sabato 30 aprile 2011

SULLA CROCE ERA SCRITTO: «GESÙ NAZARENO RE DEI GIUDEI»

Speriamo che a Quarrata e in Curia
non se ne accorgano...


Caro Bianchini,
sull’Aias non la seguo più. Richiede un grado di sopportazione che io non ho.
Tutto è diventato così pasticciato, ipocrita, cattivo, brutto, che viene voglia di mettersi in salvo scegliendo di ignorare.

Non è una scelta civica, lo so, ma ognuno arriva dove può.
Le sarei grato invece se volesse darmi spazio a proposito della preghiera dei bambini del Santonuovo, nel cui testo la dirigente scolastica ha sostituito “Gesù” con “Dio”, mettendo d’accordo, così sembra, cristiani, ebrei e musulmani.
La decisione mi appare semplicemente ridicola ma non vado oltre: prima o poi, una risata ci seppellirà doverosamente tutti.
Anche, mi consenta, l’equilibrato vicario Palazzi, per diversi motivi. Intanto, perché garantisce che “lassù” non sono gelosi. Di fronte a sì alti contatti personali non si può che restare intimoriti.
Poi perché il monsignore dottamente evoca il mistero della Trinità, che in effetti è qualcosa di sconvolgente e di veramente fondativo della fede cattolica, e dico cattolica e non cristiana, perché, per esempio, i testimoni di Geova non riconoscono la divinità di Cristo, cioè di Gesù, e gli stessi ortodossi divergono dalla chiesa cattolica sulla cosiddetta questione del “filioque”: per i cattolici la divinità del Figlio è autonoma, non discende da quella del Padre come dal monarca al principe (“Prince Jesus”, scriveva Villlon).
Tornando a don Palazzi, egli ragionevolmente ragiona che, secondo il mistero trinitario al quale ognuno di noi s’inchina, niente cambia se invece di Dio invoco il Figlio, cioè Cristo o Gesù, e viceversa.
Ma allora, se così è, perché non invocare lo Spirito Santo? Perché non metterlo nella preghiera, dove starebbe allo stesso titolo di Dio o di Gesù?
Ora, premesso che noi poveri cattolici di terza fila non giriamo con la Summa Theologica di S. Tommaso nella borsa, dobbiamo confessare che a quel povero nome, Gesù, ci teniamo e parecchio.
Non ce ne voglia il monsignore ma non ci lascia indifferenti il fatto che sulla croce fosse scritto: “Gesù Nazareno Re dei Giudei”; Gesù, non Dio, non Spirito Santo, anche se tutti costituiscono la stessa, meravigliosa, compagine.
È un sentimento semplice, forse infantile e non politicamente corretto. È l’immagine di quel “dottorino ebreo”, come ha scritto l’anarchico Bianciardi, che nacque in una capanna, venne su come tutti i bambini, aiutò il babbo falegname, si rivelò ai dottori della Legge, quelli veri e politically correct, e poi scompigliò tutte le carte, i luoghi comuni, le certezze farisee, le carinerie delle varie curie, e, con la morte e la resurrezione, portò Dio nella storia.
E lo chiamarono Cristo o Gesù.
Cordialmente,
Antonio Nardi
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[Sabato 30 aprile 2011]

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