lunedì 22 novembre 2010

AIAS, PER BARDELLI È COSÍ


Il presidente dell’Aias, Luigi Bardelli, ci invia la nota che segue, qui integralmente pubblicata.
Scrive:

A parte le divagazioni letterarie, se la lettura dell’intervista pubblicata domenica su La Nazione ha provocato dubbi tanto da dover scomodare il sommo dubbio pirandelliano, merita una risposta. Purtroppo, la mia risposta all’espulsione dei soci della quale mostrate grande preoccupazione nel contesto delle conseguenze disastrose causate dalla presenza del commissario, è stata molto tagliata. Così ve la mando integrale e le vostre critiche potranno essere più puntuali.
Così avevo dichiarato a La Nazione:
«Permetteteci di non entrare nel merito dell’espulsione dei due soci. Solo una cosa possiamo precisare. Tutto è stato fatto secondo le regole dello statuto nazionale. Il Consiglio Nazionale aveva la facoltà di dire se la decisione dell’Aias di Pistoia fosse fondata o meno e di riammettere subito i soci, non si è mai pronunciato. Uno dei due soci, attesa invano tale decisione, decise di dimettersi con dimissioni irrevocabili, mentre l’altro insistette e la decisione fu presa con un solo voto contrario contro 230 voti favorevoli, dell’Assemblea dei soci Aias di Pistoia.
Altra cosa che possiamo dire, l’espulsione non è avvenuta per diversità di vedute o per questioni ideologiche, ma per fatti ben precisi e documentati di fronte ai quali il presidente nazionale Lo Trovato ebbe a dire al presidente Bardelli ed al tesoriere Alfonso Cremese: “Ma buttateli fuori questi due”. Sono fatti che ho dovuto enunciare davanti all’Assemblea dei soci, quindi sono agli atti. Del resto lo statuto attribuisce loro la facoltà di non accettare la decisione di una sezione, senza per questo bisogno di commissariarla».
Per completezza, su precisa convocazione, il nostro direttore generale si recò a Roma documenti alla mano.
Invece, per la Fondazione le potrei rispondere con una battuta ai suoi perché: «Per non far portare via il patrimonio da un eventuale commissario dell’Aias Nazionale visto che nel periodo in cui fondammo la Fondazione i dirigenti nazionali e siciliani ebbero a che fare con vari anni di galera».
E in realtà la ragione era che allora si doveva preservare il patrimonio da tentazioni anche stataliste e scegliemmo la Diocesi in “caso di scioglimento” anche perché l’Aias, non avendo personalità giuridica, aveva incontrato non poche difficoltà a ricevere donazioni. Poi, con la legge delle Onlus successiva, tutto è stato regolamentato secondo legge ed in caso di scioglimento della Fondazione i beni andrebbero ad altra Onlus e non alla Diocesi che non è Onlus. L’articolo di legge infatti fu recepito nello statuto.
Invece deve sapere che la costituzione della Fondazione è orgoglio dell’Aias di Pistoia. Infatti, se non ci fosse stata, l’Aias avrebbe dovuto provvedere da sola con “il cappello in mano” a mendicare locali per la propria attività, così come aveva fatto sempre fin dalla sua nascita nel 1964. Invece, allorquando ci sono stati utili l’Aias li ha potuti destinare secondo la scelta che aveva fatto e secondo l’art.9 dello statuto nazionale, alla Fondazione e la Fondazione a sua volta si è impegnata a recepire fondi, lasciti, patrimoni vari in virtù della stima che ha saputo conquistarsi. Tutto questo è confluito a garanzia del progetto Aias Pistoia, della sua crescita e del suo sviluppo. E di questo “parlano le pietre”.
Infine, di cosa si sta parlando? Anche se le cose da voi dette fossero vere? Di fronte al dramma quotidiano di oltre 2000 famiglie? Di fronte a quanto è stato costruito in 40 anni? Di fronte alla protesta di 10 famiglie su oltre 2000? O di 20 soci su oltre 400? Di fronte ad un commissario che “è venuto per distruggere”? Di fronte ad una associazione di 120 dipendenti e che registra la soddisfazione degli utenti e delle famiglie, dei dipendenti e dei sindacati, i cui servizi sono ambiti da gran parte della città della Toscana!!?
Comunque, auguri e tutto sommato grazie per averci permesso di precisare.
Luigi Bardelli

***
Sono state apportate alcune correzioni grafiche (corsivi al posto di sottolineati, maiuscole, colori del testo) per criteri di omogeneità rispetto al blog.
Ovviamente, se con dovessero andare bene, il presidente può puntualizzare.

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