giovedì 12 settembre 2013

MISERICORDIA-AGLIANA. ARTIOLI E LA CONFRATERNITA DELLE LITI. Parte seconda


di ALESSANDRO ROMITI
e EDOARDO BIANCHINI

AGLIANA. Ieri, 11 settembre, data da Twin Towers, l’assemblea della Misericordia di Agliana, con pochissime eccezioni, ha dato parere favorevole a una delibera del CD, portata e letta ai presenti, dopo che erano stati consultati gli avvocati Mariotti e Signori, per farci comparire in tribunale a rendere conto del danno di immagine, secondo il loro autorevole parere, che avremmo arrecato alla Misericordia.

Gli avvocati avrebbero evidenziato i punti per i quali procederanno a sporgere querela.
È stato ribadito che l’assemblea non è responsabile del procedimento giudiziario, ma solo del parere dato al CD. In caso di diniego, il procedimento non avrebbe avuto corso.
Restiamo assai perplessi dinanzi agli autorevolissimi pareri di due illustri avvocati: anche perché, per arrecar danno all’immagine di una istituzione, occorrerebbe – a nostro modestissimo avviso di profani – parlare della istituzione medesima come di una “associazione a delinquere”, oppure offenderla, dileggiarla, ingiuriarla, sputarle addosso: cosa che – sempre a nostro modestissimo parere di profani – non abbiamo fatto da nessuna parte. Se Dio vuole i testi scritti sono fissi e sono lì a disposizione di tutti. Per la stessa ragione – scusate – dovrebbero forse andare dal giudice tutti i colleghi giornalisti che hanno parlato del terremoto Monte dei Paschi di Siena?
In realtà la nostra attenzione si è sempre appuntata, solo e comunque, su un Presidente che,
1 oltre a non aver voluto fornire mai alcuna spiegazione e ad averci derisi in pubblico come dei minus habentes;
2 oltre ad aver segretato bilanci che, negati a noi, sono stati negati alla popolazione di Agliana (ma alla fine è stata la Provincia stessa a riconoscerci il diritto alle nostre domande, dandoci la copia degli atti negàtici dal geometra Artioli…);
3 oltre ad averci negato la lettura dello Statuto della Misericordia (e che era? Lo statuto di una Loggia Massonica?);
4 oltre ad aver chiuso il tesseramento dei soci senza una ragione plausibile, convincente e trasparente;
5 oltre ad avere agito, in via ordinaria e straordinaria, in regime di prorogatio e, probabilmente, senza sufficienti autorizzazioni da parte della base assembleare stessa;
trovatosi a non saper come fare per spegnere il nostro riflettore, che evidentemente considerava scomodo sotto ogni punto di vista, specie per chi come lui (e se mai ve lo faremo vedere in séguito) avrebbe anche più o meno larvate ambizioni di presentarsi a correre per la poltrona di Sindaco di Agliana, ha preferito – con la bravura, che gli riconosciamo, di sfumare e far fumo intorno alle cose – approfittare della sua maggioranza bulgara, creata ad arte con una lista bloccata alle ultime elezioni (anche questo basterebbe a far capire la sua anima presidenziale o, forse meglio, presidenzialista) per convincerla a credere che, avallando la delibera del CD, si difendeva il buon nome della Misericordia: mentre, in realtà, la sua è una pura e semplice difesa personale di sé stesso, sprovveduto amministratore di una povera associazione alla quale – con l’operazione Mangoni: colpo di mano di una scorrettezza tale che il Tribunale lo ha stangato ben bene e nonostante gli augusti pareri di fior fiore di avvocati – ha arrecato (e si provi a dire di no) un danno economico di oltre mezzo milione di € di cui, con un altro consiglio e un’altra assemblea, il buon ex-direttore di banca, tutto scienza finanziaria, coscienza e amor cristiano del prossimo, sarebbe stato chiamato alla rifusione.
Dinanzi a un tal tremore/timore – pur se solo ipotetico – il geometra ex-direttore di banca, Presidente della Misericordia di Agliana, non ha trovato di meglio che citarci: e noi risponderemo all’appello, mostrando, con coerenza e nei fatti, che in questa Italia delle democrazie trasparenti e partecipate di sinistra, quando si chiede ragione di dati di fatto, si finisce, come minimo, dinanzi ai giudici.
Sarà un’ottima occasione in cui Artioli, il Presidente dell’infallibilità, della purezza, della correttezza formale e dello spirito evangelico, il Presidente anche e soprattutto dei danni da 500mila euro alla Misericordia di Agliana, potrà chiarire a tutti che fine avrebbero fatto i 16mila euro raccolti dai volontari per costruire, nella nuova sede, una cucina di cui, ora, non possono e non devono servirsi perché ad altro destinata.
Sarà divertente, vedrete.
E non sarà la sola domanda che gli rivolgeremo, statene certi.

