sabato 15 dicembre 2012

MA COS’È, IN FONDO, LA VERITÀ?


di LUIGI SCARDIGLI

Un rigoroso e intrigante “Così è (se vi pare)”

PISTOIA. Lo avete letto Il giardino dei Finzi-Contini? Lo so, ci sono libri, nella biografia nazionale, che vengono prima dell’opera massima di Bassani. Ma fatelo, qualora non fosse ancora successo, per il semplice motivo che libri scritti con tanta precisione sintattica, credetemi, ce ne son davvero pochi.

Parto da lontano, ma arrivo immediatamente al nocciolo della questione: stasera, sabato, o domani pomeriggio, domenica, passatele due ore al teatro Manzoni in compagnia della rappresentazione pirandelliana Così è (se vi pare), riadattata e diretta, nell’occasione, da Michele Placido e distogliete sguardo e attenzione da qualcosa che, avendo almeno frequentato i banchi delle superiori, dovreste conoscere e concentratevi, unicamente, maniacalmente, mi permetto il lusso di sospingermi, sull’interpretazione di Luciano Virgilio: il teatro, quel teatro, al quale, ad onor del vero, non rivolgo attenzione sacrale, ma che è pur sempre, e sempre resterà, la base del mestiere, si fa così, come lo incarna lui.
Stratosferico, senza mezzi termini, con un calore e un distacco da grillo, pardon, voce narrante, l’insinuazione costante che dissacra e ridicolizza gli affanni dei presenti, alle prese con la scoperta della verità: chi mente e chi è realmente pazzo tra il signor Ponza e la signora Frola, giunti, inaspettatamente e improvvisamente, in un paesino della provincia di Agrigento, scampati alla distruzione di un terremoto che ha raso al suolo la Marsica?
Lui, non v’è dubbio: lo si capisce da come si agita quando gli si chiede motivo e ragione perché nasconda a tutti la moglie, che non è la figlia della signora Frola, ma bensì la donna del secondo matrimonio. Ma no, è lei, che non si è voluta arrendere all’idea di aver perso, nelle scosse telluriche, la figlia amata e data in sposa al signor Ponza e che per secondare la sua follia, il genero ha deciso di resuscitare.
La verità, che non c’è, perché è a stretta discrezione di chi la osserva e da chi ne vuol ricavare i benefici più graditi, è che la donna misteriosa, segregata dal marito con la pacifica, seppur dolorosa, connivenza della madre, è in realtà l’una e l’altra, ma anche o meglio, soprattutto, altro, capace, in una qualsiasi altra circostanza, di svestirsi di entrambi gli abiti delle circostanze per indossarne nuovi.
La verità, in realtà, è un’illusione ottica alla quale ci aggrappiamo sistematicamente per riuscire a schierarci, a parteggiare per l’uno o per l’altro, costruendoci un nemico da combattere, un avversario da eliminare, una paura da vincere.
Certo, Luciano Virgilio, a fare il mattatore, non è solo: con lui un’anziana meravigliosa, Giuliana Lojodice (la signora Frola), data in pasto agli applausi, così come Pino Micol (il signor Ponza), uno stakanovista del tabacco prestato alla recitazione. Attorno, un viavai di omuncoli e donnette, che si agitano sulla scena affinché la calma serafica del dubbio prenda il sopravvento e conduca tutti, felici e contenti, fino al sipario.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Nella foto (di Luigi Scardigli) Pino Micol, Giuliana Lojodice e Luciano Virgilio.
[Sabato 15 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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