di Luigi Scardigli
Per onestà deontologica, devo premettere, a quello che vi dirò, che allo stadio Marcello Melani di Pistoia, a vedere ieri sera Roma-Varese, – nonostante le mie orgogliose appartenenze giallorosse – ci sono andato con il solo e dichiarato proposito di intervistare Bruno Conti – ex gioiello del calcio metropolitano e italiano, attuale responsabile dell’intero settore giovanile della A.S. Roma – a proposito dell’ultimo, ma solo in ordine di tempo, scandalo del mondo del calcio.
Purtroppo però, l’ex tornante di Nettuno, dopo avermi carezzato il viso con entrambe le mani, mi ha anche liquidato dicendomi che “stasera, te vojo bbene, vojo solo vedé ’sti ragazzi: te prego, lasciame ’n pace”.
E rispettando la sua delicata ed elegante volontà, mi sono fatto da parte, accontentandomi comunque di gustare pur sempre una finale Primavera. Però ho anche subito pensato che il motivo dell’accredito – l’ingresso gratuito allo stadio –, mentre Bruno Conti declinava il mio invito a chiacchierare, decadeva inesorabilmente, vanificando così un’operazione – l’accredito appunto – che aveva coinvolto e scomodato più di una persona. E ora, ho pensato, cosa scrivo? Beh, ci sono sempre i tifosi e, ultima spes, un Paese sull’orlo del baratro, a compensare le aspettative tradite.
Dopo i violenti tafferugli scoppiati mercoledì sera durante la gara di semifinale, sempre al Melani, tra le tifoserie della Roma e del Genoa, facile prevedere che gli ultrà finalisti, che sembrano godere di legittimo impedimento, ma non solo quelli che accedono alla finale, anche gli altri, non si sentissero paghi del carosello infrasettimanale e che nel giorno dedicato al riposo volessero dare l’ennesima dimostrazione di coraggio, violenza e impunità.
La situazione non è degenerata solo perché, dopo pericolose e sintomatiche avvisaglie maturate prima dell’inizio del confronto, le forze dell’ordine si sono magicamente auto moltiplicate, inducendo così gli irriducibili – che irriducibili non sono quando le divise aumentano in misura esponenziale – a maggior prudenza.
Questa lunga premessa serve solo a due micro considerazioni.
Primo: quanto è costato alle casse di Pistoia ospitare una gara di Primavera calcio tra la Roma e il Varese? Centinaia tra poliziotti e carabinieri (doppio straordinario, perché notturno e domenicale), decine di vigili urbani, altrettante di vigili del fuoco e uno stuolo scarsamente definibile di addetti alla pubblica assistenza, che mi auguro fosse soprattutto composto da volontari.
Secondo: c’è un’ordinanza ministeriale che vieta la vendita dei biglietti ai botteghini ai non residenti, una delle tante schegge della tessera del tifoso.
Beh, prima della partita ho visto un nugolo di tifosi, con uno slang non certo granducale, sprovvisti di biglietti, parlamentare con addetti vari e trovare il modo per come entrare allo stadio, gli stessi poi che sarebbero stati disposti a fronteggiarsi con chiunque, se il muro delle forze dell’ordine fosse stato un po’ meno granitico.
Le conclusioni tiratele voi.
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[Lunedì 13 giugno 2011]
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