mercoledì 3 luglio 2013

E MARCO CARUSO NON SI ARRENDE


di LUIGI SCARDIGLI

Ha trascorso un’altra notte incatenato ad una sdraio Disoccupato e invalido chiede una casa al Comune Di lui si sta occupando Alcatraz, l’Associazione di Jacopo Fo

PISTOIA. Dall’ultima volta che vi ho velocemente riassunto la sua via crucis – sta aspettando che il Comune gli assegni un alloggio – è cambiato poco e nulla: gli indumenti, estivi, anziché invernali e le calzature, ciabatte al posto degli scarponi: le autorità continuano a fare orecchie da mercante – nonostante abbiano già ricevuto numerose sollecitazioni di intervento sottoscritte persino dalle massime autorità del Paese e addirittura rischi di incappare in azioni legali – e lui, Marco Caruso, per nulla disposto alla resa, è ancora lì, incatenato, giorno e notte, alla sua sedia che sotto le stelle diventa il suo giaciglio.

«Sono partite anche le denunce – mi racconta Marco Caruso, di nuovo in piazza San Marco, stamani, in considerazione dell’arrivo del popolo del mercato e quello del Blues, stanco di pernottare al dormitorio e in attesa di un alloggio di solidarietà per una sopraggiunta infermità successiva alla perdita del lavoro –, ma non ho saputo, visto, né sentito ancora nulla. Mi dicono che il dormitorio verrà smembrato, mi dicono, ma non si intravede all’orizzonte la minima mossa che mi lasci ben sperare. Del mio caso, per fortuna, se ne sta occupando l’associazione Alcatraz (presieduta da Jacopo Fo: è una comunità umbra, un’isola felice, anzi felicissima, nonostante il nome importato sia quello di un famoso e famigerato carcere americano di massima sicurezza e di memorabili fughe cinematografiche), che mi ha assicurato che quanto prima, qualora la situazione non dovesse sbloccarsi, mi forniranno un camper provvisorio nel quale poter almeno dormire riparato».
Marco Caruso, ogni volta che qualcuno lo interroga incuriosito dalla sua protesta, civile, silenziosa, ma non per questo meno bisognosa di altre, tira fuori dalla sua borsa marrone tutti gli incartamenti relativi al suo caso, con lettere spedite in raccomandata con ricevuta di ritorno e altrettante risposte, una corrispondenza cadenzata dalle date dei timbri postali e dalla meticolosa attenzione alle normative, comunali, nazionali e addirittura europee. E’ così stanco, Marco Caruso, che la rabbia è stata scalzata da un’apparente calma serafica che parrebbe indurre un viandante distratto a pensare che si tratti un gioco o di screanzata rassegnazione. Assolutamente no, invece: Marco Caruso rivendica i propri diritti con coraggio e tenacia ed esige che chi di dovere adempia ai propri con la stessa identica costanza.
Noi, anche se dalla serenità e dall’intimità delle nostre abitazioni, aspettiamo, con Marco Caruso, che la cosa si risolva, quanto prima, nel modo più dignitoso possibile. Saremmo tristi spettatori, ma puntuali cronisti, se l’attesa degenerasse.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Mercoledì 3 luglio 2013 | 16:29 - © Quarrata/news]

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