di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA-MONTAGNA. Temo, davvero, che la gente di Pracchia (sono stato solo
lì, oggi, per questa gelida scampagnata del Treno
dei mercatini) si sia davvero disabituata all’idea, dunque alla realtà, che
qualcuno osi far visita al piccolissimo e ameno paese delle prime pendici
appenniniche.
Da quelle parti, comprese le frazioni coinvolte in questo
percorso natalizio e cioè Piteccio, Castagno e San Mommè, lo sapevano da tempo
che l’8 dicembre si sarebbe consumato un avvenimento che li avrebbe coinvolti,
anima e corpo.
E invece, da come hanno gestito i punti ristoro, ad esempio,
ho avuto netta la sensazione, ma non solo io, che la riqualificazione della
montagna sia davvero un’opera pia e non attuabile.
Non sono le stazioni ferroviarie abbandonate e dismesse a
rendere l’idea della totale disillusione, ma la tenera disorganizzazione delle
strutture ancora in piedi, gestite, anche oggi 8 dicembre con un evento
preannunziato in pompa magna, da anziani volontari, del tutto inadatti a
gestire, sorridendo, un magma umano di tale portata. Però non era certo
difficile mettere in conto che le oltre mille prenotazioni, tra le 12:30 e le
14, avrebbero gradito mangiare un boccone e non era certo non pianificabile che
molte di queste lo avrebbero fatto in coincidenza dell’ultima delle quattro
stazioni di questa piccola scampagnata, Pracchia.
Verissimo, nemmeno i vecchi indigeni, probabilmente,
abituati ad avere con le bizze atmosferiche un rapporto ombelicale, che è
quello che ha suggerito loro, nel tempo, di seminare o rimandare, avrebbero
potuto lontanamente immaginare che l’8 dicembre sarebbe stata un’indimenticabile
giornata invernale, con bufera di neve e temperature esagerate.
Insomma, sono fortemente convinto e dunque decisamente
intristito dall’idea che nemmeno queste grandi piccole manifestazioni possano
rendere a quelle zone la linfa per sopravvivere e riprendere, orgogliosamente,
il coraggio di continuare.
I giovani sono ormai da tempo scappati e i loro anziani
genitori e i loro vecchi nonni aspettano, sereni, che venga il loro turno,
quello che li riconsegnerà tutti alla letizia, chiedendo al possessore delle
chiavi dell’eternità di non far entrare, in loro compagnia, buona parte degli
odierni visitatori: alle ore 14:40, quando sul binario 1 della stazione di
Pracchia è giunto l’Etr 232, classe 1939 che avrebbe riportato a Pistoia, con
partenza alle ore 15, la prima parte dei turisti, si è scatenata la ressa, solo
e soltanto perché per tutti, sul meraviglioso vecchissimo ma ancor tosto
convoglio, posto a sedere non ce ne sarebbe potuto essere.
È bastato questo rischio, poi consumatosi, a far perdere a
parecchi papà e mamme, in compagnia dei rispettivi pargoli, il lume della
ragione e, appena consentito a chi arrivava di scendere, tra non poche
difficoltà, dal terno, si è iniziato a spingere coloro i quali stavano davanti:
un rischio enorme, ingigantito dalla scivolosità del marciapiede ferroviario,
trasformatosi, con la neve ghiacciata, in una lastra di sapone.
Pensate cosa potrà succedere il 21 prossimo dicembre, alle
stazioni di Pracchia, Castagno Piteccio e San Mommè se la profezia Maya fosse
tassonomicamente corretta!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 8 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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