giovedì 29 settembre 2011

INCENERITORE. LA TRASPARENZA DEL CIS



MONTALE-PIANA. Dopo lo sconcertante episodio di inquinamento del 2007 entrambi i nuovi CdA insediati nel Cis srl hanno più volte espresso la volontà d’assicurare la massima trasparenza e completezza delle comunicazioni alla cittadinanza e questo anche e certamente agli operatori di Giustizia, che operano certamente nell’interesse dei cittadini, trovandosi provvisti di mandato giudiziale.
Lo disse Angelo Fazio nel 2008 nei consigli comunali di Quarrata, Agliana e Montale: “…l’impianto del CIS sarà una casa di vetro…”; lo ha detto Edoardo Franceschi nel Consiglio Comunale di Agliana dello scorso luglio e lo ha ripetuto a me il direttore Alfredo Perruccio in commissione ambiente, ma ciò non è mai stato rispettato, come dimostra il documento.
Si tratta del più rituale degli atti: un preciso e solenne verbale delle operazioni peritali disposte dal Tribunale di Pistoia per le indagini richieste dallo stesso Cis sulla qualità dei “carboni attivi” impiegati nel periodo dell’episodio di grave inquinamento. Strabiliante la mancanza completa di collaborazione del Cis srl all’accertamento condotto dal perito Ctu, Dott. Elio Cocchi: da sottolineare che è stata la stessa società che si è rivolta al Tribunale competente per avere giustizia ma che manca, di fatto, della necessaria collaborazione con il perito Ctu.
E allora, che giustizia cerca il Cis se non collabora? Dove sono finite le predicazioni e le rassicurazioni di “trasparenza” e “chiarezza della comunicazione”?
Il 29 settembre del 2008 il Dott. Cocchi si vide sbarrata la strada per rispondere al quesito giudiziale che prevedeva la verifica delle funzionalità dell’impianto e, per questo motivo, non ha potuto soddisfare a parte del quesito del Giudice: ciò costituisce un determinante vulnus dell’intera procedura di accertamento tecnico.
Eppure la procedura giudiziale di accertamento (Reg. gen. 4098/2007) è stata avviata proprio dal Cis srl che avrebbe dovuto garantire la massima collaborazione, anche per soddisfazione di chiarezza e completezza dell’indagine indispensabile a risolvere i dubbi sulla qualità dei carboni attivi impiegati.
Come riporta il verbale, alla formale richiesta del Ctu, Dott. Cocchi, i Ct del CIS srl e l’Ing. Gabriele Marchiani (direttore tecnico dell’impianto) dichiarano che “…confermano la loro posizione (quindi avendola ben meditata), in merito al fatto che tale richiesta non è pertinente… con il quesito peritale.” Spetta forse a loro deciderne la pertinenza?
Ciò dimostra (se vi era necessità) il contenuto del comportamento del Cis srl nella comunicazione e attività nei confronti della cittadinanza, mancando di un riscontro partecipato all’impronta della più necessaria, sempre predicata – mai “praticata” –trasparenza.
In virtù di cosa il Cis potrebbe impedire al perito giudiziale di accedere agli impianti, se non per l’intenzione di nascondere qualcosa? Tale contestazione smentisce tutte le espressioni di disponibilità e volontà di farsi “chiari, corretti e trasparenti”, generando sospetti di scheletri negli armadi.
Il 3 ottobre, sarà tenuta l’ennesima udienza del processo Tibo-Cappocci, ove sarà svolta l’audizione del teste Gregorini, titolare della società fornitrice dei carboni attivi, che ha più volte smentito qualunque responsabilità sulla causa del disastro ambientale.
I cittadini attendono fiduciosi.
                                                          
Alessandro Romiti


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[Giovedì 29 settembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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