giovedì 20 ottobre 2011

FUGA DI GAS. UNA STRADA CHIUSA, UNA CENTRALINA E UNA ‘REDOLA’



QUARRATA. Leggo con grande curiosità e stupore – e alla fine mi scappa da ridere – l’intervento di MQ sul Tirreno di oggi, 20 ottobre, riguardo all’incidente avvenuto ieri in via di Lucciano e di cui potete leggere il testo nella foto n. 1.
Mi scappa da ridere perché, guarda caso, la faccenda riguarda proprio casa mia: e la centralina di cui si parla, non è una centralina, ma, molto modestamente, il mio contatore del gas. E la redola, di cui MQ parla, non è una redola, cioè una volgare viottola tra i campi, ma è via Rossini, una strada a circolazione normale per residenti e no – e bastava andarselo a vedere su Google Maps, come vi dimostro con la lettura satellitare nella foto n. 2.
E se non bastasse: allo sbocco di via Rossini in via di Lucciano, sulla destra per chi si immette, c’è (e c’è sempre stato) un bel cassonetto della spazzatura del Cis, piazzato a ridosso dell’angolo, in una posizione perfetta per impedire – a chi entra in via di Lucciano – la vista di chi sopraggiunge, in direzione Quarrata, lungo via di Lucciano stessa, proveniente da sud e indirizzato verso la chiesa parrocchiale (foto n. 3).
Nessuna meraviglia, quindi, che il povero motociclista che ha sbandato, sfasciando il mio contatore del gas, si sia impressionato e spaventato nel vedersi un’auto quasi nel mezzo della strada all’improvviso: era fisiologico, necessario, inevitabile.
Di situazioni come queste non se ne accorgono solo i vigili e gli uffici tecnici del sindaco più grande che sia mai esistito nella metropoli del mobile: il sindaco, voglio dire, delle opere d’arte inutili (Nannucci, Buren etc.), ma del disinteresse per le opere minime necessarie alla sicurezza della gente – e perciò anche dei suoi elettori di sinistra, se non di tutti i suoi concittadini.
A MQ, tuttavia, che ogni giorno vediamo riempire le pagine di cronaca del Tirreno – e, a dire il vero, non senza una qualche capacità e anche una innata inclinazione – suggeriamo, da vecchi cronisti (molto più vecchi e navigati dei suoi stessi capi) di prendersi un istante di pausa e di riposo, di sedersi un attimo e di pensare.
Quando si lavora troppo, finisce che si incappa anche in più imprecisioni e approssimazioni, come in questo caso.
Forse MQ è pervasa da sacro furore – e la capiamo benissimo: ci siamo passati anche noi, molto prima di lei.
Ma è bene che – forse – tenga presente anche la remota possibilità che, dopo tanto lavoro e tanta abnegazione, dopo aver tirato così tanto la carretta per chi dirige la cronaca tirrenica, non le càpiti quello che è già capitato a così tanti prima di lei: e per non restar nel vago, chi scrive, o Luigi Scardigli, o Roberto Bertocci – o mille altri ancora che non starò qui a in-filare.
Resterebbe male, in fine, MQ, se un bel giorno il suo caposervizio, come ebbe a fare con me dinanzi al pretore del lavoro (1994-95), se ne venisse fuori dicendo che al massimo – pur con le decine di pezzi che scrive ogni mese – ha lavorato sì e no soltanto due o tre ore al giorno...
Meno male che non tutti i magistrati sono ciechi; e che l’allora giudice del lavoro, oggi presidente del tribunale di Pistoia, non ritenne (la cosa è agli atti) attendibile Vivarelli.
Il che per un giornalista non è proprio un gran complimento…
e.b. blogger
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 20 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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