PISTOIA-PIANA. È di stamattina – su Nazione e Tirreno – un’altra scarica di adrenalina per i comitati antinceneritoristi.
Il titolo del Tirreno è apocalittico. Per giunta la questione dell’inceneritore di Montale – come potete vedere più sotto – è finita sui banchi della regione.
Non passa giorno che non si abbiano notizie di questo genere. Non passa giorno che non si debba ripetere ciò che sappiamo benissimo: anche se certi sindaci (Ciampolini, ma ancor più Sergio Gori) riaffermano il principio della giustezza di certe scelte, come se fossero sane e salutari.
Si sente dire, addirittura, che il sindaco di Quarrata ha sostenuto, durante un corso organizzato dall’ordine dei medici, che tutto sommato non c’è prova che le polveri sottili siano tutte provenienti dal camino dell’inceneritore di Montale. Ma il sindaco Sergio Gori, per come lo conosciamo anche in relazione ad altre vicende, sarebbe perfino capace di negare paradossalmente una flagranza di reato. E quello che dice è oro colato e certificato, dato che Sergio Gori è anche un medico di base.
Tuttavia fa impressione che certi nipotini di Stalin, che nei decenni passati si sono sempre distinti per scelte saniste ed ecologiste, oggi difendano a spada tratta la scelta inceneritorista e sostengano la necessità di incrementare la costruzione di nuovi inceneritori nella piana, dopo avere raddoppiato la produttività di quello di Montale.
Sarà pura verità o solo logica del profitto capitalistico più sfacciato?
Su questo dovrebbe riflettere a fondo il teorico Fragai. Magari dopo aver fatto una lunga veglia di preghiera con la sua presidentessa Fratoni.
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Inceneritore
Interrogazione
di Romanelli (Verdi)
MONTALE. Presentata nei giorni scorsi dal consigliere regionale Federazione della Sinistra-Verdi, Mauro Romanelli un’interrogazione riguardo l’inceneritore di Montale e le sue emissioni inquinanti.
«L’inceneritore di Montale da anni – dichiara l’esponente ecologista – desta allarme tra i cittadini per le sue emissioni inquinanti: ricordo la chiusura del luglio 2007 in seguito ad un importante sforamento di diossine e varie successive analisi, sia di tipo ambientale che su matrici biologiche che hanno riportato preoccupanti anomalie, così come nelle acque destinate al consumo umano e nel latte materno, con presenze rilevanti di diossine, policlorobifenili, metalli pesanti».
«Importante – prosegue Romanelli – anche il probabile legame tra la presenza dell’impianto e il livello di Pm10 della zona. Così certo non si può continuare. Chiedo a tutte le istituzioni coinvolte d’intervenire per sollecitare verifiche straordinarie, una completa opera di manutenzione, una mappatura completa degli inquinanti e un’estesa analisi epidemiologica nel territorio».
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[Giovedì 3 marzo 2011]
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