martedì 10 luglio 2012

PER PAOLO NUTINI FU SOLO UN CONTRATTEMPO

di Luigi Scardigli

Sarà l’elemento di spicco della seconda delle tre serate del blues

Il Festival Blues, la 33esima edizione, è ormai alle porte, con un prologo, esattamente il giorno prima, giovedì, decisamente gradito, quello dei Subsonica. Ma la rock band torinese non fa parte della tre giorni della Tafuro dinasty e per questo mi pare doveroso iniziare a parlare dei personaggi di spicco che animeranno questa ennesima meraviglia pistoiese.

Inizio questa piccola rassegna specifica da un artista che, in qualche modo, è di casa. Paolo Nutini, testimonial della Puma, al fianco di una divinità dell’atletica, Usain Bolt, è un giovanissimo musicista scozzese, di padre italiano, anzi, toscano, della provincia di Lucca, per l’esattezza. Ed è proprio il padre a sponsorizzarlo in modo quasi maniacale alla musica, un avviamento che si imbatte in una di quelle coincidenze che cambiano il corso dell’esistenza. Quella di Paolo Nutini, forse, non sarebbe stata quella che è se per la festa nella città natale di Paisley in onore del coetaneo concittadino David Sneddon, vincitore per la BBC della Fame Accademy, non si fosse consumato un contrattempo, quello che impose al marmocchio di salire sul palco ed iniziare a cantare.
Convinse tutti, il ragazzo, soprattutto Ken Nelson, un produttore che andava per la maggiore e che gli propose, immediatamente, la sottoscrizione di un contratto irrinunciabile. Il resto, appena due album, d’accordo, ma parecchio convincenti, è la storia dell’ultimo decennio. Paolo Nutini, in fondo, di anni ne ha appena 25, ma da più di un lustro è considerato, probabilmente non a torto, uno dei maggiori interpreti del soft rock e in qualche modo, anche del blues.
Per questo, sabato prossimo, sarà lui, l’elemento di spicco e di maggior attrazione della seconda delle tre serate del Festival, una notte parecchio anglosassone, con una scaletta decisamente marcata a fuoco dal suond anglosassone, offerto, in successione, da una delle band ammesse all’onore di piazza del Duomo direttamente dalle selezioni di Obbiettivo Blues’In, un prologo che sarà seguito, in sequenza, dai Last Standing, dalle riletture beatlesiane del pistoiesissimo Sergio Montaleni e la sua band, dall’altro british della serata, Piers Faccini e con la chiusura del palco affidato al giovanissimo italo-scozzese, che ha già convinto, in tempi non sospetti, l’icona sadomaso più sfortunata del panorama musicale contemporaneo, Amy Winehouse, vittima della propria inconsolabile inconsistenza, alla quale, qualche anno fa, ebbe l’onore e il merito, forse è bene dirlo, di aprire i concerti.

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[Martedì 10 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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