di Luigi
Scardigli
Da dove inizio, da Brian Auger o Enrico Cecconi? Se è vero
che l’alfabeto, l’età, la fama e lo spessore musicale hanno la precedenza, beh,
c’è poco da essere titubanti. L’hammondista londinese, il prossimo 18 luglio,
nel bel mezzo della prossima tournée, l’ennesima, che lo porterà a spasso nel Nord
Italia e poi in Austria, Germania e altri siti europei, compirà 73 anni,
parecchi dei quali trascorsi sui palcoscenici musicali più sontuosi, in
compagnia di ragazzi come Jimi Hendrix, Rod Stewart, Eric Burdon lo
strumentista assoldato all’uopo da un gruppo che risponde al nome dei Led
Zeppelin.
Enrico Cecconi, fornacino, non ancora 40enne, con quei
ragazzi è praticamente cresciuto, sfamandosene sistematicamente, ascoltandoli,
rubando loro musicalità, tempo, charme, groove e perché no, un pizzico di
malizia; certo, la sua attenzione era soprattutto rivolta a piatti, tom e
rullanti, ma quando si ascolta un brano, senza strumentazioni particolarmente
sofisticate, generalmente lo si fa nella sua interezza.
Vengo al dunque, con piacere, ma lo farò iniziando a parlare
di Enrico Cecconi. Certo, lo faccio in nome di un’indissolubile amicizia che ci
lega da una vita, ormai: quando lui iniziava a suonare, al Miami pub, con i suoi amici e colleghi (Nick, Sergio, Daniele e
altri) non ancora maggiorenne, io iniziavo a scrivere su Il Tirreno. Non ci siamo mai persi di vista e ieri sera, a casa
sua, entrambi con le nostre rispettive compagne, per mangiare un boccone
insieme, bere del buon rosso e non dimenticare da dove veniamo, ci sono state
delle sorprese, molte, forse troppe, ma fa lo stesso, è la vita!
Vi racconto quella che vi interessa: tra non molto, Enrico
Cecconi, partirà in tournée. È un musicista professionista, gli capita
sistematicamente, non è certo una novità, ma quest’estate, l’ex enfant
prodige cresciuto con le bacchette di Ginger Baker e divenuto uno dei
testimonial più preziosi di Luigi Tronci e della sua Ufip, sarà la batteria che
si interfaccerà con l’Hammond B3 di Brian Auger. Sì, non si tratta di omonimia,
è lo stesso Brian Auger del quale, all’inizio di questa piacevolissima
comunicazione, vi ho dato qualche cenno biografico.
L’incontro tra l’anarchico
batterista pistoiese – anarchico nella vita e nei rapporti, non certo con la
sua batteria, che studia e rispetta in modo quasi sacro – e il molosso bianco britannico che ha segnato una
generazione di hammondisti, ruota attorno alla vicendevole conoscenza che
entrambi hanno di Rudy Rotta, chitarrista di tutto rispetto che da circa un
lustro, d’estate, si ritrova a spasso per concertare con Brian Auger. Il
cartellone della scorribanda musicale non è ancora completo; le date, ad oggi,
che sembrano certe (un po’ di scaramantica prudenza) sono quelle di Reggio
Emilia (28 luglio) e Sommacampagna (Verona), il giorno successivo. Poi anche
all’isola d’Elba e altri anfiteatri del Nord, prima di scollinare, sdoganare e
andare tra mucche, cioccolate calde e orologi, fin nei paraggi della Foresta
Nera.
È una notiziona, ve lo assicuro: Enrico è contento,
parecchio; un altro tassello straordinario di incastrare nella sua lunga
carriera, costellata da frequentazioni artistiche di nobilissimo spessore; una
carriera impensabile, trent’anni fa, quando l’ex ragazzo cresciuto alle Fornaci
sognava di diventare un batterista.
Prima di imboccare l’autostrada, con la macchina, per
ricongiungersi alla band di Brian Auger, sono convinto che Enrico faccia un
salto in via Antonelli, a prendere un caffè, al bar Scicrè, attorno al quale, da bambino, ha solo fatto il monello. Dopo,
si accenderà una sigaretta e si metterà a pensare. Ad un sacco di cose,
probabilmente, ma soprattutto, di avercela fatta!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 21 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]
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