sabato 19 ottobre 2013

LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA


di LUIGI SCARDIGLI

Presentato alla libreria Lo Spazio l’ultimo libro di Achille Occhetto

PISTOIA. È uscito indenne da tutte le fasi dei vari tracolli della sinistra, Achille Occhetto, un renziano ante litteram, che nel 1989, a 72 ore dal crollo del muro di Berlino, ebbe il coraggio di salire su quel treno che le ferrovie della storia non avrebbero fatto mai più ripassare. Fu lui che a Bologna pronunciò l’orazione funebre del Partito comunista italiano, il partito comunista più forte d’Europa, ed è intorno a quella frase, pronunciata confidenzialmente ad amici giornalisti durante quelle concitatissime ore, che si snoda e si sviluppa La gioiosa macchina da guerra (Editori Internazionali Riuniti, 16 euro), il libro presentato in mattinata alla libreria Lo Spazio, in via dell’Ospizio, a Pistoia.

Per sapere cosa sia successo in quei giorni, quali furono i presupposti che obbligarono, più che suggerire, la morte e l’immediata resurrezione e cosa ne sia soprattutto scaturito, basta aver seguito, nemmeno tanto attentamente, le vicende quotidiane, prima che politiche, del nostro Paese ed avere a che fare con un’inflazione figlia di una gestione politica ed economica scellerata al limite della denuncia. Alberto Guercini, Matteo Grasso e Francesca Perugi, i tre studenti di Scienze Politiche il primo e di Storia Contemporanea gli altri, ai quali Sinistra ecologia e libertà, che ha organizzato l’evento, ha affidato il compito di leggere il libro per poi intavolare un dibattito, hanno affidato le proprie curiosità speculari alla storia contemporanea, sì, ma quella trascorsa, quella edita sul volume, ignorando il futuro, che è quello che ci riguarda. Loro tre, soprattutto.
Perché Occhetto, alla stregua di molti dei suoi colleghi con i quali ha spartito i momenti più delicati e letali della deriva del pianeta Italia, i compagni di sinistra e quelli di destra, laici fintamente incalliti e cattolici dell’occorrenza, è l’incarnazione, tangibile, reale o troppo onerosa del più grande errore della politica italiana: il vitalizio. A peso d’oro.
Certo, onore allo strappo della Bolognina, all’inimicizia di D’Alema e Napolitano, all’aver subodorato che dietro il rapimento e l’omicidio Moro ci siano stati i servizi segreti deviati, con le maschere dei brigatisti rossi, posizioni rivendicate e affidate alle stampe nella sua gioiosa macchina da guerra e sbandierate chirurgicamente in prossimità di consultazioni elettorali, mostruosamente perdute; ma anche lui, come i suoi nemici giurati e tutti gli intellettuali che si sono riuniti nei salotti borghesi parlandosi addosso lasciando l’elettorato in balìa di qualsiasi imbonitore, ha saputo salvarsi dal naufragio. E restare a galla.
E non su una zattera di fortuna, ma su un panfilo, con il quale navigherà fino al tramonto.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 19 ottobre 2013 | 18:54 - © Quarrata/news]

Nessun commento:

Posta un commento

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.