martedì 10 gennaio 2012

E ROMA DISSE: «BARDELLI NON È L’AIAS, L’AIAS NON È BARDELLI»


PISTOIA. «Il Tribunale, visto l’art. 669 terdecies c.p.c., revoca l’ordinanza emessa dal giudice designato in data 30/8/11 e sospende l’esecuzione delle delibere adottate in data 26/3/11 e 16/4/11 dall’assemblea dei soci della AIAS Sezione di Pistoia».

Con questa secchissima formula il tribunale di Roma ha interrotto bruscamente il volo da libellula intrapreso da Luigi Egidio Bardelli, dopo quasi due anni di contenzioso e manovre di ogni genere, riportando ordine in una vicenda che ha superato, sotto ogni profilo, i limiti del buon gusto e – stando alle decisioni romane – della decenza legale.
Il dispositivo dell’ordinanza – che, com’è nostro costume, riportiamo in copia dall’originale – ridisegna in toto la realtà pistoiese dell’Aias che, finora, si era identificata con Bardelli stesso, fino al punto – per aggirare qualsiasi ostacolo ed autoconservarsi – di essere trasformata in qualcosa d’altro e, sotto il nuovo nome di «Associazione Pistoiese per la Riabilitazione», essere accreditata presso la Regione (nonostante tutti i pareri contrari) e ottenere i consistenti finanziamenti della sanità pubblica dall’Asl 3 di Pistoia.
Non vogliamo aggiungere altro. Vogliamo solo porci – e porre ai nostri lettori – alcune domande necessarie e conseguenti: se Bardelli non è l’Aias e l’Aias non è Bardelli, com’è potuto accadere che il sindaco di Pistoia, Renzo Berti, sostituendosi al dirigente responsabile del settore preposto, si sia arrogato il diritto di certificare Bardelli e la sua nuova associazione come i soggetti legittimati ad essere accreditati per ottenere i finanziamenti pubblici della sanità? E com’è stato possibile che nessuno, perfino in procura, si sia accorto di questo fatto e tutto sia passato sotto silenzio nonostante il gran baccano che queste vicende hanno suscitato in città? C’è qualcosa che non torna. E a questo punto anche la curia stessa dovrà comunque fare un accurato esame di coscienza. E lo stesso dovranno fare la presidente della Provincia, Federica Fratoni, e il manager dell’Asl 3, Alessandro Scarafuggi che, proprio ieri, compariva in Tv ospite di Bardelli: Scarafuggi che, dopo mesi di accreditamento di Francesco Bagnale, tout court, buttò fuori di casa il commissario straordinario dell’Aias Nazionale e rimise in trono Luigi Egidio e i suoi ‘ribelli’ del 26 marzo e del 16 aprile 2011.
Oggi pomeriggio, verso le 16:30, quando la notizia si è sparsa in città, è stato perfino sospeso il consiglio comunale, a quanto ci dicono.
Noi – e intendiamo dire il blog Quarrata/news, unica voce davvero libera che ha narrato la vicenda Aias per intero fin dall’inizio – anche in questa circostanza siamo e restiamo il primo organo di informazione in assoluto a darne notizia con documenti alla mano e nella versione integrale.
Siamo orgogliosamente primi ancor prima dei giornali locali, La Nazione e Il Tirreno. Malvisti da Tvl e in qualche occasione anche male apostrofati dallo stesso Bardelli dalla sua personale emittente privata che, non si sa bene per quali motivi, ha sempre goduto di favori e regalie dal mondo della politica locale, regionale e nazionale – e basterà pensare al digitale terrestre.
Malvisti e ignorati – come al solito – dal mondo pistoiese, noi di Quarrata/news: ma professionalmente ineccepibili, svegli, presenti, veloci e pronti a svolgere, con un senso assoluto della realtà e della verità, la funzione di stampa che informa davvero, senza niente tacere e senza sconti per nessuno.

Vediamo cosa ci racconterà stasera Luigi Egidio sulla giustizia e sui tribunali. O cosa avrà da aggiungere don Diego Pancaldo rifacendosi alla sua solita metafora del mondo degli agnelli e dei lupi.
Edoardo Bianchini






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[Martedì 10 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

2 commenti:

  1. Sono la mamma di una ragazza disabile gravissima, seguita oramai da oltre vent'anni dall'Aias prima, dall'APR oggi, leggo fra le sue righe, una certa baldanza nel dare risalto alla notizia, che per giustezza andava data comunque, data e riportata, ma senza il clamore che trasuda....anche perchè ne lei, ne chi vi ha fornito il materiale per l'articolo vi siete posti mai nei nostri panni...., e lo dico con la rabbia sorda che ho nel cuore.....perchè le carte bollate, ne i tribunali, ci daranno mai la certezza che dopo di noi, e per alcuni è molto vicino, ci sarà qualcuno che si prenderà cura dei nostri figli, fratelli, genitori, amici...nessuno di voi che scrivete ci avete mai cercato per chiederci di esprimerci, di dire la nostra....e questo non è corretto....

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  2. E' vero, l'AIAS non é il Bardelli ed il Bardelli non é l'AIAS (o APR). Non posso entrare nel merito delle leggi e di tutto il resto, in quanto non ho le conoscenze necessarie al riguardo! Per questo ci sono tribunali, giudici, avvocati, ai quali però chiedo di tener conto di cosa vuol dire avere un figlio disabile, di cosa vuol dire trovare in un'associazione una seconda famiglia su cui appoggiarsi per qualsiasi problema, che ti dia la garanzia di prendersi cura di tuo figlio anche quando tu non ci sarai più. Oppure quando hai un fratello disabile per il quale tu e tuo marito hai sacrificato tutto, al quale, per un determinato periodo di tempo, non puoi dare le cure necessarie in seguito a problemi familiari e trovi nell'associazione un punto fermo su cui fare affidamento sapendo che a tuo fratello non mancherà niente.
    Il Bardelli avrà sicuramente fatto degli errori, ma il signor Bardelli conosce i nomi di tutti gli assistiti dell'associazione.
    E' da più di 40 anni che lui e Don Renato Gargini lottano per i diritti dei loro "ragazzi".
    Non dimenticherò mai Don Gargini durante un'assemblea, segnato dalla malattia e dall'età, che sentendo parlare dei problemi sorti in seguito al commissariamento, fu preso da grande sconforto.
    Non ho problemi a dire che mi chiamo Beatrice Lombardi, ho 26 anni e sono nipote di un uomo disabile nato nel 1955, che è assistito dell'AIAS da quando aveva circa 7 anni, un epoca in cui la disabilità era fonte di vergogna e tenuta nascosta, per cui i disabili rimanevano rinchiusi in casa e gli assistiti dell'associazione erano solamente 5.
    Mio nonno e mia nonna si sono battuti una vita per loro figlio, mia mamma continua a battersi e insieme a mio padre hanno sacrificato tutto.
    E' giustissimo riportare le notizie ed i fatti...fa parte del vostro mestiere. Se è possibile però, vi chiederei prossimamente di cercare di capire, chi veramente alla fine paga le conseguenze di queste vicende e magari di usare un pochino più di tatto nel trattare la notizia.
    Aspetto con ansia l'evolversi della situazione, sperando vivamente che la tutela degli assistiti venga prima di tutto, qualsiasi sia la conclusione della vicenda.
    Saluti.

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