martedì 6 agosto 2013

L’OSPEDALE DI SAN MARCELLO, LA SANITÀ TOSCANA E I TAGLI DEL GRANDUCA ROSSI

Tagli alla Sanità...?

di FELICE DE MATTEIS

SAN MARCELLO-MONTAGNA. Il post Superdirigenti o supersucchioni? in risposta ad una lettrice, Paola, che pone non semplici interrogativi, ci induce ad ulteriori valutazioni che giriamo volentieri alla Associazione Zeno Colò, riferimento statutario principale nella vicenda “potenziamento” dell’ospedale Pacini di San Marcello.
La storia è oramai nota: in omaggio alla razionalizzazione della spesa sanitaria, l’Ospedale viene privato di alcuni riferimenti essenziali, chirurgia in primis. Pensa a tutto il nuovo San Jacopo con le magagne già affioranti e “galleggiante” in questo periodo di assestamento, con sei sale operatorie funzionanti su tredici, furti, macchinette ticket non funzionanti e via di questo passo.

Il problema è che sul territorio di riferimento dell’ex ospedale Pacini, vasto e complesso per la sua dislocazione e la sua frammentazione di insediamenti, con una viabilità alla quale nemmeno accenniamo, una popolazione anziana e fisiologicamente, lasciando perdere il termine moralmente, da accudire, si pensa di risolvere tutto con la Casa della Salute da posizionarsi nei locali dell’ex ospedale, privilegiando il concetto di spesa a quello di servizio.
Sociale, oltretutto, e quindi primario. Per brevità ci “frulla” in testa una domanda alla quale la Magistratura Pistoiese che tutti sanno essere sollecita, potrebbe essere interessata, e non a denuncia di parte ma con procedendo d’ufficio.
Lascio ai legulei la ricerca degli articoli del codice, ma ove certi accadimenti, che avverranno, siatene certi, avverranno e non saranno risolvibili in loco, i Sindaci dei quattro Comuni Montani, che per legge rappresentano la massima autorità sanitaria sul territorio di loro competenza, che fine faranno? Insomma se tutto non funziona come previsto dalle carte firmate, dai discorsi profusi in quantità aziendale dal corrispondente Ufficio Stampa Asl 3, e quanto meno si verificheranno eventi colposi e conseguenti danni e richieste di risarcimento causati da  servizi che prima c’erano e adesso non ci sono più, chi si prende la responsabilità e l’eventuale conseguente colpa? Il benefattore privato che ha costruito il San Jacopo alla modica speda di oltre 20 milioni di euro l’anno per 19 anni? O il nostro raffinato Granduca Enrico Rossi?
Verrebbe voglia di azzardare che già siamo in presenza di ipotesi di interruzione di pubblico servizio, tanto per restare a minimi riferimenti di legge; azzardo anche che il lettore – paziente del Pacini, salvato dal Pegaso e dai bravi professionisti dell’ex pronto soccorso, come ci ha testimoniato in un precedente post, ha avuto una fortuna sfacciata: se ciò che gli è accaduto si fosse verificato in inverno con neve, ghiaccio e nebbia, col… Pegaso che si sarebbe salvato!
Siamo in Italia. Prima ci vuole il morto, meglio se qualcuno in più. Poi ci vuole che il Granduca Rossi cada in disgrazia e i suoi successori “scarichino” su di lui le colpe di certe scelte. Poi ci vuole che Vannino Chiti venga ad impartire il “contrordine compagni” ad un gruppo di mosci che, seguendo alla lettera la disposizione scritta, non avevano compreso che la frase giusta era “scaglionatevi (e non scoglionatevi) sul fiume”.
Soprattutto ci vorrebbero degli organismi dello Stato che leggendo di tutto questo marasma, potendo e dovendo, si attivassero subito e preventivamente.
Mi ero dimenticato e chiedo scusa : siamo in Italia, “questa” Italia!

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Martedì 6 agosto 2013 | 17:32 - © Quarrata/news]

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