venerdì 22 aprile 2011

L’AIAS, L’ASSISTENZA E IL «BENE COMUNE»

PISTOIA. Scrive il signor Marco Gori:

Caro Giornalista Bianchini,
personalmente non apprezzo il suo modo di fare giornalismo, io sono un uomo positivo e costruttivo nelle mie cose cerco sempre di creare e mantenere, non di distruggere..., comunque le ripeto è solo un mio parere, va accettato per questo... , ma il suo giornalismo sempre attento ed interessato come lei lo definisce per il bene comune, non è sempre attento a quello che accade. Racconti, o meglio spieghi alla sua maniera l’articolo del Tirreno del 21 aprile, sulla vicenda ex Aias Pistoia, dove il Tribunale conferma la validità dell’assemblea del 26 marzo ed ammonisce con le spese processuali il commissario Bagnale. Sia equilibrato nel suo giudizio ed anche lei personalmente aiuti i ragazzi disabili della nostra città. Auguri di Buona Pasqua a Lei ed a tutta la sua famiglia.
Lei personalmente non può capire cosa vuol dire avere un ragazzo disabile nella sua famiglia e leggere articoli come scrive lei...
Marco Gori
(genitore di portatore di handicap)

Gentile signor Gori,
dalla sua lettera sembra che, in ogni post che ho scritto, io non abbia fatto altro che prendere diretta posizione contro i portatori di handicap; che mi sia scagliato contro di loro in una serie di attacchi senza senso e senza capo né coda.
Se al contrario andiamo a rivederli, non c’è un solo accenno a questo aspetto. Non uno.
Tutto quello che è stato scritto – e soprattutto documentato, se mi permette – non ha attinenza con il problema handicap e dunque rimane più che difficile, impossibile intravedere il nesso che lei cerca di stabilire tra i miei interventi e i suoi personali disagi quando scrive, appunto, Lei personalmente non può capire cosa vuol dire avere un ragazzo disabile nella sua famiglia e leggere articoli come scrive lei...
La invito a ripassare la vicenda da cima a fondo.
Con calma e serenità, lei potrebbe rendersi meglio conto del fatto che ogni considerazione, ogni appunto, ogni rilievo sono stati indirizzati solo alla persona – Luigi Egidio Bardelli – per la quale lei può legittimamente provare tutto il trasporto che vuole, sia in termini affettivi che di stima, dato che ognuno sceglie da sé i propri amici e i propri miti.
Eppure questa persona, anche in mezzo al turbinìo dei documenti, non ha reso ragione di una sola delle cose che gli sono state chieste: si è limitato a dire che i rilievi addebitatigli erano lontani; che si riferivano a fatti passati; che le pezze di appoggio e i documenti che avrebbero potuto chiarire ogni dubbio, erano ormai svaniti nella carta straccia; che lui ha fatto miracoli per tutti e che, proprio per questo, dovrebbe essere ringraziato in quanto benefattore e non chiamato al redde rationem
Eh, no, signor Gori! Troppo facile così.
Negli anni 70, quando ero segretario di categoria della Uil Enti Locali, al momento di lasciare la direzione del settore, fotocopiai i miei registri contabili e non solo: li feci autenticare all’ufficio del comune. E li ho ancora. Lo feci per cosa? Per non sentir dire, in séguito, che potevano esserci delle… irregolarità contabili.
Le sembra incredibile? Ma è così. E se vuole sono in grado di mostrarglieli.
Al contrario il suo mito-Bardelli non ha nulla, non sa nulla e non ricorda nulla. E si rifiuta perfino di rendere ragione di quote della sua Tvl a chi ha diritto di averne la liquidazione (Gualtierotti, mi pare). E ne ha cause in corso, se non sbaglio.
Chissà perché…?
Che poi il mio giornalismo e la mia maniera di farlo possano essere sgradevoli e poco accetti alla mentalità di una città consociativa e tendenzialmente omertosa qual è Pistoia, questo, signor Gori, non mi meraviglia. Chiunque gratti la rogna non è gradito a chi ha, o può avere – per qualsiasi motivo –, l’interesse o un interesse a lasciare che le cose dormano e restino così come sono: intatte.
Neppure Cristo – con il massimo rispetto parlando – era molto gradito alla gente dei suoi tempi; e non dovrei essere io a suggerirglielo, data la ‘mistica’ di Bardelli e il suo atteggiarsi a profeta dell’Antico e del Nuovo Testamento, con l’appoggio di don Diego.
Dovrà dunque scusarmi e dovrà accettarmi per quello che sono e per come intendo interpretare il dovere di cronaca e di informazione in una città così tanto conformista da non essere in grado di avere e di voler fare cronaca e/o informazione. Una città che ha l’informazione che si merita, insomma, con le testate che vuole.
Quanto al modo di muoversi, anche del Tribunale, in questa provincia, è meglio sospendere il giudizio.
Non sarà – e se ne renderà forse conto anche lei in séguito – né la prima né l’ultima volta che potrà accadere che vengano fuori, alla fine, pasticci di eccesso di potere e di incompetenza. Ma non sta a me, qui, dire né come né in che termini.
Quando Luigi Egidio Bardelli e don Pancaldo avranno chiarito – e una volta per tutte – i rapporti che sono intercorsi e intercorrono tra le mirabili scatole cinesi di questa storia (Aias-SantaMaria Assunta in cielo-Tvl) e il pubblico denaro, allora e solo allora potremo stare tranquilli e smettere di poter anche solo pensare che una parte di quei soldi di tutti, che sono finiti nell’Aias per la cura dei disabili, non si siano invece persi, non si sa bene come, in imprese private e in digitali terrestri che niente hanno a che vedere, mi scusi, con la sanità e l’assistenza pubblica. O il bene comune.
E se non è interesse comune e bene collettivo tutto questo, signor Gori, cosa sarebbero mai il bene collettivo e l’interesse comune?
Mentre, dunque, medito e cerco di impegnarmi ad essere equilibrato nel giudizio, perché lei non prova a convincere Luigi Egidio a rendere la sua gestione Aias passata – e se mai, ovviamente, futura – trasparente come il cristallo?
La ringrazio per la sua attenzione.
e.b. blogger
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[Venerdì 22 aprile 2011]

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