di EDOARDO BIANCHINI
ANCH’IO HO FATTO il sindacalista e il distaccato alla Uil (anni 75-78), ma
poi non ho mai fatto l’esame di Stato per questa professione (come dice
il Gualtierotti): non ho continuato a vivere di sindacato e di non-lavoro, né
di distacchi a spese del popolo lavoratore, né, tantomeno, sono uscito dalla
Uil dopo essermi fatto una posizione di rilievo all’interno della pubblica
amministrazione.
Quando andai a fare il sindacalista
distaccato ero un misero applicato (= impiegato d’ordine) e quando nel
78 me ne venni via dicendo «ho già dato, ora
continui qualcun altro» uscii da misero applicato.
Non mi hanno fatto né cavaliere, né
cavaliere ufficiale, né commendatore. Ma soprattutto la Corte dei Conti non mi
ha tirato per la giacchetta, come il Gualtierotti, che si è sempre sacrificato
per il popolo lavoratore, chiedendomi di restituire un quantomeno non ben
tolto dalle casse pubbliche.
E questa è la premessa, ecco.
Intanto sento dire – e ne ho diverse
conferme – che Gualtierotti è andato, come si dice comunemente, fuor di
testa per le due battute improvvise (sebben tardive) che gli sono venute
dalla giustizia amministrativa, che, obiettivamente, sembra essere l’unica, a
questi chiari di luna, a mantenere una parvenza di terzietà che non
guarda in faccia nessuno.
Sento dire anche che, di recente, a
Licio Gelli hanno tolto – dopo trent’anni e passa – cavalierati e commende:
perché – hanno scritto – è stato
anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.
E allora mi viene in mente –
diceva sempre una cara collega dell’Università, una bella ragazza sicula con i
capelli ricci, di cognome Cucinotta, ma nata a Sassari – che forse, se davvero
Gualtierotti si sente e si ritiene servo della collettività, dovrebbe
spontaneamente restituire tutte le ferraglie concèssegli dalla Repubblica delle
commende: motu proprio, per eccesso di rigore morale, perché basta una
semplice frittella d’olio su un bell’abito di lino color panama, per essere
visti anche da mille miglia di distanza.
Io capisco che a Gualtierotti
dispiaccia, ma – come dice il Papa – il sudario non ha tasche e le
ferraglie non ci si portano nella cassa; e se non vuole farlo per non essersi
accorto di nulla in Comunità Montana quand’era Presidente distratto e i
milioni prendevano il volo, lo faccia almeno anche solo per il fatto che lo
hanno comunque beccato in fallo e non una sola volta – e ciò non sta per nulla bene.
Umanamente posso avere anche “simpatia”,
poi, o addirittura misericordia, per gli scandali in cui è inciampato: e posso
pure compatirlo anche perché, fossero capitati a me, anch’io sarei molto, molto
preoccupato.
Ma ormai si sforzi di accettare tutto – concludo – prendendolo come una
dura prova che Dio (o il Fato, dipende) gli ha messo sul cammino: Dio (Manzoni)
non turba mai la pace dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e
più grande. E nel frattempo ringrazi il cielo del fatto che, come ci
riferiscono in confidenza, quando chiese di essere iscritto in massoneria, non
lo vollero.
Sennò, sai te che razza di altre
chiacchiere si sarebbero appiccicate alle sue spalle di professionista
impegnato nel sociale!
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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[Giovedì 22 agosto 2013 | 13:05 - © Quarrata/news]
Diciamoci la verità: c'è gente che per avere una "commenda" farebbe, anche oggi, chissà cosa. Non riflettendo sull'assurdità, sull'anacronismo, sulla ridicolaggine del 98% di queste "onorificenze".
RispondiEliminaAnch'io penso che Mauro Gualtierotti, incappato in una triste vicenda di rimborsi, non farebbe male a restituire il "pataccone": se, poi, il ricorso che ha annunciato (ma lo farà davvero?) finisse per restituirgli l'onore, non sarebbe certo una inutile "patacca" a renderlo ... onorevole.
Post scriptum)- Anch'io mi permetto di consigliare a Mauro - che ho conosciuto come un appassionato difensore dei lavoratori - il coraggio di dire pubblicamente, sulla vicenda "ammanco", ciò che sa. Rifletti, Mauro: sarebbe un gesto che ti rimetterebbe in pista nella gara più importante di tutte. La credibilità.
RispondiEliminaCommendator Gualtierotti:
RispondiEliminacomprendo che per Lei è un momento difficile perchè ho seguito su Q/n le Sue vicende e comprendo che politicamente Lei ha concluso la Sua parabola.Sto leggendo "La Pelle" di Malaparte e sul retro leggo un pensiero che mi riconduce a Lei, che in politica,adesso, è un vinto.Non so chi possono essere i vincitori di questa triste storia ma certamente questo pensiero che offro alla Sua riflessione fa riflettere tutti noi anche per vicende di altro tenore e diverse.Mi scusi per l'intromissione e comprenda che non c'è alcuna malevolenza nelle mie espressioni.
" Non so quale sia più difficile,se il mestiere del vinto o quello del vincitore. Ma so una cosa certa,che il valore umano dei vinti è superiore a quello dei vincitori.Tutto il mio Cristianesimo è in questa certezza...........................................L'uomo nella fortuna,l'uomo seduto sul trono del suo orgoglio,della sua potenza,della sua felicità,l'uomo vestito dei suoi orpelli e della sua insolenza di vincitore,è uno spettacolo ripugnante". C.Malaparte - La Pelle
Lei politicamente è un vinto ma sarei interessata a sapere chi sarebbero i presupposti vincitori perchè nella Sua vicenda mancano molti tasselli.
Mi scusi il disturbo.
Brava, Valentina. E tu, caro Mauro, liberati: parla.
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