martedì 12 marzo 2013

COMUNONE O UNIONE? FERMIAMOCI UN ISTANTE A RIFLETTERE

di FELICE DE MATTEIS

SAN MARCELLO-MONTAGNA. Comune unico o Unione dei Comuni? È un falso problema, tanto più se alla base di questo dilemma incombe il solito ritornello del risparmio e degli eventuali bonus annuali che sembra più una elargizione che non una parte di un progetto condiviso e accettato.
Prima di tutto questo ragionamento, però, un altro, a parere di chi scrive, andrebbe fatto: è lecito “sopprimere” entità locali che affondano nella storia, usi, costumi e mentalità che trovano, nonostante la vicinanza territoriale, diversità speculari che giustificano l’esistenza dei singoli Comuni, la loro sopravvivenza e il loro giusto diritto a migliorare non in virtù di elemosine ma di accertate necessità?

La domanda ci riconduce al quesito di fondo, se siamo o no disponibili di diventare goccia di quel mare che si chiama globalizzazione, economica, etnica, storica e territoriale.
Pur nell’allora contesto storico, l’età dei Comuni in Italia ha segnato l’azimut di una età vivida in tutti i campi dell’esistenza, perché le forze impiegate si riflettevano nelle comunità di appartenenza e la mutualità si esprimeva senza necessità di leggi “a priori”, ma solo in base alla necessità del momento e della situazione, e alla illuminata preveggenza dei Signori del tempo. Ma oggi, in un mondo nel quale domina l’economia sulla politica e l’interesse indistinto dei pochi sul vivere civile delle comunità, questo guazzabuglio che si chiama Comunone o Comune Unico appare come la panacea di tutti i mali e l’unico rimedio accettabile per un futuro dignitoso? E se anche fosse, non sarebbe forse un futuro scelto e imposto da altri per tutti noi?
E se invece di raggruppare i Comuni eliminassimo il cancro delle Regioni? Nessuno ci ha mai pensato?
Da dove nasce il disfacimento e l’allontanamento di appartenenza al proprio territorio se non da questi enti succhiasoldi, impersonali e lontani dai bisogni reali, che partoriscono progetti generali, leggi che valgono per tutti, senza valutazioni di principio e di metodo, in forma asettica, senza cuore e senza attenzione al singolo territorio?
Valga per tutti l’esempio dell’Ospedale Pacini di San Marcello Pistoiese: un ospedale al servizio di quattro Comuni, nato per quei territori, cresciuto, sviluppatosi e parte integrante di quel corpo che si chiama Montagna. Ecco l’esempio di un servizio generale per la Montagna che viene sacrificato da chi il territorio non lo conosce se non per qualche abbuffata preelettorale.
Per ragioni che si vuol fare passare – e non è vero – di carattere economico, i centri di potere e quindi di intrallazzo e di interesse debbono essere creati e mantenuti in poche mani, là dove il principio della distribuzione delle risorse può molto più agevolmente essere usato per mantenere ed accrescere un potere politico che altro non è che la vergognosa spartizione di una torta che non conosce colori ma solo profitti e personali guadagni.
Quando i cittadini della Montagna saranno chiamati, da ultimo e per forza, ad esprimere il loro consenso, fra l’altro non vincolante, fra Comune Unico o l’Unione dei Comuni, tengano bene a mente che, pur facendo salva la buona fede dei proponenti, ipotecheranno il loro futuro prossimo e quello dei loro figli.
La rappresentanza politica che, sempre in buona fede, i cittadini hanno delegato ai vari politici affinché tutelassero i loro interessi, ha prodotto l’attuale disastro in termini di occupazione, viabilità e progresso sociale in generale. È un dato di fatto e non una semplice, sterile polemica.
Molte volte, con il cuore e tutti insieme, gli ostacoli si possono superare e le aspettative di una migliore esistenza, coltivare. Se anche questo verrà delegato al “grande fratello” che tutto vede, tutto sa e per tutti dispone, anche l’anima che, per il momento, non sono riusciti a prenderci, diverrà “roba loro”.
Pensiamoci.

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[Martedì 12 marzo 2013 | 12:51 - © Quarrata/news]

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