venerdì 8 aprile 2011

INCENERITORE. L’ALLARME GENTILINI



AGLIANA-PIANA. Questa la sintesi della lunga e sconfortante (quanto drammatica) nota di denuncia della dottoressa Patrizia Gentilini, riversata nel verbale del tavolo istituzionale di ieri 7 aprile.
Le autorità sanitarie, omettono di trasmettere i dati numerici assoluti dei casi di malattia tumorale e rispondo alle valutazioni statistiche con dei dati “relativi”, espressi in termine di percentuale e perciò già “controllati”.
Ieri nessuno ha fatto cenno ai gravi errori di “gestione” denunciati da Arpat e per i quali tutti (fra gli inceneritoristi stessi) sono preoccupati e parlano di escludere ogni eventualità del raddoppio dell’impianto.
La cittadinanza viene rassicurata guardando al “futuro” (a novembre faranno un convegno con esperti di “fiducia” sui risultati delle indagini epidemiologiche) e tutti, evitano accuratamente di parlare di “passato”, anche perché consapevoli della denuncia di “notizie di reato” effettuata da Arpat lo scorso gennaio.
Tutti dovrebbero trovare un’ora e leggersi la relazione Gentilini. Potranno così comprendere come il tavolo istituzionale predisposto alla Provincia sia sostanzialmente un tavolo di “dati addomesticati”.

Comunicato della Dottoressa Gentilini

Dall’esame della documentazione pubblicata sul sito della Provincia emergono nuovi elementi inquietanti, in particolare a seguito del superamento del valore limite d’attenzione previsto dall’autorizzazione dell’impianto per la diossina, rilevato da Arpat nel controllo effettuato nel mese di dicembre.
La situazione che si è delineata ha indotto l’Asl3 ad inviare al Sindaco di Montale e alla Provincia di Pistoia una comunicazione, a firma congiunta del dott. Biagini e del dott. Gabbrielli, in cui si suppone che “l’impianto non sembri essere sotto adeguato controllo” valutando che “il perdurare di una situazione senza un adeguato controllo gestionale e non conforme ai vincoli prescrittivi rappresenta, come minimo, un potenziale pericolo per la salute pubblica, che occorre immediatamente prevenire e correggere”; da ciò l’Asl3 trae motivo per invitare il Sindaco di Montale e la Provincia di Pistoia a considerare la possibilità di una “immediata sospensione dell’autorizzazione A.I.A. al funzionamento dell’impianto”.
Gli episodi che hanno contribuito alla formazione di tale parere consistono, in sintesi, in ripetuti superamenti del limite di attenzione (se ne contano ben 4 nel breve arco di 3 mesi), con valori anche pericolosamente prossimi al limite di legge; vi sono stati inoltre numerosi deficit nell’erogazione dei carboni attivi, mai denunciati dal gestore ad Arpat e Provincia, in aperta violazione dell’Aia.
I carboni attivi sono un reagente fondamentale per l’abbattimento delle diossine, per cui un’insufficiente erogazione o addirittura la loro mancanza determina sicuramente emissioni di ingenti quantità di diossine Inspiegabilmente, la mancata comunicazione di queste anomalie da parte del gestore non ha provocato alcun provvedimento amministrativo nei suoi confronti.
Nella relazione annuale di Arpat del 2010 si legge però che anche nel passato anno vi sono stati comportamenti in contrasto con le prescrizioni o con la normativa che il gestore deve rispettare, al punto che ne è scaturita una comunicazione all’Autorità Giudiziaria da parte di Arpat, mentre siamo ancora in attesa delle conseguenti sanzioni amministrative.
Tutto ciò si inserisce nel contesto della pesante contaminazione del territorio che emerge dall’indagine ambientale e sanitaria in corso: è nota la contaminazione da diossine degli alimenti, con polli che superano i limiti fissati dalla normativa comunitaria, ma anche una incredibile contaminazione, sempre da diossine, delle acque da destinare al consumo umano.
Una situazione del genere, nel resto d’Italia o in Europa, avrebbe prodotto divieti di consumo e azioni volte a tutelare la salute della popolazione: non così, però, in Toscana.
Anche i dati sanitari finora noti destano preoccupazione, in quanto nei tre comuni interessati dalle ricadute dell’inceneritore emergono eccessi statisticamente significativi per tutti i tumori, tumore allo stomaco, al polmone, mieloma, coerentemente con quanto segnalato in letteratura in relazione all’esposizione a diossine emesse da inceneritori. Mancano tuttora i dati, frutto della collaborazione con i medici di famiglia relativi a patologie ancor più tipicamente correlati con l’esposizione a diossine emesse da inceneritori, quali i sarcomi e specifiche malattie ematologiche.
Con un simile quadro, ci si domanda cosa si vuole attendere ancora per chiudere definitivamente un impianto che ha contribuito ad inquinare così pesantemente il territorio e che tuttora continua a costituire un pericolo per la salute della popolazione.
A questo punto, auspico che i risultati dell’indagine in corso siano resi noti al più presto per permettere di quantificare l’entità dei danni provocati, onde caricare su chi ha causato l’inquinamento i costi delle bonifiche e i danni alla salute.
D.ssa Patrizia Gentilini

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[Venerdì 8 aprile 2011]

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