martedì 23 novembre 2010

GIORNALI, NON NE POSSIAMO PIÚ!


Questo povero blog di periferia è aperto da appena cinque o sei giorni, e già registra un concentramento di attenzioni, curiosità e letture.
Non è vero che la gente è distratta e disinteressata. La gente è stufa.
È stufa del conformismo e delle veline: non quelle di Berlusca, che possono essere fatte e disfatte e poi mandate a casa nel giro di poche ore.
La gente è stufa delle veline di un malcostume che vede e prevede di vivacchiare rinunciando a dire e cercando il già detto e il già confezionato. È l’etica e l’ottica dei supermarket e dei precotti.
Tucidide – che anche il sindaco di Quarrata cita a sproposito stralciando da un discorso di Pericle sulla democrazia, senza avere la più pallida idea di cosa sta dicendo – nello spiegare il suo metodo d’indagine, affermava che gli storici si rifanno, per lo più, alle tesi preconfezionate a danno della ricerca e della verità.
È quanto succede nella stampa e nell’informazione. Più che mai in quella locale. Ed è quanto sembra di poter capire in questa sobria, pensosa, ma significativa lettera che Renata Fabbri ha spedito a Quarrata/news: una lettera in cui dice di non voler andare oltre certi limiti per non sconfinare nel politically incorrect, pur se si può aggiungere – citando stavolta Socrate – che «non si deve più rispetto agli uomini che alla verità».
Benvenuta, Renata!
La ringraziamo e ringraziamo anche tutti i nostri lettori che, in pochi giorni, hanno assediato questa nuova, inarrestabile voce: una voce che non cede a nessuna pressione.
Renata scrive:

Caro Bianchini,
il tuo post “Fare cronaca a farla male”, mi sollecita una riflessione su cosa rappresenti oggi  la comunicazione.
Certo che dall'alto della tua lunga esperienza avrai avuto modo di scorrere questi anni e vedere quanto sia mutato il cercare le notizie, il selezionarle e i modi con cui queste vengono porte.
È innegabile che i processi abbiano seguito quelli che sono i mutamenti della società con il proporsi anche  attraverso altri supporti, ma resta il fatto che consapevolmente o meno il sistema costituisce un potere ben congegnato e non da ora.
Solo gli sciocchi, o gli interessati, fanno finta di nulla.
Sollecitare una riflessione sul tema dell'etica nella (e della) comunicazione implicherebbe esprimere interesse a portare al centro del discutere il compito/servizio che la comunicazione dovrebbe assolvere nella società, anche in questa contemporaneità declinata nella postdemocrazia.
La politica da troppo tempo ha perso i classici luoghi di confronto e sintesi. I partiti politici sono divenuti comitati elettorali, le istituzioni sono in profonda crisi.
Le testate giornalistiche, ma anche i programmi televisivi, raramente si sottraggono al ruolo di divenire essi stessi
pars politica e sappiamo bene quanto peso abbiano i media nella formazione dell'opinione pubblica odierna.
La banalizzazione della complessità, la spettacolarizzazione della proposta, le risse fomentate ad arte, la leggerezza o lo sciocchezzario, le innovative figure degli “opinionisti” di strada che trattano temi profondi contribuiscono ad annacquare la riflessione, a facilitare la minimalizzazione dei problemi, con il risultato di alimentare l'indifferenza oppure un risentimento sordo che non incita all'impegno, a mettersi a disposizione per contribuire a formulare in concreto risposte.
Non mi dilungo a commentare lo stato dell'informazione locale. Come si suol dire, non è politicamene corretto.
Sono arrivata comunque alla conclusione che nulla è dato dal caso.
Allo stesso tempo sono convinta che ciò che è passato non si riproporrà mai sotto le stesse forme, anche se rimane imprescindibile la necessità di una corretta informazione come base per ogni forma di reale partecipazione.
Se le difficoltà ad accedere all'informazione sono sempre esistite, oggi la tecnologia mette in campo opportunità che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili. Il successo dei social network ne è la riprova.
Ben vengano quindi i blog, sempre più seguiti, e, se fatti con serietà,  prezioso servizio.
Buon lavoro, ce ne è bisogno, caro Bianchini.

Renata Fabbri
 
PS:  Spero di non averti tediato troppo… Se ci sarà altra occasione conterò le “battute”.


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