giovedì 26 settembre 2013

RAZZA DI SEPOLCRI IMBIANCATI


di EDOARDO BIANCHINI

Il problema (non piccolo) dell’informazione e del rispetto della legalità nelle sante istituzioni patrie

STAMATTINA ALL’ALBA, durante un’operazione antidroga svoltasi con un blitz nei bassifondi di Pistoia, gli agenti della squadra mobile hanno fermato due giovani (entrambi italiani) che sono risultati in possesso di ben 250 grammi di cocaina destinata allo spaccio.
Portati in questura alle 08:20, dopo un breve interrogatorio, i due sono stati rimessi in libertà perché, sugli involucri della merce sequestrata, non c’erano le indicazioni di legge per i consumatori, ma anziché cocaina proveniente da…, stock prodotto del…, da consumarsi preferibilente entro il…., quella polvere bianca era semplicemente etichettata come borotalcofelce azzurra o più semplicemente bicarbonato si sodio. Gli agenti, pur in presenza di vera sostanza stupefacente, poiché mancavano i corretti identificativi chimico-farmacautici, hanno dovuto rilasciare i due fermati.

UN PO’ DI SAGGEZZA

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Costituzione, art. 21.

È diritto insopprimibile dei giornalisti [e non c’è scritto di quelli con testata!] la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.
Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori.
Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori.

Art. 2, Legge n. 69/1963, sulla professione di giornalista.
È ovvio che vi sto provocando e prendendo in giro. Ma è anche ovvio, cari lettori intelligenti di questo blog, che vi sto rappresentando un’assurda situazione dinanzi alla quale, se si verificasse, nessuno di voi farebbe finta di niente: le cose sono quelle che sono, al di là dei bolli e delle patacche amministrative che ci si possono appiccicare sopra. Nessuno metterebbe, infatti, il bollino “AIA” o “Amadori” sopra un pollo nero cinese, pretendendo che il consumatore lo prendesse per un prodotto italiano.
Chi è di voi che disconoscerebbe che l’ultimo libro di Pansa (Sangue, sesso, soldi. Una controstoria d’Italia dal 1946 a oggi) è un’indagine-inchiesta sulla nostra beneamata Repubblica: che è anche, però, un lavoro giornalistico, indubbio e indiscutibile, anche se stampato da Rizzoli ma al di fuori del cappello del Corriere della sera? “Alzasse la mano” (direbbe D’Alema) chi lo farebbe.
E invece scendiamo a Pistoia – la piccola e cara Pistoia a misura d’uomo e di filosofo – e prendiamo due sacre istituzioni: da una parte il Comune di Pistoia (pardon: del Bertinelli, visto che lui ci vive dentro fino a notte fonda) e dall’altra la Ausl 3 di Roberto Abati, laureato in sociologia a Urbino e, si presume, con almeno qualche nozione, seppur spicciola, di diritto.
Ambedue questi torrioni-baluardo della civiltà pistoiese si sono convinti che, per considerare tale l’informazione, sia necessario che essa corra necessariamente sotto il marchio di una testata.
Poverelli, sia Abati che Bertinelli, che, nei presupposti, negano l’intrinseco valore di informazione e cronaca a Pansa perché quel Rizzoli lì, che pubblica il libro, non lo fa nelle pagine del Corriere: e finiscono ambedue (Abati e Bertinelli) per comportarsi come quei poliziotti, di cui sopra, che, mancando alla cocaina sequestrata l’etichetta giusta, hanno lasciato andare liberi gli spacciatori in quanto “soggetti non rispondenti alla fattispecie”.
Nonostante tutti gli apparati burocratici (ve la ricordate la sovietica e terribile бюрократия, burocrazia?) di cui si circondano, lividi in volto quali re sul trono (Alfieri), schivano e schifano (la parola e la radice sono le stesse e con significato affine: ve lo può certificare uno scienziato della lingua come il compianto Bruno Migliorini) schivano e schifano tutti coloro che fanno informazione (e anche più vera del solito, come quella di Quarrata/news) senza una testata sulla testa, pur essendo giornalisti da oltre 40 anni, e per di più, chi scrive, professionista: cioè con l’obbligo dell’esclusività della professione, acquisito costitutivamente il 3 ottobre 1995, cioè ben circa 20 anni fa, ma nell’albo dal 4 dicembre 1972 – tant’è che l’Ordine gli ha fatto la festa, con targa e medaglia d’argento, se non erro, il 25 marzo scorso.
Dunque, quando io parlo e scrivo, pur avendo lo status di professionista (e la massima è: semel sacerdos, semper sacerdos, una volta prete non si smette mai di esserlo…), non conto – come direbbe il marchese Onofrio Del Grillo – un cazzo. Ovvero: fossi un medico e riscontrassi che c’è il colera, ma non avessi un contratto con l’Asl e un ambulatorio in cui visitare, sia Bertinelli che Abati, ambedue per le loro rispettive competenze sanitarie, potrebbero impiparsene dell’allarme da me lanciato solo perché… non ho il bollino blu, la testata – magari nel muro.
Ciò è stupefacente più che mai perché tutto questo avviene in un momento in cui tutti parlano di libertà e di diritti per tutti: Abati certifica il miglioramento delle condizioni sanitarie della gente della nostra Montagna e Bertinelli procede a testa bassa per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali, ma il primo depotenzia l’Ospedale di San Marcello e il secondo manda i rom neppur nel ghetto, ma direttamente nel Lager del Brusigliano. È chiaro?
Vorrei semplicemente ricordare a questi due illustri guardia di porta dei torrioni-baluardo di Pistoia, che la loro posizione, di un fariseismo davvero esemplare, forse potrebbe (e dico potrebbe) essere giusta per i blog che non sono testata, ma che non hanno neppure in testa un professionista dell’informazione: ma è compatibile, per loro (Abati e Bertinelli) essere tanto legalitari e legalisti da sentirsi così rigidi, esclusivisti e severi dinanzi alla libertà di espressione, di opinione, di critica e – aggiungo – di cronaca, ed essere al tempo stesso, entrambi, così flessibili e accomodanti nei confronti di una Apr/Bardelli che non esiste (e vadano una buona volta a leggersi quest’ordinanza del Tribunale di Roma, perbacco! Ce l’hanno perché gliela ho spedita io stesso per accomandata!) sicché
  1. Abati eroga 550 mila € mensili a un soggetto inesistente
  2. Bertinelli niente fa per correggere – come suo dovere – l’accreditamento, in Regione, di una onlus che non esiste per ordinanza tribunalizia, pur dovendo Bertinelli sapere che fu il suo predecessore Berti a operare l’accreditamento, extra ordinem (cioè al di fuori di ogni legalità), arrogandosi il diritto di certificare l’Apr/Bardelli al posto della legittimata dottoressa Borgogni.
Scusatemi se sono laureato solo in Grammatica greca e latina. Ma quando vedo cose di questo genere, tollerate e ammesse nel silenzio di tutti nella città di tutti che però è solo di Bertinelli e basta, io mi chiedo, sfavatissimo, che cosa abbia fatto di male, nel corso della mia vita, per dovermi ritrovare a viverne gli ultimi anni in un casino totale che si arroga puzzolentemente il diritto di insegnare il rispetto della legalità a chi vede ogni giorno portarsi via in tasse quattrini propri che poi finiscono in mano a soggetti che non esistono e non sono legittimati ad esistere perché così ha detto un collegio tribunalizio.
Sto sbagliando? Allora dimostratemelo, per favore, ma non a parole: con logica stringente e inoppugnabile.
Perché è qui che, come Levi nel Lager, io, vittima di questo sistema democratico e legalitario-legalista, provo profonda vergogna nei confronti dei nostri sepolcri imbiancati!

