sabato 7 luglio 2012

RIFLETTENDO SULL’ARRESTO DEL CAPO DEI VIGILI NAPOLITANO


E sul rigore del comandante agli arresti domiciliari…

PISTOIA. Leggo su La Nazione di ieri sera (web), a proposito dell’arresto di Napolitano: «In un paese civile deve valere per tutti la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva […]  e spero che il comandante Napolitano possa esaustivamente dimostrare la sua estraneità ai fatti contestatigli. Nel frattempo darò tutto il mio supporto al corpo della Polizia municipale affinché possa proseguire il suo lavoro: siamo infatti alla vigilia di appuntamenti importanti come il Pistoia Blues che richiedono un particolare impegno da parte del corpo della Polizia municipale. Anche per questo auspico […] che la Procura faccia chiarezza sulle eventuali responsabilità delle persone coinvolte e che lo faccia in maniera rapida perché è evidente che, se l'amministrazione ha da essere, come deve, trasparente, rigorosa e imparziale nel suo agire, deve poter contare pienamente su uffici che siano, e siano riconosciuti, come autorevoli e al di sopra di ogni sospetto».

Queste parole sono di Bertinelli che, mentre sostiene l’ovvietà politico-giudiziaria (cos’altro avrebbe potuto dire?), sembra sostenere il comandante.
Un lettore, poi, che si firma, molto filosoficamente, Agatino Sapienza (Agatino significa ‘buonino’) stanotte, 07 luglio 2012, alle 01:06, scrive e commenta:
«Ricordo a tutti i signori che puntano facilmente il dito contro il Cte dei Vigili, è che il Napolitano è indagato, cioè si trova in una posizione in cui si sta “discutendo”. Le indagini preliminari, tutt'ora in atto non sono ancora chiuse (ci vorranno ancora dei mesi) e non è stato tantomeno Rinviato a Giudizio... quando e se questo accadrà, poi ci sarà un lungo processo, e se, per i più felici accusatori, sarà anche condannato, ci troveremo nel in 1° grado di giudizio. Non è assolutamente colpevole! Se non dopo l'Appello e l'eventuale Cassazione, ossia il 2° e 3° grado di giudizio. In tutto questo tempo il Cte avrà il diritto di difendersi, portando testimonianze e documentazione che smorzano o addirittura negano gli accaduti eventi... e se tutto questo è vero, quante altre importanti cariche della città di Pistoia sono coinvolte? Attenzione ... “chi non ha peccato scagli la prima pietra” questa frase non è mia!».
Sì, la presunzione di innocenza va sostenuta: e nessuno di noi se ne dimentica, specie i giornalisti.
Ma va anche bastonata a dovere la presunzione – mi sia consentito anche se non piacerà – con cui Napolitano si è mosso a Pistoia fin dal primo momento in cui è arrivato, nel 2007.
È stato il comandante delle polemiche: e non lo dico io, lo dicono le cronache.
È stato il comandante dei 6 milioni di multe: e non lo dico io, lo dice il bilancio di Pistoia – benvisto dalla giunta Berti, quella che dormiva nei lettini della Chicco mentre le rasoiate del taglieggiamento fioccavano con la rapidità di un agire da Edward mani di forbice, e mentre Evangelisti si faceva gli affari suoi, ma anche del Comune stesso (a detta dell’ingegnere).
È stato il comandante del ‘so tutto io’ che ha piazzato quel maledetto autovelox dove non doveva essere piazzato: parlo di quello del ponte dell’autostrada, che ha fatto illecitamente vittime, tant’è che è stato spento da un anno.
È stato il comandante – unico in Italia, com’è stato opportunamente sottolineato – che ha multato Clet Abraham, coprendosi di nazionale ridicolo.
È stato il comandante delle querele a tutti in tutte le direzioni. E non è ancora finita qui, per chi non lo sapesse.
Allora, quando faceva tutto questo, era il momento di richiamarlo a quella continenza che lui, indefettibile e pettoruto, pretendeva dagli altri a suon di querele: nel momento in cui fioccavano anche contravvenzioni per cittadini che passavano per piazza Mazzini alle 18:59, cioè solo un minuto prima dello scatto del coprifuoco così caro alla sua visione del mondo e della legge.
Nessuno (Giunta-Berti) ha detto nulla e la gente ha dovuto pagare. Come in un Medioevo dei balzelli, dei dazi, delle gabelle, del fiorino famoso di Non ci resta che piangere. Tutti zitti perché a tutti faceva comodo così: incassare, beccare quattrini. Parlo della politica, perché, a onor del vero, sia La Nazione che Il Tirreno non hanno fatto altro che levare gli scudi nel silenzio generale della buona politica pistoiese.
Io che ho detto qualcosa – e non più del Tirreno e della Nazione – a difesa delle povere vittime e contro tutto questo scempio legalitaristico inutile e vessatorio, sono stato querelato da Napolitano che si sentiva diffamato solo perché avevo espresso una opinione e una libera critica: e in che, diffamato, di grazia? Eppure ha anche trovato chi gli ha dato retta e lo ha assecondato nella sua superbia di censore: evviva le libertà dell’articolo 21 della Costituzione e della stampa!
Voglio ripeterlo, perdìo, a chiare note: io non parlavo per me stesso, ma per i cittadini taglieggiati; non parlavo per i miei interessi, non avevo contravvenzioni di cui vendicarmi e non sono entrato nelle indagini della Digos; né facevo lavorare le ditte degli appalti intoccabili in casa mia per farmi rifare il bagno.
Samuele Bertinelli, più che parlare di garantismo a favore del suo capo dei vigili, perché non chiede scusa alle migliaia di persone che hanno avuto sul capo la scure dell’autovelox dell’autostrada, che hanno pagato centinaia di euro e che li hanno pagati indebitamente?
Per un Sindaco-filosofo come lui sarebbe il gesto della verità e della riconciliazione del dopo-Berti.
E perché non si inchina dinanzi a chi è stato preso a calci dal suo Comandante solo perché ha avuto il coraggio di alzare uno scudo a difesa della gente che non ha scampo da chi ci insegna la morale, ma, forse, in primo luogo, avrebbe da impararla in prima persona?
Lo stesso vale anche per chi, come Agatino Sapienza, con molto legalitarismo, cita il Vangelo, ma si cela dietro a nomignoli (Gesù non faceva così…) che, proprio perché nascondono un viso, mostrano a chiare lettere che in questa città di perfetti, di legalitari, di tutori della legge, di conservatori della dignità altrui, gli uomini non se la sentono di scoprirsi per un motivo semplice, ma evidente: perché si sentono in un mondo di mafia in cui non hanno il coraggio di farsi vedere per la paura di essere colpiti alle gambe. Pistoia.
E dantescamente… detto ve l’ho, perché doler vi debba!
Edoardo Bianchini
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[Sabato 7 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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