PISTOIA. Se un nostro concittadino, uno dei tanti Fedi, Tesi,
Bonacchi, Niccolai, per citare i nomi più comuni, ci avvicinasse per strade e,
con insistenza, ci apostrofasse con un “ciao fratello, come stai? dammi la mano”,
nella migliore delle ipotesi gli chiederemmo che cosa ha bevuto di recente,
nella peggiore lo manderemmo a quel paese.
Invece a Pistoia è diventata una
consuetudine il venire avvicinati da persone di colore che dopo aver recitato
il loro triste copione concludono con una richiesta di denaro.
È una realtà di grande tristezza, ed io
per prima provo un profondo dolore nel vedere questi giovani uomini, umiliarsi
in questa triste pantomima per un tozzo di pane.
Il lasciar fare, tipico di un
perbenismo del non intervenire, non fa altro che aggravare la situazione della
nostra città. Se percorrete via Cavour in certe ore, vi potrà capitare di
essere fermati da tre o quattro “fratelli neri” che chiedono l’elemosina.
Esiste una dignità per questa povera gente, ma esiste anche una dignità del
cittadino, un diritto all’essere lasciato in pace, già preda di tante
preoccupazioni per cause proprie.
Pistoia è diventata zona franca per
tanti immigrati illegali. Troviamo conferma di questo anche nel rifiorire di
tanti tappetini del falso. Al mercato sono tornati senza alcun timore. Ed i
vigili, o si voltano dall’altra parte, o hanno seri problemi alla vista. L’abbiamo
detto e ripetuto, che la filiera criminale della contraffazione trova nel
tappetino l’ultimo anello. Combattere questa illegalità significa combattere la
criminalità organizzata. Significa togliere ossigeno alla malavita e stroncare
questo turpe mercato che arruola sventurati clandestini a interpretare sé
stessi.
Ci sono norme ben precise che
sanzionano e puniscono la vendita di merci false, sia per il venditore sia per
l’acquirente.
Non esiste un’altra città della nostra
regione che abbia ancora questo tipo di illegalità così diffusa. Tolleranza?
Neanche per idea. Ipocrisia e codardia. L’incapacità di assumersi delle
responsabilità da parte della nostra amministrazione. Continuare su questa
strada del lassismo significa condannare Pistoia a diventare (forse lo è già)
il ricettacolo di tutta l’immigrazione illegale della Toscana e dintorni.
Confermando la profonda pietà per queste situazioni umane, ritengo
assolutamente necessario un intervento serio e rigoroso per ripristinare la
legalità.
Anche questo è uno dei punti
fondamentali del mio programma come sindaco di Pistoia.
Daniela Simionato
capogruppo LegaNT
[comunicato]
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[Domenica 22 aprile 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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