giovedì 2 dicembre 2010

LETTERE ALLA CONTESSA DELLA MÀGIA




FRA BUGIE E ‘PRISE DE CUL’

Il sindaco Sergio Gori, per grazia di Dio, ha deciso di rispondere alle mie domande e, una volta tanto, si è degnata di dare corso a un proprio dovere – in altri casi, quando deve rispondere all’opposizione lo fa in tutt’altro modo: non rispondendo.
La prima parte della lettera – di stampo squisitamente personale e a me rivolto – per ora io la sottraggo alla pubblica lettura: prima di offrirla in pasto a tutti i quarratini come esempio di insinuazione stile-Gaggioli, ho deciso di rispondere al sindaco per come si merita in relazione alle sue disinformate o, peggio, strumentali e malevole affermazioni a mo’ di prise de cul.
Riporto, invece, l’arrampicata sugli specchi che la Sabrina – la signora che cerca negli altri il viso del fratello – per motivare una evidente e sconveniente disparità di trattamento tra cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Intanto leggete le sue educlorate (come al solito) parole, elaborate in settimane di lavoro dalle sue segreterie di stato.
Poi, in coda, leggetevi bene il commento. Sobrio, secco: ma, come richiede la materia, logico e quindi inoppugnabile – non, dunque, come le scuse bambinesche che il sindaco sciorina come la bella lavanderina che lava i fazzoletti per i poveretti della città. Lei è legalitaria sì/no a seconda dei casi. Ma Aristotele nega che si possa essere/non essere al tempo stesso: la terza soluzione non è possibile, tertium non datur.
Scrive il sindaco:

Entrando nel merito delle questioni da Lei sollevate, i due casi che cita presentano differenze sostanziali.
Ricordo ora le circostanze riferite al lancio dei volantini da una macchina in corsa per le strade del centro: si trattava di violazione dell’art. 15 del Codice della Strada. Nella fattispecie l’infrazione non è stata contestata semplicemente per l’impossibilità a identificare facilmente, in modo univoco, il mezzo. Esclusa tale possibilità, il gesto e il testo del volantino diffuso chiamavano in causa direttamente il sindaco, rispetto all’operato dell’Amministrazione comunale di fronte alla crisi e alla chiusura di tante aziende. In questo senso, compito istituzionale non è certo quello di intraprendere battaglie legali in difesa del proprio operato, ma semmai quello di dimostrare quanto è stato fatto e programmare quello che si ha intenzione di fare e così ci siamo attivati allargando il più possibile il tavolo della discussione e coinvolgendo tutti coloro che potevano essere interessati alla realizzazione del “Progetto per Quarrata”, recentemente divulgato e pubblicato anche sul sito internet del Comune di Quarrata.
Il secondo caso oggetto delle Sue osservazioni si riferisce alle auto parcheggiate sui marciapiedi. Si tratta di violazione del Codice della Strada, contestabile da ogni Vigile Urbano o da altra Autorità preposta, sul momento, rispetto alla quale ho evidenziato la necessità di prestare particolare attenzione, perché si tratta di un gesto che offende e rischia di limitare fortemente la capacità di muoversi e di fruire degli spazi pubblici proprio da parte di coloro che, per limitazioni motorie permanenti o temporanee, si trovano nella condizione di essere più deboli e indifesi.
Due sono quindi le differenze sostanziali fra i due casi da Lei esemplificati: nel primo caso, vista l’impossibilità di contestare la violazione del Codice della Strada, si trattava di un’eventuale “denuncia”, mentre nel secondo caso si tratta della semplice applicazione delle norme del Codice della Strada da parte dei Vigili Urbani; inoltre, nel primo caso poteva configurarsi la difesa dell’Amministrazione comunale, mentre nel secondo caso si tutelano i cittadini, soprattutto quelli con maggiori difficoltà, che non sono solo i diversamente abili, ma anche anziani, donne o uomini che sono costretti a muoversi col passeggino dribblando le auto in sosta sui marciapiedi.
Sperando di aver ben evidenziato le differenze fra i due casi, da cui deriva il diverso comportamento, sia a livello personale che in rappresentanza dell’Amministrazione, mi permetto un ultima considerazione.
Credo che l’operato, mio e dell’amministrazione che in questo momento rappresento, siano giustamente sottoposti al “controllo” a cui ogni Amministrazione e ogni amministratore è giustamente tenuto, prima di tutto da parte dei cittadini. Gli uffici del Comune sono sempre a disposizione per raccogliere indicazioni, segnalazioni, esposti, denunce rispetto a situazioni o fatti di cui i singoli cittadini sono a conoscenza e, qualora vi siano gli estremi per intervenire, a porvi rimedio.
Se poi, per ragioni personali che ognuno è legittimato a sostenere, non si ha fiducia nell’operato degli amministratori e degli uffici, le autorità giudiziarie e i tribunali, per loro natura indipendenti rispetto a ogni altro potere, sono a disposizione di ogni cittadino e, come recita l’articolo 3 della Costituzione, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Cordiali saluti
Il Sindaco
Dott.ssa Sabrina Sergio Gori
***
Lettera, part one.
Il sindaco ci prende in giro. Non solo non era difficile risalire all’autore del lancio dei manifestini – dato che ebbe il coraggio civile di autodenunciarsi – ma addirittura il primo cittadino sapeva, per averlo detto lei stessa, qual era l’infrazione: e inoltre con chi si era autodenunciato per aver contravvenuto all’art. 15 del Codice della strada, la Sabrina ha intrattenuto anche trattative. Questa risposta è dunque una bomba delle sue solite.
E allora la pianti di fare il confessore secondo il manuale del Concilio di Trento. O, in altre parole, la finisca di dire bischerate: sapeva chi era stato. Era suo dovere intervenire. E se non fosse intervenuta lei, lo avrebbe dovuto fare il comandante Billi stesso, più volte e in più occasioni, sempre primo a farsi avanti per farsi grosso e importante (in questo caso dichiarò che gli autori non l’avrebbero passata liscia), ma, ahimè, più spesso pronto a fare marcia indietro secondo un collaudato costume italiano. E ai cittadini di Quarrata, con un po’ di pazienza, darò anche le prove – documentali, dico, non chiacchiere e balle come fa il sindaco: che dinanzi al coraggio dei mobilieri, che si autodenunciarono per lo sporcamento, fa la figura, assai misera, che si merita. Va da sé che si sentisse in colpa per non aver mosso un dito per il mobile. Di meglio non ha fatto neppur dopo con il tavolo tecnico: ai tavoli tecnici ci si mangia bene e basta. Vedremo col tempo se ci saranno i risultati.
Vorrei qui chiarire che questa battaglia io non la sto facendo per far fare la multa ai mobilieri: ma unicamente per far vedere a tutti di quali contraddizioni legalitarie sia portatrice la indefettibile rappresentante della legalità che ci ha riempito Quarrata di nomi di eroi del rispetto della legge. D’altronde – lo sanno anche gli asin bigi del Carducci – laddove si parla tanto di legalità, vuol dire che essa proprio è assente.

