venerdì 6 gennaio 2012

FECONDATO ‘IN VITRO’. DUE CHIESE E «MONTI» DI GUAI


C’era una volta una cosa chiamata Costituzione.
Ce ne parlarono tutti, durante la nostra fanciullezza, l’adolescenza e la giovinezza.
Ce la fecero assorbire in tutte le salse, anche attraverso l’apoteosi della «guerra di liberazione nazionale», quella che chiamarono Resistenza ma che, di recente, nella tarda Seconda Repubblica, qualcuno chiamò, forse più giustamente, Guerra Civile.

Di questo termine, Costituzione, che per lo più è rimasto oscuro e non attuato da nessuno dei Santi Democratici Nazionali, un partito in particolare – quello che una volta si chiamava Pci ed era solo dei comunisti, mentre oggi si chiama Pd ed è anche dei cattolici che forse cattolici non lo sono mai stati –, un partito in particolare, dicevo, si è sempre riempito la bocca: e basta ascoltare per 3 minuti la Finocchiaro o l’on. Turco per rendersene conto.
Di questo termine ormai inutile e del suo contenuto sarebbe garante un Presidente che, senza essere al vertice di una forma di governo presidenzialistica, arrogandosene tutti i privilegi e i poteri (purtroppo era abituato alle prerogative del Pcus e, quando faceva il bene del popolo, applaudiva anche ai Russi che entravano a Budapest), ha licenziato un Governo eletto dal popolo e ha incardinato, sulla sedia del legittimo Presidente del Consiglio (che per l’occasione si è fatto il Presidente di un Coniglio) un distinto signore anziano, che parla come un robot, ignoto alla gente, mai eletto in Parlamento, di ispirazione ed estrazione banchiero-catto-liberalcomunistica, che, clonato in provetta in 24 ore e fatto, per volontà di non si sa chi, senatore a vita, ha iniziato a far danni: tranciando in primis le pensioni che – si badi bene, signori elettori – mai l’Europa ci aveva imposto di dover tagliare ad asciate com’è avvenuto, negando diritti acquisiti e frustrando sacrosante aspettative per le quali molti avevano vissuto una vita di lavoro e di sacrifici.
Questo signore distinto, questo professore, questo Supermario, questo graziato da 25mila euro al mese, dopo aver rovinato tutti i comuni mortali e risparmiato i grandi patrimoni perché difficili da individuare, ieri ha avuto il coraggio di dichiarare a Le Figaro che “gli italiani hanno accettato la manovra con composta britannica flemma”: cioè con l’insensibilità con cui lui, Mario Monti, con la sua voce da crozziano robot, ha terminato, senza emozione e senza sentimento, il discorso melenso, lacrimoso e piagnucoloso della Fornero che, pur facendo parte della casta montiana, e cioè dei cattedratici fin troppo pagati, faceva finta di soffrire per i morti di fame di questa Nazione senza speranza dopo il taglio della previdenza.
C’era una volta la Costituzione, ma oggi non c’è più.
Forse non c’è mai stata e ce l’hanno solo dato a intendere.
È certo che, a guardare i mali di questo Paese, le sue disfunzioni – a iniziare dalla magistratura, chiamata a vigilare e tutt’altro che vigile nei fatti – e le aberranti storture in cui viviamo, è più facile pensare che la Costituzione non ci sia mai stata.
Ma se anche venisse il dubbio e credessimo che forse c’è stata, basterà guardare cos’è successo in Italia dall’inizio di dicembre ad oggi per capire che siamo fuori di tutte le regole e le grazie di Dio.
Nessuno di noi ha voluto o votato Monti. Nessuno lo ha chiamato. Eppure è lì che «vive e regna nell’unità dello Spirito Santo nei secoli dei secoli» grazie a un Presidente che ha fatto tutto da solo ed è stato applaudito da tutti.
Eppure nessuno dei comunisti d’Italia – pur travolti dall’oscenità dei danni della riforma-pensioni – osa dire una parola. Va tutto bene.

Va tutto bene perché due Chiese – quella di Bagnasco e quella del Pd – hanno soffocato da sempre ogni forma di intelligenza e di libertà di questo Paese.
e.b. blogger
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[Venerdì 6 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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