P.S. – Dobbiamo rimettere i 500mila € fatti buttare da Artioli...?

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Giovedì 12 settembre 2013 | 16:02 - © Quarrata/news]

3 commenti:

  1. Scrivo a titolo personale: senza che cariche o incarichi da me ricoperti possano coinvolgere altre persone, o istituzioni, in quella che è solo una libera (e pure discutibile, ci mancherebbe altro) opinione personale.

    Intervengo come giornalista professionista (anche perchè ho avuto e continuo ad avere responsabilità, in passato anche ordinistiche, in organismi della categoria. Compresa l'Ucsi: Unione Cattolica Stampa Italiana).

    Intervengo come "aspirante cristiano" e anche, se mi permettete, come deciso amico e sostenitore delle Misericordie di cui ho sempre apprezzato storia e ruolo a servizio della comunità e, in particolare, delle persone più fragili.

    Da lettore di questo blog leggo da mesi, sulla Misericordia di Agliana, l'inchiesta portata avanti da due giornalisti su cui, peraltro, non sempre sono d'accordo su tutto ciò che scrivono e su come lo scrivono (e meno male, visto che ho sempre rifiutato le logiche del pensiero unico).

    Mi sono fatto, nel merito, una idea precisa.

    Così come ho netta la sensazione, parlando in generale, che tutte le Misericordie, così come moltissime fra le associazioni di volontariato, in un oggi così complesso e pieno di tentazioni, abbiano la necessità di riflettere bene, anche in termini autocritici, in modo da ricercare la via di una sempre maggiore coerenza fra i valori proclamati e i comportamenti seguiti.

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  2. Detto questo, trovo totalmente sbagliata - e mi perdonino alla Misericordia di Agliana - la decisione di scegliere le vie legali contro una inchiesta comunque giornalistica.

    Decisione errata e molto, ma molto, pericolosa. Errata, pericolosa e intimidatoria (un po' come accade a certe coraggiose inchieste di Milena Gabanelli quando, talvolta perfino in via preventiva, i potenti sotto accusa rispondono a suon di querele con richiedste astronomiche di danni. Lo scopo evidente è impaurire chi, per professione, ha obblighi - anche deontologici - di informare i cittadini nel rispetto della verità sostanziale dei fatti. Milena Gabanelli ha, alle spalle, la tutela anche legale della Rai. Cosa, peraltro, che un piccolo blog non ha).

    Amici della Misericordia di Agliana: davanti a giornalisti "rompiscatole" (non tutti, nella categoria, purtroppo siamo così. Ed è un male che molti giornalisti si scordino il loro dover essere "rompiscatole"), davanti a giornalisti che semplicemente fanno domande, chiedono notizie e documenti, vogliono conoscere, commentano (anche in modo duro) quello che via via vanno scoprendo o quello che non riescono a scoprire perchè, magari, notizie e documenti non vengono loro forniti, ebbene: davanti a tutto questo, reagire con una querela per (sic) "danno di immagine" mi pare molto sbagliato.

    Soprattutto, appunto, se prima non si è voluto dare sufficiente prova di trasparenza.

    E, in tutta onestà, non ho mai letto - in Quarrata News nei confronti della Misericordia di Agliana - offese o ingiurie tali da giustificare carte bollate.

    Portare un giornalista in Tribunale mi pare un brutto infortunio: in particolare se, come voi certo siete, si è animati da quella dottrina sociale cristiana che è molto chiara (basta conoscerla nella sua complessità) proprio anche circa il rapporto delicatissimo fra media, informazione e democrazia.

    Questo non significa che un giornalista possa fare e scrivere ciò che crede, svincolandosi dai suoi doveri deontologici e facendo valere solo i suoi diritti o la sua arroganza.

    Un grande politico cattolico che fu anche giornalista e che ebbe non pochi guai sotto il fascismo perchè osava ... scrivere (si chiamava Guido Gonella e fu pure arrestato. Dal regime) è il padre delle norme deontologiche che regolano ancora oggi la professione. Norme che, appunto anche nel rapporto fra diritti e doveri, consiglio - amici della Miseruicordia aglianese - di leggere.

    Scusandomi per la lunghezza, avrei un ultimo consiglio per la Misericordia: davanti all'inchiesta di questo blog, che magari infastidisce e magari risulterà esagerata o sbagliata, cerchino un'altra strada. Lascino perdere le carte bollate. Quelle, sui terreni dell'informazione, sono molto scivolose: soprattutto in una Repubblica democratica.

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  3. L'altra strada possibile? Mi pare si chiami trasparenza. Ed è sempre la via migliore, in particolare per chi nulla ha da nascondere.

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