Le direttive di Dell’Anno si sono
prestate «alla elusione delle garanzie previste dalla legge a tutela della
sfera di autonomia professionale e operativa dei sostituti» con ricadute
negative sul «corretto e puntuale esercizio dell’azione penale»
PISTOIA. Nuovi particolari si aggiungono alla bocciatura della
conferma del dottor Renzo Dell’Anno a capo della Procura della Repubblica della
nostra città.
A darceli è la Repubblica di Firenze (pag. V) di
oggi, che riportiamo in immagine, a firma di f.s. (Franca Selvatici?).
Sotto il titolo Il Csm boccia il procuratore di Pistoia «gravi
carenze, non può restare in carica» si legge che è stata una decisione
presa il 19 aprile scorso con 15 voti favorevoli e 6 astensioni: dunque, si
sottolinea, nessun contrario.
Nella motivazione sono evidenziate, nell’esercizio delle
funzioni direttive di Dell’Anno, «gravi carenze e inadeguatezze del suo profilo
professionale».
Gli viene riconosciuto «impegno fuori del comune» sull’arretrato.
Ma gli viene contestato di aver adottato «iniziative poco rigorose sotto il
profilo del rispetto dei principi del corretto esercizio dell’azione penale».
Dell’Anno è accusato, in pratica, di non aver favorito «l’autonomia
e l’indipendenza dei sostituti» facendo esplicito riferimento all’introduzione
di «obblighi» e «vincoli procedimentali» in materia di misure cautelari.
Dell’Anno, in pratica, voleva essere informato
preventivamente, dai sostituti, sulle misure che loro intendevano richiedere: e
le autorizzava solo «a seguito di accertata convergenza di opinioni» con lui
stesso. Sarebbe stato, in pratica, secondo quanto ha ravvisato il Csm, l’ultimo
a dire l’ultima e definitiva parola.
Per il Csm le disposizioni date da Dell’Anno sono state attuate
«con modalità che si prestano alla elusione delle garanzie previste dalla legge
a tutela della sfera di autonomia professionale e operativa dei sostituti», il
che non ha deposto affatto a suo favore nella decisione dell’organo di
autotutela dei magistrati.
Si fa poi l’esempio del cosiddetto «modello 45», quello in
cui vengono iscritti i cosiddetti atti non costituenti reato.
A Pistoia erano 878 nel 2003 e sono costantemente saliti
fino al tetto di 1.531 nel 2008. Sempre concentrati nelle mani del Procuratore Capo
con ricadute sul «corretto e puntuale esercizio dell’azione penale».
A dire tutto questo non siamo noi: è stato l’organo di
autotutela della magistratura.
Ma leggete la Repubblica.
Q/n
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[Martedì 24 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]
Caro Bianchini,
RispondiEliminaMentre molti cittadini, associazioni e Comitati, cercavano da anni "Un gidice a Berlino", lamentando una inerzia sistematica dell'azione penale, qualcuno c'aveva di meglio, ovvero "Il Santo in Paradiso".
Un lettore appassionato MDB