sabato 26 ottobre 2013

IL MONUMENTO EQUESTRE A FRANCESCO FERRUCCI A 101 ANNI DALLA REALIZZAZIONE


di MARCO FERRARI

Contrariamente a quanto si possa pensare, il monumento venne ultimato nel 1912 mentre l’inaugurazione avvenne solo sette anni più tardi, nel 1920

GAVINANA. Il monumento equestre a Francesco Ferrucci (1489-1530) è un imponente statua bronzea collocata nella piazza di Gavinana, intitolata anch’essa al condottiero fiorentino. Il cavaliere è chiuso in un’armatura a piastre con la visiera dell’elmo piumato alzata. La spada, impugnata con la mano destra, è protesa verso l’alto, mentre con l’altra tiene le redini del destriero. Il condottiero monta un cavallo finemente bardato che poggia a terra la zampa anteriore destra e la posteriore sinistra.

L’opera, del senese Emilio Gallori (Scultore, 1846-1924), è collocata su di un basamento di marmo bianco, disegnato dallo stesso scultore, con incisa la dedica: “A Francesco Ferrucci / Gli italiani / 1913”.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il monumento venne ultimato nel 1912, mentre l’inaugurazione avvenne solo sette anni più tardi, nel 1920. La data riportata in epigrafe su di un lato del monumento indica l’anno in cui era prevista la sua inaugurazione, rimandata causa gli eventi bellici che sarebbero scoppiati poco dopo.
Il primo a manifestare la volontà per dare un segno tangibile di riconoscimento all’eroe, fu lo scrittore e uomo politico Massimo D’Azeglio (Torino, 24 ottobre 1798 – 15 gennaio 1866) che, recatosi in visita a Gavinana nel 1840, volle almeno “porre una lapide sulla sua tomba, onde non rimanesse così inonorata” [1].
Nel 1858 l’ing. Gaetano Niccoli di San Marcello scrive al parroco di Gavinana, don Antonio Palmerini, ipotizzando la costruzione di un pantheon in cui raccogliere tutte le memorie del condottiero fiorentino [2]. Ma l’idea compiuta del monumento e il primo atto fattivo per la sua costruzione vengono fatti nientemeno che da Giuseppe Garibaldi, recatosi in visita a Gavinana il 15 giugno 1867, per onorare la memoria dello sfortunato condottiero.
Garibaldi fu ospitato dal cav. Cerimboli ed aprì una sottoscrizione pubblica con le seguenti parole in epigrafe: “In questo termopile della libertà fiorentina noi sottoscriviamo per un monumento al Leonida italiano Ferruccio adempiendo così ad un obbligo di ogni uomo nato su questa terra d’innalzare un ricordo ad una delle più belle glorie.”
La somma raccolta venne messa a disposizione del Municipio di San Marcello.
Tempo neanche due giorni, la proposta di Garibaldi venne approvata per acclamazione, ma in modo altrettanto rapido le buone intenzioni caddero nel nulla e la somma sparì misteriosamente [3].
Successivamente furono costituiti, con cadenza decennale, altri comitati mossi tutti dallo stesso intento dei precedenti: erigere un monumento a Francesco Ferrucci. Nel giugno 1876 si costituì in Firenze un comitato con presidente proprio Giuseppe Garibaldi; nell’estate del 1888 si costituì a Gavinana il quarto comitato promosso da Giuseppe Palmerini e Castruccio Chelucci.
Passano cinque anni e nel febbraio del 1893 Giuseppe Palmerini si fa nuovamente promotore dell’iniziativa costituendo un nuovo comitato a cui partecipa anche il Sindaco di Cutigliano, anche questo come i precedenti non porterà a nulla.
Si arriva al 1901. Per iniziativa di Antonio Petrocchi si costituisce in Pescia il Comitato Nazionale, presieduto dall’onorevole Gismondo Gualtierotti. Dopo cinque anni di quasi inattività del comitato, il presidente scrive un accorato “appello a tutti gl’italiani per avere il loro contributo all’attuazione del patriotico disegno” [4].
Grande fu il suo interessamento, arrivarono molte sottoscrizioni, furono raccolti i fondi necessari per la realizzare l’opera, il Regio Governo fornì a prezzo di favore il bronzo, proveniente dai cannoni dell’Esercito e della Marina, necessario alla fusione della statua, la Ditta Lombarda di Rezzato “offrì per il basamento la pietra di botticino delle cave medesime da cui fu tratto il materiale per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma”. La statua venne successivamente fusa presso le fonderie Lippi di Pistoia e, causa le vicende della
Grande Guerra, fu collocata nella piazza di Gavinana solo nel 1920. Per l’occasione dell’imminente inaugurazione si costituì in Gavinana l’ultimo comitato, quello dei festeggiamenti.
Per il valore simbolico e a causa del campanilismo tra gli abitanti dei paesi della montagna, il monumento è stato sovente oggetto di atti goliardici che ne hanno causato anche il danneggiamento. Il primo episodio della metà degli anni 20 è raccontato in rima dal poeta di Gavinana Giuseppe Geri, con un componimento dal titolo Gli Sfregiatori di Monumenti:

GLI SFREGIATORI DI MONUMENTI

Successe l’altra notte a Gavinana:
hanno fatto uno sfregio al monumento
non per voler fare un complimento
l’han tinto di colore porcellana.

