I politici, quelle povere vittime del ‘reo
confesso’
PISTOIA. Di tutta la baraonda che sta venendo fuori dalla Comunità
Montana – un casino di cui tutti dovevano essere al corrente, se è vero che Craxi
non poteva non sapere – quello che mi impressiona di più è vedere il
minimalismo con cui i nostri fini amministratori pubblici concludono con i loro
interventi, che somigliano, molto da vicino, a quello che, da ragazzi,
chiamavamo il Diario, quella forma di scrittura che ci davano le maestre
perché raccontassimo cosa avevamo fatto la domenica.
Era sempre la solita storia: mi sono
alzato, mi sono fatto le pulizie, sono andato alla messa, ho pranzato, poi sono
stato al vespro, poi al cinema e poi a letto.
Hanno cominciato giù giù, tutti, a
ripetere (ma non si sentono in imbarazzo?) che «di
lui ci si fidava» e, in fila, prendendosi per mano, stanno concludendo nello
stesso modo. Come all’asilo.
Ovviamente quel lui è il ‘reo
confesso’, che ha fatto sbaraccare più di 10 milioni di euro e ne ha restituiti
100mila: più o meno una caccola.
Guardate cosa dice stamattina, sulla Nazione,
la mia brillantissima allieva Federica Fratoni; e poi ditemi se non ho ragione
di irritarmi:
Una mala gestione ben orchestrata
La politica non poteva scoprirla
La vicenda sugli ammanchi in Comunità
montana, che emerge dalla relazione del consulente Luca Eller Vainicher, mi
colpisce prima di tutto per i suoi aspetti giudiziari, per i quali attendiamo
con fiducia gli esiti del lavoro degli inquirenti. Mi colpisce anche in quanto
«addetta ai lavori», visto il ruolo di ragioniere capo da me ricoperto nel
comune di Buggiano. Si tratta di una storia di dimensioni e rilevanza
stupefacente. Una vicenda che solo nelle ultime settimane sta emergendo nelle
sue reali proporzioni: le prime notizie, infatti, di un anno fa, facevano
pensare a una situazione isolata. La realtà, invece, si è dimostrata ben
diversa, portando a galla una mala gestione accertata che purtroppo è andata
avanti per decenni. È necessario far luce sulle responsabilità, in modo anche
da recuperare le somme sottratte. Dal punto di vista istituzionale, mi auguro
che questa vicenda non pregiudichi la possibilità di continuare sulla strada
dell’associazione dei servizi e di unione dei Comuni: un percorso che per la
nostra montagna riveste un’importanza strategica, tanto che, per portarlo
avanti, come Provincia abbiamo messo a disposizione il nostro segretario
generale e alcuni dirigenti. Sono convinta, vista la dinamica delle sottrazioni
e la tipologia degli ammanchi, che non si possano imputare direttamente agli
amministratori alcune negligenze: se le entrate non sono di partenza
correttamente registrate, è molto difficile per gli amministratori potersene
accorgere. Tutti i livelli della politica pistoiese erano in attesa della
relazione di Eller per capire più a fondo la portata della vicenda e adesso ci
rimettiamo al lavoro della magistratura, per ottenere la verità e mettere un
punto su questa vicenda.
Ma si può definire – e lo fa lei, la Presidente
della Provincia e, per giunta, ragioniere capo di un comune – mala gestione
ben orchestrata una assoluta mancanza di gestione?
Mi irrita semplicemente l’idea che chi
parla si rivolga a chi legge con la presuntuosa convinzione di poter dire
quello che vuole solo per il ruolo di strapotere da casta che riveste e di cui
si riveste.
Eller ha asserito che questo tipo di
contabilità non si trova nemmeno nell’ultima salumeria della Toscana, e questa ‘tecnica’,
al momento prestata alla politica, che gode di un appannaggio provinciale di
circa 75mila euro annui, ci viene a sparare bestialità inammissibili di questo
genere.
Quanta legna sarà stata venduta, in
dieci anni, con semplici ricevute su pezzettini di carta che un tempo sarebbero
andati bene ai barbieri per pulirci il rasoio? E la Presidente della Provincia
si scomoda per dirci che, poverini, i politici non potevano accorgersi di
nulla?
E chi comprava la legna e l’ha comprata
per tutti questi anni, non si domandava perché le ricevute venivano rilasciate
senza un timbro della Comunità? Va bene essere analfabeti, e lo era anche mia
nonna, che conosceva solo l’orologio e i soldi: ma è necessario essere anche
cretini per fare affari e acquistare legna in montagna? Non sono colpevoli
anche loro di questo dissesto? E quanti ne andranno in galera per questi
malefìci, secondo voi? Cosa credono i lettori normodotati e che non siano, pure
loro, coi neuroni disfatti dalla demenza senile precoce?
Sì: può essere anche vero quello che
dice la presidente Fratoni, che ‘i poveri politici’ fossero presi per il culo da
un bravo, raffinatissimo economo: ma solo a condizione o che lui fosse il
grande Houdini, oppure che loro fossero tutti incapaci di intendere e di
volere, dato che chi conosce un minimo (e dico un minimo) la politica, sa, con
assoluta certezza, quanto sono pettegoli, entranti, irrispettosi, ficcanaso,
curiosi, irriverenti e insopportabili non solo sulle materie di ufficio (del
resto ci navigano in mezzo, come potrebbero fare diversamente?), ma perfino
nelle questioni della più profonda privacy, fino a preoccuparsi delle pisciate
che ogni loro collega e ogni loro subordinato fa ogni giorno – comprese le
storie di infedeltà e di avventure galanti.
Ecco perché solo per questo, tutti
quelli che hanno camminato in Comunità Montana, dovrebbero essere immediatamente
interdetti dalla politica, e per sempre; se non altro in via cautelare, per non
correre più il rischio di farsi infinocchiare da qualche altro Houdini reo
confesso, in futuro. E se non si fa così, me la vedo brutta, come disse la
marchesa che camminava sugli specchi.
Quant’era bella la gogna, un po’ rozza
ma molto efficace, lì, in piazza, perché tutti potessero vedere i felloni dalle
bocche larghe e dallo scarso cervello!
La gente avrebbe potuto guardarli a
tutto tondo: dinanzi, di fianco e di dietro.
E magari tirargli anche verdura e uova marce
senza sbagliare mira, visto che –
giustamente – non si sarebbero potuti muovere.
e.b. blogger
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[Mercoledì 25 aprile 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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