venerdì 27 aprile 2012

UN “PAESE BAROCCO”, LA COESIONE DI NAPOLITANO E IL VOTO DISGIUNTO


di Luigi Scardigli

Sembra una conquista democratica, una vittoria elettorale, un’emancipazione di scelta civile.
A me, il voto disgiunto, pare una semplice aberrazione: si esprime la preferenza per un candidato sindaco e, contemporaneamente, sulla stessa scheda e per le medesime elezioni, si sceglie anche un futuro consigliere che potrebbe non appartenere al pollaio del nominato, ma far addirittura parte dello schieramento avversario.

Che vuol dire: si vota Tizio affinché guidi la città – sopra i 15.000 abitanti; per meno, questo sacrilegio è scampato –, ma siccome non si sa mai, o, se preferite, gatta ci cova, ci si preoccupa, nello stesso istante, di nominare anche qualcuno che non lo perda di vista, che lo controlli sistematicamente, che lo tenga a freno.
Oppure: quel consigliere è persona gradita, nobile, affidabile, seria; peccato che appartenga ad una lista di pensiero che non condivido lontanamente.
Gradirei spiegazioni.
Comprensibili, logiche e serie, grazie.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 27 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]

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