Lettera, part two.
Accertato che la Sabrina ha detto ai vigili di essere vigili contro le auto parcheggiate sui marciapiedi, ora faccia un altro piccolo sforzo, o lo faccia fare al comandante Billi, chiamato in causa sul blog di Mario Niccolai all’indirizzo di questo post: L’avventura di un povero cristiano.
Gli dica – visto che anche lui è diventato muto come la sua padrona della Màgia – di fare il suo mestiere anche in quel caso e per quel caso – senza fingere di non vedere un blog di cui, alla fine, lei non fa altro che lamentarsi perché lo legge o glielo leggono ogni giorno.
Non ci sono motivi, quando si sa, per agire ora in un modo ora in un altro diametralmente opposto: se non per fare in modo da interpretare la legge per gli amici e applicarla per i nemici, caro sindaco Sabrina. E se lo ficchi in testa, se ce la fa.
Quanto al fatto che tutti si possono rivolgere alle Procure, non deve venire a insegnarcelo: lo sappiamo anche da noi. Ma è proprio questa riposta, caro sindaco, che la dice lunga su lei e il suo modo di agire. È la classica risposta dei colpevoli dei telefilm che ripetono sempre al poliziotto: «Provi a dimostrarlo!». Così lei ci dice: andate altrove.
Ma noi preferiamo chiamare e continuare a tirare in ballo lei: è più divertente, oltre che un dovere civico e civile.
Si risparmi i saluti cordiali. Non sono né cordiali – si sente perfettamente da tutto nella sua letterina precisina – né saluti. E siamo fortunati e vivi solo perché – grazie alla rivoluzione francese e a Napoleone – siamo liberi di dire cosa pensiamo senza essere soggetti all’Inquisizione.
Sappia, dunque, che continueremo a pensare e a dire: perché questa è la funzione del vero giornalismo, che le piaccia o no. Lei, dal canto suo, continui a leggerci e a farsi i suoi esami di coscienza.
Arriva sempre il momento del dover rendere ragione, se lo rammenti.

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