leggervi l’intervista
di Simone Trinci sulla Nazione. Ma di non soffermarvi solo alla
superficie, perché troppo facile e troppo comodo.
Che Scarpetti non ce la racconti
giusta, si sente, a pelle, di qua e di là. Ma il vertice si tocca nella parte
finale dell’intervista e precisamente in questo fondamentale passaggio:
Turco prende le distanze dall’amministrazione
uscente. Che effetto le fa da ex sindaco?
«Non ho notato nessun riferimento che
negasse il governo del passato. Anzi, nel programma della coalizione c’è la
messa in valore della scelte operate da questa amministrazione. Piuttosto mi
sembra che i candidati che meno sottolineano il tema della discontinuità siano proprio
Turco e Niccolai».
Come vedete il Pd non vuole cambiamenti:
vuole solo fedelissimi esecutori della continuità della linea soffocatoria
finora adottata.
E, su questa direttrice, Scarpetti –
che non è certo in rotta di collisione con Chiti: ma chi ci crede? – è sufficientemente
chiaro nel ribadire che sia Niccolai che Turco rappresentano egregiamente
anelli saldi di una possibile «cordata della lealtà
passatista».
Se Turco e Niccolai sono «i candidati
che meno sottolineano il tema della discontinuità» rispetto a Berti, allora le
uniche conclusioni possibili sono:
1. che il Pd non si fida in assoluto di
Bertinelli e che l’unzione di Samuele è stata solo una défaillance
momentanea, un errore di valutazione, almeno fintanto che non si è scoperto che
il buon candidato stava dicendo in giro – come
abbiamo sentito – che l’èra Chiti-Scarpetti era tramontata;
2. che Cecilia Turco ha voglia a
definirsi «un sindaco differente»: non
convince perché se lo è, lo è solo nel senso etimologico del termine, quello
cioè di differire per altri 5 o 10 anni di asfissia la linea del Pd su
Pistoia; è quindi integratissima e ‘garante dell’impero’;
3. che – come abbiamo sempre sostenuto
e continuiamo a farlo anche qui – la vera, unica, possibile alternativa a
questa stagnazione dello status quo è e resta Roberto Bartoli.
Ed è veramente spiacevole che la
Pistoia che vive e lavora nel mondo reale – e quindi non la città dei fidi
e dei funzionariucoli di partito che non sudano e non soffrono davvero il
peso diretto del lavoro delle braccia – non riesca a capirlo e non pensi di
correre in massa, il 29 gennaio, a investire Bartoli dell’arduo compito del
rinnovamento, lasciando questa provincia marginale e disastrata dai funzionari
del Pd, ancora una volta in mano a chi ha solo l’interesse a che tutto resti
com’è.
e.b. blogger
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[Mercoledì 4 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]


differire ahahahahahah :)))
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