In quest’epoca poi repubblicana
nel secolo mille e novecento
si sente quasi un senso di sgomento
che vi sia la gente così insana

Non si può dire che sono ragazzate:
c’era gente coi baffi e con le ghette
e già maturi per le stupidate.

Ma se vogliono fare i mascalzoni
e sfogarsi con tinte e pennellate
se le diano per sé sopra i co...

Giuseppe Geri
A FRANCESCO FERRUCCI

Regna la gloria tua ora e perenne
in tutto il mondo che di te parlò,
prode Ferruccio: e con gioia solenne
l’Italia questo bronzo consacrò.

Muto nel cuore il tuo dolore tenne
Secoli interi: e al fine si svegliò,
e del martirio tuo pianse e convenne
che per la libertà si consumò.

Tra questi monti, tra queste valli e rupi
si disfece l’idea repubblicana
dal tradimento: e ritornaron cupi

pochi soldati, per la via montana,
e tra gli artigli come in preda ai lupi
cadde il prode Ferruccio a Gavinana.

Giuseppe Geri

Il 4 agosto 1957, le cronache ci raccontano che, alla vigilia delle imponenti celebrazioni ferrucciane, il cavallo del Ferrucci venne dipinto a strisce bianche. Gli improvvisati imbianchini, nella fretta, abbandonarono alla base del monumento, il barattolo della vernice, il pennello e un cartello rimasto incompiuto con su scritto “attenzione, tinge”.
Le rapide indagini svolte dai carabinieri di San Marcello Pistoiese, portarono all’identificazione di cinque giovani di Campotizzoro. La zebratura fu rapidamente tolta e le celebrazioni non risentirono dell’inopportuno scherzo.
Un fatto simile si è ripetuto nel giugno del 2005, quando, nottetempo, mani sconosciute dipinsero di rosso, con vernice al minio, i testicoli del cavallo.
L’operazione condotta in modo maldestro causò il distacco della staffa sinistra del cavaliere. La statua nel 2011 in occasione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia e su iniziativa dell’associazione dei Lions Club della provincia di Pistoia, è stata completamente restaurata ed ora è possibile ammirarla nel suo rinnovato splendore.

Nessun dubbio
su come posizionare la statua

La tradizione orale fornisce una curiosa quanto gustosa ricostruzione relativa alla collocazione del monumento, fornendo la “vera” motivazione del perché il cavallo fu orientato verso San Marcello.
Siamo nel 1920, i trasporti da e verso la montagna avvengono ancora utilizzando carri e carrozze, trainati da cavalli.
Lungo i percorsi del tempo erano diffuse le così dette stazioni di posta, luoghi dove dar ristoro agli animali o dove effettuare, quando il percorso era particolarmente irto e difficoltoso, il così detto trapelo. L’operazione consisteva nell’affiancare ai cavalli stanchi altrettanti freschi, in modo da non dover interrompere il viaggio per far riposare gli animali, ma aiutandoli nel traino.
Il trasporto dell’imponente statua di bronzo, fusa nelle fonderie Lippi di Pistoia, fu lungo e difficile dato il carico da portare a destinazione. Il convoglio arrivato a Bardalone sostò brevemente alla stazione di posta, ubicata all’inizio dell’ultima salita che conduce al passo dell’Oppio.
Qui venne chiesto il trapelo. Inspiegabilmente fu però negato e le povere bestie dovettero affrontare da sole, contando solo sulle residue forze, anche l’ultimo tratto di salita. Arrivati finalmente a destinazione, in piazza a Gavinana, non vi furono dubbi su come posizionare la statua: il muso venne orientato verso San Marcello, e… il culo verso Bardalone.

– – – –
[1] La tradizione narra che Francesco Ferrucci venisse sepolto sotto la gronda della chiesa. M. D’Azeglio, I Miei Ricordi, Rizzoli Editore, Milano, 1956, pp. 428-429.
[2] Milziade Ricci, Per la Gloria di Francesco Ferrucci, Alberto Pacinotti, Pistoia, 1920, pp.67-76.
[3] Ibidem
[4] Ibidem

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[Sabato 26 ottobre 2013 | 17:43 - © Quarrata/news]

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