di Alessandro Romiti
L’avvocato Cecilia Turco e il Comitato
fanno conoscenza
dinanzi all’aula giudiziaria
del processo Tibo-Cappocci
Il Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore
di Montale segue con passione il processo contro Tibo-Cappocci per il grave
inquinamento del territorio causato nel 2007 e le sig. re Maria, Patrizia,
Caterina e Angela – cittadine della Stazione di Montale – non hanno necessità di consultare il dispendioso documento
Moniter promosso dalla Regione Emilia Romagna e usato per dimostrare – in modo
fallace – l’innocuità dell’incenerimento dei rifiuti.
Il Moniter è stato trionfalmente
pubblicato con un increscioso strascico di polemiche della comunità dei medici
(Frer Er) schieratisi a fianco del Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore
di Montale.
Le signore di cui stiamo parlando
partecipano le sofferenze dei cittadini e soprattutto dei più malati, associati
al Comitato, che risultano i primi testimonial dei problemi causati dall’inceneritore
o ad esso in qualche modo riconducibili.
A queste signore, sono bastati gli anni
di polveri grigie che ricadevano sui loro bucati, il continuo persistere di
aria con Pm10 anche tre volte sopra al limite di legge e i nauseabondi fumi che
fuoriescono dall’impianto, soprattutto nelle ore notturne, e ciò soprattutto
nell’estate.
È stato per questo che – carpe diem
– le ho presentate, lo scorso 12 dicembre, all’avvocata Cecilia Turco, che
transitava nella sala antistante l’aula giudiziaria ove si teneva il processo.
«Avvocato Turco, mi permetta, le presento la nostra guida
spirituale e anche parte civile nel processo, la signora Maria, e la presidente
signora Patrizia, la signora Caterina tesoriera… Lei sapeva che al Comitato
sono associate delle persone che hanno avuto gravi malattie e subìto più
interventi chirurgici e che, tuttora, proseguono la loro battaglia con la
chemio…?».
L’avvocata Turco, che si occupa delle
difesa di Giorgio Tibo, prossima alla grazia di una possibile competizione
elettorale per la poltrona di primo cittadino di Pistoia, si fermò e mi gratificò
della sua attenzione, in maniera molto politically correct:
«Signor Romiti, grazie… Mi dispiace di queste notizie, mi fa
però comunque piacere conoscere queste signore».
E rivolgendosi dunque ad esse, non
senza una certa aria di rincrescimento, proseguì:
«Io sono comunque vicina alle vostre vicende e posso esprimervi
la mia comprensione; però… mi trovo a svolgere il lavoro di avvocato senza
guardare gli aspetti personali: così come un medico d’ospedale che non potrà rifiutarsi
di curare qualche bandito che ha un proiettile in pancia dopo aver fatto una
rapina. La difesa legale è un diritto garantito per tutti, quindi svolgo una
funzione professionale, potete comprendere il mio compito…».
Allora io aggiunsi: «Nel 2009, nella corsa per la Provincia, il Comitato ha
partecipato alle sue assemblee, proponendo delle domande dedicate all’impianto
d’incenerimento… Questa volta, torneremo ancora, se procederà nella candidatura
per la carica di Sindaco della città, vista la dimostrata emergenza sanitaria
che interessa certamente anche la città di Pistoia».
L’esimia professionista mi dette una
risposta certamente esplicativa nei suoi contenuti: «Eh no! Mi spiace, questa volta no: il Comune di Pistoia
proprio non ha alcuna competenza sull’impianto… Parlàtene con la Provincia
semmai».
Ma allora, cosa avevamo ascoltato nelle
fasi dibattimentali del processo? È stato da sempre detto e ribadito dalla
difesa, e ciò in ogni occasione, che l’inceneritore non inquina e non fa del
male a nessuno. E dunque, quale timore deve avere ogni politico nel propugnarne
la difesa dell’impianto di Montale, anzi il suo raddoppio sia pure durante una
campagna elettorale?
Le componenti del Comitato si sono però
dette dispiaciute per non aver avuto modo di stringere la mano – e così conoscere meglio – anche dell’altro
rappresentante della difesa, l’avvocato Andrea Niccolai.
Ma sperano in un’altra occasione,
foriera di altre opportunità. Chissà…
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[Mercoledì 11 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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