di Luigi Scardigli
PISTOIA. Girano, da tempo, voci insistenti che vogliono, sul leggendario palco di piazza del Duomo, per questa nuova meravigliosa tre giorni pistoiese del Blues (trentaduesima edizione), anche i più rappresentativi musicisti indigeni – e dei dintorni toscani – che proprio sotto l’egida della kermesse del Festival (14, 15 e 16 luglio 1980) hanno giustamente alimentato le loro velleità artistiche, attestandosi, in molti, da tempo, nel gotha della musica italiana.
La conferma l’ho avuta ieri sera, al circolo di Santomato, dove si sono ritrovati, a suonare, naturalmente, quattro vecchi amici: Sergio Montaleni (chitarra), Carmine Bloisi (batteria), Daniele Nesi (basso e contrabbasso) e il Bignami del Blues’In, l’armonica di Fabrizio Berti.
Sono stati loro a confermarmi quelle voci che circolano insistentemente da parecchi mesi e che dicono che venerdì 8, sabato 9 o domenica 10 luglio, tra Lou Reed e gli orfani di Jim Morrison, prima di Robben Ford o dopo gli Skunk Anansie, l’organizzazione parrebbe aver trovato un prestigioso anfratto anche per loro, una reunion blues e paraggi tutta d’arancio vestita, con i risvolti granducali, con Sergio Montaleni, appunto e Nick Becattini (i più rappresentativi di questa robusta cordata artistica) alle chitarre, senza dimenticare il groove di Marco Banana Pieraccini, accompagnate, in ordine sparso, da strumentisti altrettanto forbiti quali lo sono, insindacabilmente, Carmine Bloisi, appunto, alla batteria, con i colleghi Enrico Cecconi, Davide Malito Lenti e Mario Marmugi; Daniele Nesi, appunto, al basso e i suoi amici di spartito Carlo Romagnoli, Janko e Luca Nardi e il meraviglioso stuolo composto da tutti gli altri, un esercito strumentale particolarmente agguerrito e sontuoso che vanta il buon vecchio, ma non certo domo, a vederlo suonare, Fabrizio Berti e poi, via via salendo, o scendendo – ma anche facendo zig zag, se preferite – Lorenzo Del Pero, Keky Andrei, Piero e Giacomo Ferretti, Pee Wee Durante, Michele Beneforti, le tre splendide coriste di Nick, Cristina, Donatella e Indra, Daniele Borgognoni , Alessandro Nerozzi, la sei corde di Riccardo Onori, Massimo Gatti e una piccola e accordatissima miriade di musicisti che dopo il forzoso letargo invernale, con i primi tepori estivi, escono dalle loro rispettive tane, dove sono si sono rinchiusi tutto l’inverno a studiare, per offrire le proprie emozioni.
«A noi farebbe molto piacere – mi hanno confidato ieri sera i quattro musicisti in spontanea rappresentanza – ma siamo al 23 giugno e non abbiamo ancora avuto alcuna investitura ufficiale. Se non si sbrigano, quelli del Festival, ognuno di noi si sentirà autorizzato e in dovere a fissare, in quei tre giorni, altre date altrove».
Il Festival alle porte, in parole povere, anche per questa edizione, sembra correre il rischio di piangere, come è successo praticamente sempre con mostruosa puntualità, l’assenza di una massiccia e sin troppo opportuna rappresentativa casalinga, tenuta sistematicamente e inspiegabilmente ai bordi del palco.
«Certo – eccepisce Silvano Martini, i muscoli e la storia del Blues -, il Festival non è una festa da contrada, ma si potrebbe trovare la maniera per come ridurre la piazza e allargare gli inviti».
E visto che questo Festival è una delle cose più belle e meno provinciali di Pistoia, saremmo davvero lieti che ad illuminare piazza del Duomo, il secondo week end di luglio, fosse anche la luce e il calore che sprigionano tutti questi artisti confusamente citati e che sulle note di B. B. King, tanto per fare un nome su tutti, da ragazzi, quando il Blues’In squarciava per la prima volta la notte, sognarono di diventare, un giorno, protagonisti.
E quel giorno potrebbe essere davvero vicinissimo, pensate: l’8, il 9 o il 10 luglio, scegliete voi.
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[Venerdì 24 giugno 2011]
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