domenica 22 gennaio 2012

APR/BARDELLI. RITARDI DEI LAVORI DI VIA SAN BIAGIO, «UNA PURA FORMALITÀ»


PISTOIA. Un nostro lettore, che noi avevamo definito Lettore Attento 2 (vedi), aveva posto a Bardelli tre domande, una delle quali diceva:

Prima domanda: caro Bardelli, è almeno dalla fine di maggio 2011 che lei ha ripreso il controllo dell’Aias-Apr, con l’appoggio di Rossi-Berti-Scarafuggi.

Arrivano quindi nelle mani sue e del suo consiglio le somme che mensilmente vengono pagate (qualche centinaio di migliaia di euro) per le prestazioni riabilitative agli assistiti. E l’ordinanza del Tribunale di Roma, come lei dice, non la riguarda affatto.
Come mai i lavori del nuovo centro non sono ancora ripresi? Che cosa impedisce di far ripartire un cantiere che aveva creato tante attese, per cui sono già stati investiti tanti soldi e molti di più ne erano stati promessi da donatori come la Fondazione Caript e la Famiglia Carrara?
Bardelli, che oltre ad essere presidente dell’Apr, è anche garante della corretta informazione dalla sua televisione privata Tvl, pur leggendo ogni giorno i nostri commenti (direttamente o per interposta persona), non ha risposto affatto a quella domanda, ma ha accreditato – per la risposta – la collega Tiziana Gori del Tirreno, alla quale ha detto, fra l’altro, che i ritardi nella ripresa del lavori in via San Biagio da altro non dipendevano che da «formalità burocratiche»: sulle quali, peraltro, la collega ha commentato «Non entra nel merito del tipo di formalità da sbrigare, Luigi Bardelli, presidente dell’Apr, e nemmeno può assicurare che i lavori riprenderanno a brevissima posta».
Insomma: Bardelli non risponde affatto; e questo è il quanto.
Epperò, ogni volta che una domanda gli viene rivolta, c’è sempre un qualcosa che lo esime da tutto e che da tutto lo salva: perché quel che accade nel mondo non dipende da lui, perfetto e giusto, ma lui ne è – costantemente – vittima innocente, ‘agnello di Dio’.
Una terza domanda del nostro Lettore Attento 2 chiedeva:
caro Bardelli, risponda stavolta solo con un sì o con un no: è vero che lei, nel corso di tanti anni in cui ha ricoperto posizioni di responsabilità nel mondo Aias-Fondazione Maria Assunta in Cielo, ha travasato molti soldi da questi enti per riversarli in quella televisione che le appartiene non meno di quanto la Fiat appartenga agli Agnelli ed in cui hanno trovato lavoro e stipendio due dei suoi figli, oltre a lei stesso?
Credo che una risposta serena e non elusiva sia finalmente dovuta. A tutti.
Anche a quelli che non erano affatto prevenuti.
Anche sotto questo punto di vista è interessante leggere alcune considerazioni di Tiziana Gori: «I lavori – scrive la collega – si sono interrotti poco dopo l’arrivo del commissario Bagnale a Pistoia, nel maggio del 2010. Bagnale bloccò i pagamenti alle banche e all’impresa costruttrice, la Csma di Montecatini. La motivazione: la questione (o il pretesto secondo i punti di vista), nato dai rapporti statutari tra l’Aias pistoiese e la onlus Fondazione “Santa Maria Assunta in cielo”, creata nel 1989 per conservare e incrementare il patrimonio immobiliare usando gli avanzi di gestione dell’Aias. In pratica la Fondazione avrebbe acquisito beni immobili, ma a pagare sarebbe stata l’Aias che, in cambio, avrebbe utilizzato questi spazi per le proprie attività con contratti di comodato gratuito. Per rendere possibili le operazioni venne modificato lo statuto dell’associazione. La prima operazione immobiliare della Fondazione fu l’acquisto, da parte della Provincia, della ex Casa del ragazzo di via San Biagio. Analogo percorso è stato seguito per la nuova sede. Un progetto di cui sono protagonisti nelle vesti di finanziatori la Fondazione Caripit, con 2,5 milioni di euro, e la famiglia Carrara, con 1,5 milioni di euro. Per la parte rimanente la Fondazione ha acceso un mutuo le cui rate sarebbero state pagate dall’Aias con il meccanismo delle oblazioni».
Facciamo un passo indietro e soffermiamoci attentamente su queste parole «Fondazione “Santa Maria Assunta in cielo”, creata nel 1989 per conservare e incrementare il patrimonio immobiliare usando gli avanzi di gestione dell’Aias».
«Usando gli avanzi di gestione Aias» è come dire che i quattrini pagati dall’Asl a Bardelli, ma diventati immediatamente privati nelle sue mani, passavano alla fondazione che acquistava immobili in proprio, ma permettendo all’Aias di utilizzarli.
Un ricircolo di soldi, dunque, che a Bagnale non piacque tanto, anche perché – se ricordiamo bene – i contratti di comodato di uso gratuito forse non c’erano, o non risultavano, o non si trovavano, o non erano chiari: tanto che Bagnale più volte scrisse alla Fondazione e al Vescovo dicendo che pretendeva che gli accordi di uso, conseguenti al passaggio di denaro da Aias a Fondazione, fossero ben determinati per scritto: così, tanto per essere chiari e non avere problemi e sorprese.
Se non è così, ne chiediamo venia e domandiamo a Bardelli, molto civilmente e nel pieno rispetto dell’informazione pubblica, di volercene informare rendendocene edotti.
Insomma, perché Bardelli non spiega – ma con carte alla mano e non con Vangeli e Apocalissi in bocca – tutto il rigiro di soldi pubblico/privati di cui il nostro Lettore Attento 2 ha chiesto ragione con la sua terza domanda?
Oltretutto non sarebbe neppur male se, togliendosi molto elegantemente d’impiccio, l’anchorman di Tvl (sua emittente personale e privata, come scriveva il nostro Lettore attento 2) chiarisse, una volta per tutte, se e come ritiene di essere candidamente libero e assolto da ogni e qualsiasi conflitto d’interessi per tutti i ruoli ricoperti e per tutte le parti finora recitate in commedia.
E altrettanto siamo convinti che dovrebbero fare tutte le istituzioni cittadine, Vescovo compreso, sempre pronte a brontolare per i conflitti d’interesse degli avversari politici, e sempre prime a ignorare le macroscopiche storture di questa microscopica e marginale provincia d’Italia.
Perché la questione morale – sia essa vissuta in chiave Pd che Idv – non è un cencio di carnevale malfritto nell’olio della padella riutilizzato all’infinito.
Lo sappiamo tutti, infatti, che l’olio rifritto fa male al fegato.
e.b. blogger
P.S. – In «Una pura formalità» (1994, Giuseppe Tornatore), un arrestato, Gérard Depardieu, è accusato di un delitto che lui dice di non aver mai commesso, finché non scopre di essere davvero colpevole, ma del proprio suicidio. Anche in quel film la formalità non viene specificata fino all’ultimo istante, quando tutto ormai precipita.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 22 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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