sabato 2 luglio 2011

BLUES’IN DA PROTEGGERE


di Luigi Scardigli


La piazza (del Duomo) è semplicemente incantevole. Sul palco, issato per la trentaduesima volta, saliranno, in ordine sparso, due reduci dei Doors, Robben Ford, gli Skunk Anansie e Lou Reed, oltre ad un nugolo di comprimari (l’indigeno e stramotivato Michele Beneforti, uno dei tanti allievi di Nick Becattini, assenza ingiustificabile, quella di quest’ultimo, oltre a quella di tanti altri musicisti cittadini non assoldati) che potrebbero poi fare la differenza e rappresentare dunque il meglio di questa nuova edizione del Festival Blues di Pistoia in programma dall’8 al 10 luglio. Certo, la concorrenza dei paraggi – Lucca su tutti – è spietata, così ricca da non sembrar nemmeno proponibile. Ma al nostro festival ci tengo parecchio, nonostante – questo è bene dirlo immediatamente – si sarebbe potuto e si potrebbe fare decisamente meglio.
Non mi riferisco al patetico camping (mai utilizzato come punto notte dai clienti del Festival); o ad alcune commoventi scelte logistiche (il palco del Villon Puccini: tragicomico); senza dimenticare una popolazione che non ha mai saputo gestire un patrimonio umano, prima che commerciale, tanto interessante: ignorandolo come un male di soli tre giorni nei primi anni, per poi ripensarci, specialmente i ristoratori del centro, quando si è capito che anche i bluesaroli mangiavano e bevevano; non penso nemmeno all’amministrazione e ai suoi privati al seguito: dal 1980 non si sono ancora progettati e costruiti alberghi, B&B o ostelli per la gioventù, tanto che si invitano gli spettatori ad andare a fare la ninna a Montecatini.
I miei appunti, benevoli e animati da una passione tanto certificabile quanto incontrovertibile, sono solo su un piano squisitamente tecnico-artistico: se non ci sono più i soldi per comprare le stelle del firmamento delle note, come sono state pagate e invitate in questi oltre sei lustri e se molte di queste sono ormai sul viale del tramonto e non più capaci di illuminare le notti, occorre necessariamente far di necessità virtù e invertire la tendenza: andarli a scovare i tanti talenti in erba in giro per il mondo ed esporli in questa meravigliosa vetrina, per poi dimostrare con il tempo – perché invitati alle rassegne più ricche – che lo studio, la ricerca, la professionalità e l’onestà pagano. Perché una volta diventate star, quelle promesse intuite e scovate dal competente staff del Festival Blues di Pistoia, si dovrebbero in qualche modo sdebitare, ricambiando il favore che qualcuno, in tempi non sospetti, credette ciecamente in loro fino a consegnargli le chiavi di una delle stanze dell’Olimpo. E senza dimenticare che la parola Blues, connubio e sodalizio genetico di questo Festival, in qualche modo, ma piuttosto corposo, vada perlomeno rispettata, se non impreziosita.
Sono solo un inguaribile sognatore, un idealista in via d’estinzione? Sì, ringraziando il cielo e continuerò a farlo, ve lo assicuro. Perché sono fortemente convinto che la musica, indispensabile pilastro della cultura, sia fonte vitale di salute e benessere, crescita ed emancipazione, conoscenza e sviluppo, scambio e arricchimento. La musica per me è aria, insomma, è fonte vitale, è come l’acqua e sull’indispensabile non si può lucrare.
Ve lo ripeto ora, ma l’ho già detto al referendum: sì, per quattro volte.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 2 luglio 2011]

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