mercoledì 30 ottobre 2013

L’ASL 3 PERDE LA CAUSA PER OMESSO VERSAMENTO DI CONTRIBUTI DI PROPRI GIORNALISTI E QUASI QUASI NESSUNO SE NE ACCORGE


di EDOARDO BIANCHINI

Quando resistere in giudizio ‘porta male’ – E ora dovranno essere i cittadini a pagare di tasca propria 161.252,22 € più interessi, rivalutazione, spese legali e quant’altro? – Qualche domanda per Abati e Cei

PISTOIA. Stasera ci cade l’occhio su un documento (il provvedimento 2309/AGL del 28 ottobre 2013) destinato a non vedersi quasi, pur se pubblicato sul sito dell’Asl 3 di Pistoia.
L’oggetto è infatti talmente intrasparente (INPGI c/Usl – Liquidazione e pagamento a saldo studio legale associato Ghelli-Biagioni di Pistoia) che rischia di passare inosservato: ma se andiamo a leggere tutta la storia che è contenuta nell’atto stesso, si rizzano i capelli perfino ai calvi, garantito.

Allora: cominciamo da capo e vediamo come viene speso il denaro dei contribuenti pistoiesi dai vertici della nostra provvida Usl.
Primo dato. Il 30 ottobre 2008 gli ispettori di vigilanza dell’Inpgi (Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani) con verbale n. 79/2008 notificato il 21 novembre 2008, disposero, a carico di Asl 3 Pistoia, il pagamento della somma di € 161.252,22 (di cui € 112.207,00 a titolo di contributi; € 217,00 a titolo di interessi e € 48.328,00 a titolo di sanzioni per non avvenuto pagamento) per l’omesso versamento, all’Istituto di Previdenza Giornalisti, di contributi dovuti per due addetti dell’ufficio stampa dell’Asl.
Secondo dato. L’Asl 3 decise di resistere in giudizio e dette mandato all’Avv. Andrea Ghelli per proporre opposizione innanzi alla Direzione Generale del Lavoro di Roma.
Terzo dato. La Direzione Generale respinse il ricorso con decisione del 10 marzo 2009.
Quarto dato. L’Asl 3, con deliberazione 171 del 10 aprile 2009, confermò mandato al medesimo Avv. Ghelli per proporre opposizione innanzi al Tribunale di Roma – Sezione Lavoro.
Quinto dato. Nel 2011, con sentenza 1134, Il Tribunale di Roma rigetta l’opposizione dell’Asl: l’Asl 3 prende torto su tutta la linea e ora dovrà pagare la cifra addossatagli di € 161.252,22 (ovviamente con interessi, rivalutazioni, spese di giudizio e quant’altro) e con in più la cifra di 5.640 a saldo delle competenze dello Studio Ghelli-Biagioni di Pistoia.
Abbiamo ricostruito correttamente la vicenda? E se le cose stanno davvero così, a quanto ammonterà il tutto, al centesimo? Dovrà dircelo, a questo punto, la Direzione Generale dell’Asl: a cui ne facciamo espressa richiesta con questa nostra nota.
Quello che ci indigna e scandalizza è la sostanziale incapacità di una azienda pubblica di arrivare a capire – nonostante profumati stipendi a dirigenti e uffici legali – che i contributi vanno pagati e che in questo Stato, sia pure scassato quanto ognuno vuole, in cui tutti esaltano non solo i valori costituzionali, ma anche quelli del rispetto della legalità, è inammissibile che a non pagarli sia proprio una azienda di rossa sanità democratica e toscana.
Riflettendo: se un fatto come questo succede in una azienda privata, si alzano mille scudi a favore del rispetto delle regole e si spezzano mille lance a favore dei diritti del lavoratore (vedi cosa accade con gli ispettori dell’Asl per la medicina del lavoro).
Se invece questo avviene in una azienda pubblica, che ha obblighi cento volte più forti e cogenti di rispettare strettamente tutte le regole (e diciamo tutte!) di legge, ecco che la faccenda, se non arriva un caso fortuito a farcela cadere sotto gli occhi, finisce con il passare sotto silenzio: e alla fine tutti questi quattrini è costretto a pagarli quel popolo che non conta un cazzo (citazione dal “Marchese del Grillo”, sorry…) a cui si disfà l’ospedale di San Marcello e chi s’è visto s’è visto?
C’è da chiedersi: è giusto tutto questo? È politicamente corretto? È morale? O non sarebbe piuttosto il caso di farne oggetto di denuncia alla Corte dei Conti, chiedendo, al contempo, che a pagare fossero, giustamente e secondo le regole di Dio, tutti quei dirigenti e quei dipendenti che hanno sbagliato causando un danno di questa portata che non può essere, come al solito, spalmato sempre e solo sul groppone già fin troppo curvo del povero Pantalone?
È una domanda assoluta per il Dottor Roberto Abati e l’Avvocato Luca Cei.
Ed è assoluta perché in un Paese davvero civile, invece di far finta di niente, come di solito accade a casa nostra, chi rompe paga e i cocci sono suoi.

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Mercoledì 30 ottobre 2013 | 18:39 - © Quarrata/news]

2 commenti:

  1. Queste pubbliche amministrazioni hanno qualche problemino a capire. E certe condanne sono giuste. Non sarebbe male se quei soldi li rimettesse il direttore generale del tempo, quello che si oppose in modo così bischero ...

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  2. Egregio professore,
    D'Alema riferedosi a Renzi afferma che lui: "Con quella bocca può dire ciò che vuole". Io dico che loro (rossi - democratici - integerrimi moralisti - rispettosi maniacali della legalità) possono fare di tutto e di più. Perchè il male dell'Italia è stato ed è (grazie a Dio ancora per poco) solo ed esclusivamente il Caimano. E' d'accordo?

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