domenica 18 settembre 2011

IL RE MIDA DELLE BARACCHINE

di Luigi Scardigli



Esistono gli ingredienti artistici del successo? Beh, sì, senza dubbio, ma spesso è difficile stabilire quale sia, fra i molti che concorrono a trasformare un qualunque in una notorietà, quello determinante. Lo scrivo perché ieri sera sono andato a Casalguidi, alla rituale festa del paese, ad assistere allo spettacolo di Paolo Ruffini (nella foto di Alagia Scardigli), reduce, la sera prima, dal fortunatissimo esordio catodico targato Finivest in qualità di presentatore con la fortunata Belen Rodriguez del rotocalco semiserio, dagli studi di Italia 1, Colorado Cafè.
Sul palcoscenico di Casalguidi, seppur assistito da un impianto fonico al limite dell’improvvisazione, l’inarrestabile saltimbanco livornese ha dato ancora una volta lustro della sua inesauribile cantina di quotidianità, burlando con le rituali vittime sacrificali dei suoi show e sulle cui amene disgrazie costruisce, puntualmente, il canovaccio dei suoi lungometraggi. Ed è proprio la ricerca, matta e disperatissima, degli anfratti più impenetrabili dell’ego di ognuno di noi che ha permesso a Paolo Ruffini – noto burlone, immagino, già dai tempi delle scuole con il grembiule –, di ottenere nell’olimpo degli anchorman show, un tributo che è doveroso attribuirgli per come lui, sceneggiatore di se stesso, sia riuscito a rinnovarlo senza mai perdere di vista la tensione e la fortuna dell’esordio.
Paolo Ruffini somiglia all’ammiraglia della Volkswagen, la Golf: rispetto al primo modello, anni ’70, la sagoma della vendutissima vettura tedesca si è solo smussata nella rigidezza dei suoi angoli, mantenendo, rigorosamente, l’aspetto originario – una fedeltà questa che ha consentito ai suoi indistraibili piloti acquirenti di non lasciarsi ammaliare da nessun altro pari turbodiesel.
Sì, Ruffini è la Golf, quel comico che continua a giocare, spesso pesantemente e volgarmente, sempre sul filo del rischio di tracimare, ma saldamente appeso alla fune di salvezza, sui luoghi comuni, che sono sempre gli stessi di sempre, contestualizzati e rivitalizzati dalle mode e dalle possibilità, nei quali ci riconosciamo sempre di più un po’ tutti, senza però avere il coraggio di parlarne e sorriderci sopra. Lui, invece, il Re Mida delle Baracchine, è riuscito a spostarsi, quasi impercettibilmente, dall’asse primario della propria comicità riattivandone sistematicamente la circolazione e apportando solo pochi ritocchi: proprio come la Golf.
Oltre a tutto questo però c’è ancora qualcosa che permette a Paolo Ruffini di restare sulla cresta dell’onda senza fare apparentemente alcuno sforzo, come se il surf sul quale si fa condurre trionfalmente a riva fosse invisibilmente sorretto dall’alto: quel qualcosa si chiama Claudia, la moglie, la compagna, la socia, la collega, la manager, l’intrattenitrice della stampa, la fotografa delle fan di suo marito, la suggeritrice, la consolatrice, l’ispiratrice, l’assoluta e delicatissima garanzia di sapere di non poter cadere mai.
Sì, Paolo Ruffini è davvero una Golf, che, seppur rinnovandosi e informandosi, non ha tradito la fortuna dei suoi esordi, confidando, proprio come i primi giorni, nei tempi datigli dal suo navigatore, Claudia, che viaggiando al suo fianco non perde mai di vista il percorso.
E la cartina stradale.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 18 settembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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