di Luigi
Scardigli
Sembra una conquista democratica, una vittoria elettorale,
un’emancipazione di scelta civile.
A me, il voto disgiunto, pare una semplice aberrazione: si
esprime la preferenza per un candidato sindaco e, contemporaneamente, sulla
stessa scheda e per le medesime elezioni, si sceglie anche un futuro
consigliere che potrebbe non appartenere al pollaio
del nominato, ma far addirittura parte dello schieramento avversario.
Che vuol dire: si vota Tizio affinché guidi la città – sopra
i 15.000 abitanti; per meno, questo sacrilegio è scampato –, ma siccome non si sa mai, o, se preferite, gatta ci cova, ci si preoccupa, nello
stesso istante, di nominare anche qualcuno che non lo perda di vista, che lo
controlli sistematicamente, che lo tenga a freno.
Oppure: quel consigliere è persona gradita, nobile,
affidabile, seria; peccato che appartenga ad una lista di pensiero che non
condivido lontanamente.
Gradirei spiegazioni.
Comprensibili, logiche e serie, grazie.
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[Venerdì 27 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]
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