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 26 settembre 2013 | 09:35 - © Quarrata/news]

2 commenti:

  1. Se ho capito bene, ASL e Comune (istituzioni pubbliche, organismi che vivono grazie ai soldi dei contribuenti. Di tutti i contribuenti) nell'inviare i loro comunicati stampa, nel fare cioè lodevolissima azione di trasparenza, non considerano Quarrata News "degno" di tali invii (o lo considerano "degno" solo a intermittenza) .

    Se così è, se cioè QN non riceve i comunicati stampa di queste due fondamentali istituzioni pubbliche essendone menomato nel suo diritto/dovere di informare e commentare, si è in presenza di una discriminazione. Inaccettabile e pericolosa.

    Per la sostanza delle cose, vale davvero poco il fatto che QN non è testata giornalistica registrata in Tribunale. Consiglierei gli uffici legali delle due istituzioni di consigliare sindaco e direttore generale a non insistere in questa brutta discriminazione. Rischiano non solo una pessima figura sul piano della democrazia sostanziale, ma pure una condanna in Tribunale (qualora ti venisse voglia di portarceli).

    Per non parlare dell'aspetto deontologico per i colleghi responsabili dei due uffici stampa.

    RispondiElimina
  2. Da tempo da parte di molti dei i nostri amministratori si è presa la pessima abitudine di non rispondere ai giornalisti che non piacciono sia perchè pongono domande imbarazzanti sia perchè non sufficentemente ossequiosi. C'' è qualcuno - addirittura- che va nelle redazioni a piagnucolare e a fare rimostranze e a chiedere di mettere la mordacchia al giornalista reprobo e cattivo. E, purtroppo, a volte c'è chi li sta a sentire,Quando invece si trovano di fronte a rifiuti questi signori riservano le notizie esclusivamente a chi li incensa e, magari, li presenta come grandi difensori della democrazia.
    Viene voglia - scopiazzzando il bravissimo Alberto Sordi- di mandarli tutti a quel paese.-

    RispondiElimina

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.